La Brexit

Nel 2013, il nuovo governo conservatore a Downing Street presenta la possibilità di un referendum sulla posizione dello Stato britannico nell’Unione Europea entro il 2017 (“Should the United Kingdom remain a member of the European Union?” Dovrebbe la Gran Bretagna rimanere membro dell’Unione Europea?). 

 

Appunti

Nuove trattative a livello finanziario e di immigrazione sono discusse dal primo ministro inglese e dai vertici europei negli anni successivi, rendendo ancora più agevolata e unica l’immagine stessa della nazione nei confronti dell’Unione.

Nonostante queste negoziazioni, il referendum consultivo viene fissato per il 23 giugno 2016: il risultato sconcerta l’opinione internazionale, con il leave (uscita) che vince per un margine di soli 2 punti.

Vince la Brexit: l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.

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L'Articolo 50

Il primo ministro Theresa May ha attivato l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona dell’UE (TUE) che regola le modalità di recesso dall’Unione il 29 Marzo 2017.

L’Articolo prevede due anni (con possibilità di estensione tramite decisione unanime) di trattative per raggiungere un accordo tra i Ventisette e il Regno Unito su tutti i temi che compongono gli aspetti bilaterali e multilaterali, dal commercio all’immigrazione. Secondo il trattato, l’accordo di uscita deve essere approvato dalla maggioranza qualificata (72%) dei membri rimanenti e dal Parlamento Europeo.

Dopo un primo incontro di coordinamento a giugno, la commissione responsabile si è riunita a luglio per discutere su quattro temi principali:

  • I diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito e cittadini inglesi residenti nell’Unione. Entrambe le parti hanno approvato il diritto a rimanere nei rispettivi Stati. Il Regno Unito può inoltre sottoporre alla Corte di Giustizia dell’Unione casi non chiari di diritto inglese posto su cittadini europei per altri otto anni.
  • Il futuro del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Il confine rimarrà aperto come prima della Brexit, sostenendo l’Accordo del Good Friday (1998) che promuove pace e cooperazione tra le varie fazioni dell’Irlanda del Nord e nelle relazioni con l’Irlanda.
  • Tematiche generali. Entrambe le parti sostengono il bisogno di cooperazione a livello di sicurezza, nucleare, continuità di prodotti sul mercato fino all’uscita definitiva inizialmente prevista per marzo 2019, al fine di limitare disagi alle aziende e ai consumatori.
  • Disposizioni finanziarie. La Gran Bretagna si impegna a pagare il budget europeo fino al 2020 con passività quali contribuzioni pensionistiche. Dalle previsioni sugli ultimi negoziati si aspetta un “divorzio” di circa £50 miliardi.

Gli effetti della Brexit sul resto d’Europa e all’estero, soprattutto sugli Stati Uniti, si riscontrano con maggior preponderanza in ambito finanziario e monetario.

I fondi immobiliari

L’incertezza dei mercati sul futuro della sterlina e dei titoli inglesi ha causato pressioni sui fondi, portando alla sospensione temporanea dei rimborsi di alcunitra i più importanti fondi immobiliari. In una dinamica contagiosa che ricorda vagamente la crisi dei subprime americani, questi fondi non riuscivano a far fronte alla crescente richiesta di liquidità degli investitori. Essi sono quindi stati costretti a congelare il capitale (in totale tra i grandi fondi si parla di £15 miliardi, 17,5 miliardi di euro), per vendere gli asset e rimborsare gli investitori. Nel caso di un’accelerazione dell’offerta, il mercato immobiliare potrebbe vedere una discesa dei prezzi troppo repentina per garantire la liquidità richiesta.

La futura caduta del valore dei prezzi immobiliari ha già portato diversi fondi legati al real estate e investitori retail a svalutare il valore degli asset in portfolio del 5%. Le previsioni del 2016 del Fondo Monetario Internazionale riportano una fase di crescita negativa dopo un abbrivio dovuto alla svalutazione monetaria: dopo un 2018 assai debole, nel 2019 le prospettive per Londra sono ancora incerte, ma vedono all’orizzonte un’ulteriore diminuzione dei prezzi immobiliari.

Il FOREX

Sterlina – Dollaro
Dopo la vittoria del leave, la moneta inglese ha raggiunto i minimi dopo trent’anni sul dollaro, con un cambio GBP/USD dall’1,50 al 1,31 del lunedì successivo al referendum. La discesa non si arresta e continua anche a luglio, sfatando le previsioni positive, raggiungendo 1,28. Dopo questa ulteriore diminuzione, la Bank of England ha predisposto delle operazioni per rafforzare la sua patrimonializzazione con altri fondi di £5,7 miliardi, al fine di svincolare £150 miliardi in linee di credito nel caso ce ne fosse bisogno. Il lento cammino della Federal Reserve USA verso la normalizzazione dei tassi d’interesse effettuato nel 2017-18 non ha sicuramente aiutato il cambio tra Sterlina e Dollaro. 

Sterlina – Euro
Dal valore di 0,76 dei giorni prima del referendum, il cambio EUR/GBP è passato a 0,83 il lunedì successivo. Nei mesi successivi ha continuato a perdere entrando nel 2018 con 0,88.

La BCE ha comunque preparato delle azioni di contenimento: il quantitative easing (QE) è stato rinforzato per proteggere e mantenere stabile l’euro. Il cambio è comunque previsto incerto per la forte volatilità, e condizioni politiche (elezioni in vari paesi UE) ed economiche. Dalla Banca Centrale Europea sono stati assicurati tassi a zero e QE almeno fino a settembre 2018 al ritmo di €30 miliardi al mese, fino al raggiungimento del target di andamento dell’inflazione in linea con la finalità dello stesso QE.

Le conseguenze in Italia: investimenti e BTP

Superato lo shock iniziale alle borse italiane (Milano ha chiuso al -12% il giorno dopo il referendum), il mercato si è ridiretto verso posizioni più favorevoli, soprattutto per i titoli di Stato nazionali. Le aste dei titoli di stato sono state ben accolte all'indomani del voto sulla Brexit, con un buon livello di oversubscription e tassi di interesse d'asta ridotte a livelli più favorevoli.

Le operazioni di QE della BCE hanno funzionato bene come polizze assicurative contro il possibile rialzo dei rendimenti dei titoli di stato italiani e spagnoli nella misura in cui tali rendimenti hanno successivamente toccato livelli addirittura inferiori rispetto a prima del voto sulla Brexit. Il tapering (riduzione) del QE è stato posticipato e non implementato fino alla fine del 2018.

Impatto economico in Gran Bretagna

Secondo un articolo Bloomberg del gennaio 2019, il voto favorevole a lasciare l'UE nel giugno 2016 è costato al Regno Unito circa 800 milioni di sterline ($ 1 miliardo) a settimana, ovvero circa il 2% della produzione economica totale, ha dichiarato Gertjan Vlieghe, responsabile della Banca d'Inghilterra. Dicembre 2018.

L'ottimismo tra le imprese è al minimo da sette anni e le imprese hanno registrato il più lungo calo continuo degli investimenti dalla crisi finanziaria di un decennio fa. Non tutto questo investimento sarà recuperato anche se c'è un processo di uscita senza intoppi, avrebbe avvertito la banca centrale. La sterlina è scesa di oltre il 10% rispetto all'euro da quando la Gran Bretagna ha votato per lasciare l'UE. Ciò ha aumentato il costo dei beni e dei servizi importati, aumentando l'inflazione ed erodendo il potere d'acquisto per i consumatori. Gli esportatori britannici, nel frattempo, non hanno approfittato della sterlina più debole per aumentare la loro quota di mercato.

Investimenti e posti di lavoro stanno lasciando la città di Londra in quanto le maggiori società finanziarie del mondo riorganizzano le loro operazioni europee per proteggere gli affari. Cinque delle più grandi banche che cercano di servire l'UE stanno trasferendo a Francoforte 750 miliardi di euro (857 miliardi di dollari) di attività finanziarie in bilancio. Hanno dovuto spostare il capitale per ottenere l'approvazione continentale per continuare a fornire servizi attraverso il blocco. Anche se un numero inferiore di banchieri ha lasciato Londra rispetto alle prime previsioni, molte mosse sono ormai state fatte. Le più grandi banche del mondo hanno delineato piani per trasferire diverse migliaia di dipendenti in città come Parigi, Dublino e Madrid. Nel complesso, almeno 275 società finanziarie hanno trasferito o spostato alcuni dei loro affari, personale, beni o persone giuridiche nell'UE dal Regno Unito, secondo il think tank londinese New Financial. Le borse valori che gestiscono le transazioni quotidiane hanno aumentato i collegamenti col continente e riprodotto i servizi di Londra nel continente.

La migrazione netta dall'UE alla Gran Bretagna è scesa al livello più basso in un decennio, secondo l'Office for National Statistics. Ciò danneggia l'industria dell'ospitalità, l'agricoltura, le costruzioni e il Servizio sanitario nazionale, che affrontano scarsità di manodopera e si affidano tradizionalmente ai lavoratori dell'UE.

La Brexit sta preparando una tempesta perfetta per le case automobilistiche. Con l'incombente prospettiva di potenziali dazi e colli di bottiglia alla produzione, e già alle prese con il calo delle vendite di diesel e il passaggio alle auto elettriche, la Jaguar Land Rover Automotive Plc ha annunciato che avrebbe tagliato 4.500 posti di lavoro, per lo più nel Regno Unito. La Nissan ha detto che smetterà di produrre il SUV X-Trail a Sunderland, nel nord-est dell'Inghilterra, e Honda Motor Co. ha dichiarato che chiuderà la sua unica fabbrica britannica nel 2021

Ci sono molte altre conseguenze della Brexit rispetto a quelle sopra delineate, relative al commercio, all'agricoltura, al settore farmaceutico e alla offerta di beni, ai diritti legali e di proprietà intellettuale, solo per fare qualche esempio in più, e sarebbe impossibile elencarle tutte qui, ma agiranno in modo severo sulla maggior parte degli strati della popolazione. In breve, la maggior parte delle previsioni economiche concordano sul fatto che, a causa della Brexit, l'economia britannica subirà una contrazione equivalente o una mancata crescita tra il 5 e il 10% del PIL rispetto al percorso di crescita che il Regno Unito avrebbe avuto se fosse rimasto nell'UE .

Brexit senza deal

Dopo tre anni di infruttuosi negoziati stop & go, Theresa May ha rinunciato all’incarico e ha deciso di dimettersi nel giugno 2019, dopo che il suo ultimo tentativo di salvare l'accordo UE-Regno Unito non è riuscito a raccogliere un sostegno sufficiente in Parlamento. La sua partenza lascia il posto a un concorso di leadership Tory che probabilmente metterà un estremista della Brexit nella funzione di Primo Ministro; tra questi, Boris Johnson è considerato il vincitore più probabile, ma diversi candidati hanno indicato che correranno in gara. È probabile che il nuovo PM tenterà di rinegoziare l'accordo tra l'UE e il Regno Unito al fine di modificare il Backstop irlandese, ma ci si aspetta che l'UE respinga nuovamente questo tentativo.

Se il governo britannico opta per una Brexit dura come risultato, dovrà affrontare una ferma opposizione da parte del Parlamento britannico. È probabile che tale conflitto porti a elezioni politiche anticipate, un processo che dovrà essere seguito da una terza estensione dell'articolo 50 da parte dell'UE. Ciò significa che ormai un ritardo della Brexit fino al 2020 è il risultato più probabile, ma allo stesso tempo le probabilità di una Brexit dura il 31 ottobre 2019 sono sempre più alte. Come terza opzione, un secondo referendum potrebbe svolgere un ruolo importante nella campagna elettorale e aprire la porta al Regno Unito per rimanere nell'UE nel 2020. In ogni caso, l'incertezza già elevata intorno alla Brexit potrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi mesi e continuerà pesare sull'economia britannica.