I Certificates

I Certificates sono classici strumenti finanziari derivati cartolarizzati, che vengono emessi da un intermediario specializzato e che consentono di prendere posizione su un’attività sottostante, sia essa un’azione, un indice azionario, una valuta, una materia prima o un tasso di interesse.

Appunti

I Certificates consentono di investire su qualsiasi mercato e incorporano nello strumento strutture che vanno dalla più semplice replica passiva dell’andamento del sottostante (si comportano quindi allo stesso modo, ad esempio, dell’andamento dell’indici di Borsa) a quelle più complesse che abbinano tra loro diversi componenti per poter garantire all’investitore di realizzare svariate strategie di investimento.

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Definizione di Certificates

I Certificates sono classici strumenti finanziari derivati cartolarizzati, che vengono emessi da un intermediario specializzato che consente di prendere posizione su un’attività sottostante, sia essa un’azione, un indice azionario, una valuta, una materia prima o un tasso di interesse.

I Certificates consentono di investire su qualsiasi mercato e incorporano nello strumento strutture che vanno dalla più semplice replica passiva dell’andamento del sottostante (si comportano quindi allo stesso modo, ad esempio, dell’andamento dell’indici di Borsa) a quelle più complesse che abbinano tra loro diversi componenti per poter garantire all’investitore di realizzare svariate strategie di investimento.

Se in presenza di pura replica del sottostante, essendo la stessa principalmente passiva a differenza dei fondi comuni d’investimento che possono invece avere al loro interno una componente attiva, si determina un’assenza di commissioni. Se il gestore ha una gestione attiva significa che adotta una strategia di investimento che modifica i pesi del portafoglio rispetto al benchmark, selezionando i titoli in base alle ipotesi di crescita e cercando di prevedere il momento ottimale di entrata o uscita. Attività ben diversa se invece all’interno del portafoglio di un fondo “passivo” ci sono titoli simili e con un peso simile a quelli compresi in un certo benchmark di riferimento.

Rispetto all’investimento diretto nell’azione, nel sottostante non si prevede l’erogazione degli eventuali dividendi, che invece verranno utilizzati dal gestore dell’emittente per acquistare ulteriori opzioni accessorie caratterizzanti il certificato.

I Certificates in Italia

In Italia la vita dei certificati comincia a fine 1998 con la quotazione del primo certificato sulla Borsa di Milano sul segmento dedicato ai covered warrant, il SEDEX, dove oggi vengono negoziati oltre che sul sistema multilaterale di negoziazione Euro TLX. Si tratta di strumenti finanziari apparentemente redditizi, che possono pagare interessi elevati rispetto ad altre forme di investimento, ma il consiglio è di utilizzarli in ottica di diversificazione e solo se si è già investitori evoluti perché questi investimenti sono molto pericolosi e l’attuale contesto di tassi di interesse bassi è lo scenario ideale per moltiplicare e “spingere” gli investment certificates. Infatti consentono all’investitore di realizzare con un unico strumento finanziario, strategie di investimento altrimenti riservate a investitori istituzionali.

Il mercato dei certificati propone diverse tipologie di strumenti, ma occorre considerare come l’offerta di prodotti sia contrassegnata da un continuo processo di innovazione per mantenere il passo sia delle richieste degli investitori che delle variazioni del mercato.

Le tipologie di Certificates

Di solito, nella definizione del processo classificatorio, si dividono i certificati esistenti sul mercato in quattro categorie, secondo la presenza o meno di protezione del capitale investito.

Certificati equity protection
A capitale protetto, permettono di proteggere parzialmente o totalmente il capitale investito dal rischio di ribasso e concedono di partecipare in misura variabile al rialzo del sottostante. Sono strumenti adatti ad investitori con aspettative rialziste e bassa propensione al rischio.

Bonus
A capitale condizionatamente protetto, permettono al sottoscrittore di ottenere a scadenza un premio minimo, il Bonus, nel caso in cui il sottostante del certificato non raggiunga il livello barriera;

Benchmark
A capitale non protetto, replicano l’andamento del sottostante di riferimento, consentendo agli investitori di esporsi al mercato di interesse con lo stesso livello di rischio di un investimento sottostante.

Certificati a leva
Presentano un’esposizione più che proporzionale a variazioni di prezzo di un determinato sottostante consentendo di beneficiare di rialzi ma possono anche amplificare l’esposizione alle perdite. Un certificato con leva 10 si rifletterà in una variazione del 10% del valore del certificato per ogni 1% di variazione del sottostante.

La protezione del capitale è quindi di natura assoluta oppure influenzata all’accadimento di un determinato evento, ed è allora prevista una barriera che, se superata, fa cessare di esistere la protezione del capitale investito, cambiando di fatto il rimborso a scadenza del certificato.

Le varianti di Certificates

Le varianti possibili sono quelle sottoelencate.

  • Standard Costituisce la tipologia del certificato spesso più diffusa e più semplice.
  • Autocallable Prevede il rimborso anticipato con in più il pagamento di un premio nel caso si verifichino determinate condizioni.
  • Cap Rappresenta un limite alla partecipazione del certificato al rialzo del sottostante.
  • Short Consente di sfruttare i ribassi del sottostante.
  • Asian Il livello del sottostante viene rilevato puntualmente durante la vita. Per esempio il valore finale del sottostante è ottenuto dalla media delle rilevazioni mensili.
  • Coupon Questa tipologia di certificati propone, oltre agli eventuali premi di rimborso, anche la distribuzione di proventi durante la vita dello strumento, a condizione che definite condizioni del sottostante si avverino.

Sono previste altre tipologie come Booster, Digital, Double Chance e Cliquet, decisamente più complesse.

La partecipazione al rialzo e ribasso del sottostante può, inoltre, essere superiore (oppure inferiore) al 100%, offrendo un’esposizione più (o meno) che proporzionale alle variazioni del sottostante. I certificates strutturati sono quindi investimenti che pagano interessi elevati a patto che un indice di Borsa non perda di più di una percentuale stabilita del proprio valore.

Se il valore dell’indice scenderà sotto un determinato valore detto barriera, il certificate non assicurerà più il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale ma farà subire una perdita. I rischi crescono notevolmente in caso di ribasso dell’indice di riferimento e, se la barriera sarà superata verso il basso, si rischia di ottenere il controvalore monetario dell’indice, invece del capitale investito con gli interessi.

Inoltre, così come disposto dall’Agenzia delle Entrate, i redditi derivanti dall’investimento in certificati sono considerati redditi diversi. Con una tassazione sul rendimento complessivo del 26% e la possibilità di compensazione tra minus e plusvalenze. Analogamente ad un titolo a reddito fisso, il relativo importo è considerato reddito di capitale, ugualmente tassato al 26% ma non suscettibile di compensazione tra minus e plusvalenze.

Proprio perché sono strumenti complessi ci sono altri rischi che si devono conoscere prima di investire in maniera consapevole e che speriamo vengano compresi appieno dopo la lettura di questo glossario.

I rischi dei Certificates

Il principale punto di debolezza può risiedere nella struttura complessa del derivato cartolarizzato, non facilmente individuabile da un risparmiatore medio, ma procediamo nell’analisi rischi benefici:

  • il primo rischio dei certificates è il rischio emittente in quanto questi strumenti finanziari sono passività emesse dalle banche. Qualora la banca andasse in default, perdereste tutto senza possibilità di rivalsa. I certificates, infatti, non sono coperti dal Fondo interbancario di Tutela dei Depositi;
  • il secondo rischio è la liquidità. Non tutti i prodotti sono scambiati sul mercato e quelli quotati scambieranno molto poco;
  • il terzo rischio è delineato dal prezzo. La controparte decisa ad acquistare i certificates è solitamente la stessa banca che li ha emessi, che funge anche da Market Maker (MM), assicurandone la negoziabilità e la liquidità. Se c’è un solo operatore, il prezzo è fissato in regime di monopolio;
  • il quarto aspetto sono le commissioni di sottoscrizione e upfront elevate come si evince dal precedente esempio;
  • i certificates promettono guadagni e perdite “sbilanciati” a favore dell’emittente. Il rischio di perdere, analizzato per le probabilità che si verifichi l’evento negativo, è maggiore della probabilità di guadagnare analizzata per le probabilità che si verifichi l’evento favorevole.

I punti di forza dei Certificates

I punti di forza dei certificates si possono riassumere in:

  • diversificazione: acquistando un certificato, l’investitore ha l’opportunità di investire a costi contenuti in sottostanti altrimenti non accessibili, come indici, materie prime, panieri di azioni, tassi di interesse e valute;
  • negoziabilità: i certificati vengono negoziati nel mercato regolamentato di Borsa italiana e possono essere acquistati e venduti come semplici azioni;
  • capitali ridotti: per investire in questi prodotti sono sufficienti importi contenuti. Solitamente si parte da €1000, è quindi possibile investire su più mercati, preferibilmente non esattamente correlati tra di loro, con cifre moderate e massimizzare così l’effetto della diversificazione, riducendo il rischio totale di portafoglio.