Exchange Traded Fund (ETF)

Da quando gli Exchange Traded Funds (ETF) sono stati introdotti negli USA nel 1993 hanno incontrato il favore di investitori sia istituzionali che privati.

 

Appunti

Negli ultimi vent’anni il tasso di crescita degli Exchange Traded Funds è stato esponenziale e sono stati introdotti in Europa nel 2000, prima di tutto in Germania. Gli ETF hanno conosciuto negli ultimi dieci anni un vero e proprio boom che ne ha esteso l’uso dal Fixed Income, quindi il settore obbligazionario, sino a tutte le principali classi di assets.

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Definizione degli ETF

Da quando gli Exchange Traded Funds (ETF) sono stati introdotti negli USA nel 1993 hanno incontrato il favore di investitori sia istituzionali che privati. Negli ultimi vent’anni il tasso di crescita degli Exchange Traded Funds è stato esponenziale e sono stati introdotti in Europa nel 2000, prima di tutto in Germania. Gli ETF hanno conosciuto negli ultimi dieci anni un vero e proprio boom che ne ha esteso l’uso dal Fixed Income, quindi il settore obbligazionario, sino a tutte le principali classi di assets.

Si valuta ormai che più di un terzo dei gestori li usino nei loro fondi azionari: secondo una recente ricerca di Greenwich Associates, il 52% dichiara di utilizzare gli ETF per investire in obbligazioni domestiche e il 59% per accedere ad obbligazioni internazionali. Agili, quotati, permettono di investire in una miriade di asset e nei Paesi più lontani, come la Cina. Però occorre dire che molti ETF nascondono al loro interno strumenti strutturati, come i derivati.

Vanno dunque scelti con grande cautela. Il costo basso, che ha reso estremamente competitivo questo strumento, in realtà oggi non è il fattore chiave del successo: gli intervistati, infatti, hanno dichiarato che tra i principali fattori che hanno influenzato la scelta figurano la liquidità, o volume degli scambi, il benchmark e le sue performance.

Tracking Error minimo

Per Tracking Error minimo si intende lo scostamento dall’indice di riferimento che rimane minimo: a ciò si aggiunge una determinazione del prezzo trasparente ed efficace e senza una scadenza prefissata o che lega necessariamente ad una curva di rendimento/interessi.

Trattasi di fondi indicizzati, gestiti passivamente e negoziati perlopiù in Borsa italiana o Borse estere; sono accessibili ad ogni investitore essendo caratterizzati da semplicità nella struttura, trasparenza e flessibilità. Il patrimonio degli ETF (Patrimonio separato dal fondo) non è esposto al rischio di credito della società di gestione ed è depositato presso la Banca depositaria. Come per molti dei fondi già descritti il valore patrimoniale netto (NAV) è calcolato e pubblicato giornalmente e favorito dalle negoziazioni in Borsa via OTC (mercato over the counter).

Come funzionano gli ETF

Gli ETF combinano i vantaggi dei fondi e delle azioni in un solo prodotto consentendo al contempo di beneficiare della diversificazione di un fondo di investimento con una negoziabilità simile alle azioni. Gli ETF nella stragrande maggioranza sono negoziati in continua (negoziazione continua) nelle Borse Valori in listini dedicati e vedono l’intervento di specialisti che assicurano liquidità allo strumento e li trattano in continua per rivenderli ad investitori istituzionali e privati.

Gli ETF replicano l’andamento del valore di un indice di riferimento presente sul mercato o definito ad hoc, infatti attraverso gli ETF si può assumere un’esposizione sul mercato monetario, obbligazionario, azionario e del rischio di credito.

L’acquisto in Borsa non è gravato da alcuna commissione di sottoscrizione ma unicamente dagli usuali oneri di negoziazione dell’intermediario finanziario. Il complesso invece delle commissioni annue pagate sugli strumenti ETF (TER) può variare da un minimo dello 0,10% ad un massimo dell’1,5%.

Net Asset Value (NAV) degli ETF

Come già precisato per i fondi comuni di investimento, NAV indica il valore dato dai titoli e dalla componente di liquidità (dividendi compresi) detenuti in portafoglio, al netto dei costi generati (commissioni di gestione e spese varie). È calcolato solitamente dopo la chiusura dei mercati, ma vi sono delle eccezioni.

Con iNAV (indicative Net Asset Value) si definisce un prezzo teorico, indicativo del valore intraday delle attività e della liquidità detenute dall’ETF; è calcolato in tempo reale e aggiornato, solitamente, dalla società emittente o da un suo incaricato ogni 15/30 secondi.

Il NAV dell’ETF si distacca dal valore dell’Indice sottostante in proporzione all’aumentare della componente cash del fondo, data dall’accumulo dei dividendi e sottratte le spese di gestione. Al momento dello stacco cedolare, il NAV dell’ETF e il valore dell’Indice di riferimento convergono nuovamente.

Asset class degli ETF

Tra le asset class (benchmark) sulle quali un fondo ETF può essere costruito, vi sono:

  • indici azionari rappresentativi di mercati sviluppati ed aree geografiche finanziariamente rilevanti (Europa, USA, Giappone ecc.);
  • indici azionari appartenenti a mercati emergenti (Cina, India, Russia, Brasile, Turchia, Korea, Taiwan ecc.);
  • indici azionari inerenti ai diversi settori (tecnologico, industriale, TLC, utilities, bancario, energetico, finanziario ecc.);
  • indici azionari suddivisi per categorie specifiche (mid cap, small cap, value, growth, select dividend);
  • indici obbligazionari e titoli di Stato denominati in diversa valuta e suddivisi per scadenza;
  • titoli corporate emessi da società private (appartenenti all’area euro e non);
  • indici su materie prime;
  • indici di società immobiliari e di private equity.

Liquidità di un ETF

La liquidità di un ETF dipende dalla liquidità del sottostante. Se i titoli costituenti il benchmark sono liquidi, anche l’ETF sarà liquido.

ETF liquidi possono essere non negoziati per una o più sedute, e risultare così apparentemente cari in termini di spread, ma i prezzi “denaro/lettera” devono essere raffrontati con quello del iNAV, indicativo del valore netto dell’ETF al momento dell’acquisto/vendita, e non con il last price.

Maggiori sono i volumi sul mercato secondario, minori saranno, tendenzialmente, gli spread pagati nella negoziazione, ma molti ETF sono scambiati anche OTC.

Spread ridotti attraggono certamente maggiori volumi; per questo, anche la scelta e l’operato del market maker ufficiale concorrono a decretare il successo dello strumento.