Post-crisi: 2014-2017 - Tassi negativi

Tassi negativi e deflazione

Appunti

Scopri cause e conseguenze dei tassi negativi e della deflazione

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I tassi negativi

A seguito della grande crisi e della successiva deflazione che ha colpito la finanza globale nel 2007-2013, il tasso di interesse negativo è divenuto una realtà non più teorica. L’allontanamento della finanza dall’economia reale ha portato a distorsioni quali i tassi negativi, complessi sia dal punto di vista tecnico che giuridico.

Il tasso di interesse si definisce come la “remunerazione del costo finanziario del tempo e del rischio di investimento”. Nel caso di un titolo privo di rischio (risk free asset), il tasso equivale al semplice costo finanziario del tempo: questi titoli possono essere i titoli di Stato, o altri emessi da istituti di credito con rating AAA.

Questa prima definizione non spiega la possibilità di un tasso di interesse negativo, il rischio o il tempo non possono essere definiti con un valore negativo. I tassi negativi sono chiamati “tassi nominali negativi”, seguendo la differenziazione finanziaria tra tassi reali e tassi nominali:

  • tasso reale: remunerazione del capitale non influenzata dall’inflazione;
  • tasso nominale: utilizzato dal mondo finanziario, indica la remunerazione prevista dopo l’aggiunta del componente inflattivo.

Nell’equazione di Fisher, il tasso di interesse nominale diventa quindi il tasso reale sommato al tasso di inflazione attesa.

£$r_n = r_r + \pi$£

Nel caso di aspettative deflazionistiche, il fattore p diventa quindi negativo, rappresentando la deflazione attesa. Il costo finanziario del tempo è influenzato dalla deflazione, che porta gli istituti bancari a rimandare le operazioni nella speranza di un contenimento futuro dei prezzi. Sia tecnici che giuristi trovano non pochi ostacoli alla comprensione di questo nuovo ordine finanziario rovesciato e dei suoi risvolti nelle dinamiche contrattuali.

Cause e conseguenze della deflazione

Cause
L’effetto deflazionario creato dalla crisi del 2007-2013 trova le sue radici anche in altre cause, oltre alla semplice somma algebrica evidenziata dall’equazione di Fisher:

  • manovre della BCE: la Banca centrale ha diminuito dal 2015 il suo tasso di interesse fino al –0,40%, per persuadere le entità finanziarie a investire nell’economia reale i loro capitali, invece di depositare presso la BCE stessa;
  • trend deflattivo delle materie prime: il deprezzamento del petrolio dal 2014 ha contribuito alla deflazione generale dei prezzi;
  • lacune dell’economia reale: gli istituti finanziari non riescono a trovare aree redditizie nell’economia reale per cui investire, preferendo quindi lasciare i capitali anche nel caso in cui si ritrovano costretti a pagare per depositarli nelle banche.

Conseguenze
Le conseguenze della deflazione e dei tassi negativi sono risentiti su diversi livelli della finanza privata e pubblica.

La diminuzione nell’indice dei prezzi al consumo registrata dall’ISTAT (Istituto nazionale di statistica) è causata dalla deflazione. Il potere di acquisto della moneta aumenta ed insieme ai tassi di interesse negativo presentano una questione complessa per i contratti le cui particolarità si basano sull’andamento dell’indice ISTAT. Nel caso di deflazione è quindi impossibile incrementare il valore proposto (ad es., da un canone di affitto) come il contratto, basandosi solo su tassi positivi, prevede. Il linguaggio giuridico e contrattuale si trova quindi a rivedere i propri passi al fronte della realtà capovolta dei tassi di interesse negativi.