Contemporaneità e contagio sono due caratteristiche che hanno contribuito allo scoppio della bolla immobiliare e della crisi: fino al 2007 il momento di crescita del settore immobiliare è sostenuto dalla ricca domanda, che tiene i prezzi sempre più alti.
Fino al 2007 il momento di crescita del settore immobiliare è sostenuto dalla ricca domanda, che tiene i prezzi sempre più alti.
Per ridurre questa tendenza di indebitamento, la Federal Reserve aumenta gradualmente il tasso di sconto, che dal 2% del giugno 2003 raggiunge il massimo del 6% nel maggio del 2007.
L’incremento del tasso di sconto comporta un aumento del costo delle rate dei mutui che dal 2006 molti mutuatari, soprattutto subprime, non hanno la capacità di ripagare. Diverse abitazioni sono rimesse sul mercato: dai 1.200.000 pignoramenti nel 2006 si raggiunge un aumento del 42% dall’anno precedente, fino a 3.000.000 requisizioni.
Contenuti di questa lezione su: Lo scoppio della crisi
Per accedere a questi contenuti registrati gratuitamente con il bottone qui sotto
Dal 2007, si assiste ad una diminuzione delle quotazioni degli immobili residenziali sul mercato, causata dall’enorme offerta del mercato immobiliare e dall’aumento del costo dei mutui.
Anche i debitori prime, vedendo il valore della propria casa diminuire rispetto al valore contrattato nel mutuo, cominciano a ritardare o a non far fronte ai pagamenti.
L’ingente somma dei pagamenti mancati porta a:
- enormi perdite e fallimenti delle banche emittenti;
- una diminuzione importante del valore dei prodotti finanziari collegati ai mutui a rischio;
- perdite per banche, fondi di investimento e consumatori possessori dei prodotti finanziari;
- calo del capitale dei fondi di investimento delle banche per le perdite;
- calo del valore delle azioni di fondi di investimento e banche per le perdite e diminuzione del capitale;
- vendita delle azioni sul mercato e conseguente indebolimento generale dell’indice di borsa americano;
- calo di fiducia sul sistema finanziario e conseguente diminuzione degli investimenti e del livello dell’attività economica.
Un primo avviso di crisi si presenta con la banca di investimento globale specializzata nella cartolarizzazione dei mutui, Bear Stearns, che chiude due hedge funds nel maggio 2007. Dal 2007 diverse banche americane vanno in fallimento oppure vengono acquisite da gruppi bancari più stabili (come Merril Lynch e la stessa Bear Sterns); in altri casi, il Dipartimento del Tesoro americano interviene per salvare alcune banche, concedendo garanzie e credito a tassi prossimi allo zero (Citigroup) arrivando fino alla nazionalizzazione, nel caso di Freddie Mac, Fannie Mae and AIG.
Il fallimento di grandi soggetti e la presenza di complessi prodotti finanziari influenzano il resto delle imprese coinvolte.
Il governo americano, per venire incontro alle banche in crisi, cambia anche alcune normative del bilancio, mentre la FED comincia a tagliare i tassi verso livelli record oltre a iniziare ad acquistare titoli dalle banche. A causa degli ingenti investimenti nei traballanti titoli CDO, le banche iniziano a diffidare l’una dell’altra e smettono di concedersi prestiti: in effetti, bilanci deboli e capitali soggetti a ulteriori perdite dagli investimento li inducono a fornire altre garanzie inadeguate per i prestiti o persino a livelli di stress di bilancio o bancarotta prima della scadenza del prestito interbancario.