In questa nuova dimensione sottosopra, la redditività del capitale è capovolta, quantità ingenti diventano onerose. La BCE offre nel 2016 un tasso negativo del –0,40% sui depositi per spingere le banche ad investire nell’economia reale, prestando risorse a tassi più negativi tramite i TLTRO (targeted long term refinancing operation) a tassi più negativi nel caso vengano forniti per prestiti a famiglie e imprese. Le capacità dei TLTRO potrebbero essere limitati da due fenomeni:
- una maggiore tendenza ai prestiti ed investimenti comporta un elevato rischio se si può guadagnare prestando capitale allo 0% o acquistando titoli con rendimenti poco negativi o nulli;
- tutti gli intermediari finanziari hanno la possibilità di utilizzare i TLTRO: l’elevata concorrenza nel mercato in termini di tasse e condizioni potrebbe ridurre i vantaggi sulla redditività delle banche.
L’esperienza della Banca Nazionale Svizzera (BNS) dimostra che i tassi negativi hanno effetti diretti sulle banche, non solo per quanto riguarda un aggravio sugli standard di credito, ma anche per conseguenze ai correntisti. Nel 2015 la BNS ha abbandonato il cambio fisso con l’euro (1,20), che ha portato successivamente ad una diminuzione dei tassi fino al –0,75%, aumentando così il prezzo per un prestito di 10 anni dalle banche svizzere. Ne consegue un incremento di margini sui prestiti a lungo termine per controbilanciare i tassi negativi sui depositi, portando però ad un inasprimento creditizio. Seguendo questo andamento, la banca Alternative Schweiz (ABS) ha applicato tassi negativi su depositi in franchi del –0,125% fino a 100,000 CHF, e del –0,7% oltre quell’ammontare. I correntisti hanno quindi la possibilità di cambiare i soldi in un’altra moneta, investirli, oppure optare per liquidità con costi però elevati.
Anche le agenzie assicurative svizzere possono emettere un mutuo ai clienti, peggiorando la condizione delle banche. Le prime infatti non si basano particolarmente sul business ipotecario: non sono spinte ad aumentare i margini su depositi che normalmente sono considerati investimenti a lungo termine. La loro competitività è quindi incrementata rispetto alle banche da quando i tassi negativi sono stati introdotti.
Nel 2012 anche la Banca Nazionale Danese (DNB) ha portato i propri tassi di interesse sotto lo zero. I depositi alla DNB non danno alcuna remunerazione, ma inoltre costringono le banche depositarie a pagare per il “parcheggio” del capitale. Per evitare di abbandonare il cambio (quasi) fisso corona-euro, la banca nazionale ha ridotto ancora di più il tasso, fino a raggiungere il –0,75%. I prezzi del mercato immobiliare danese si sono alzati notevolmente, allarmando gli esperti della Nykredit, la banca danese specializzata in mutui, per un’altra bolla: la PFA, il più grande fondo pensione del paese, ha quindi presentato nel 2016 la proposta di investimento di 4 miliardi di corone (euro 536 milioni) nel mercato immobiliare.