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Come si forma il singolare e il plurale dei nomi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il nome è una parte importante delle parole che usiamo ogni giorno. Può rappresentare persone, oggetti, luoghi o idee, dando loro un’identità. Quando parliamo di nomi, ci imbattiamo in concetti come il genere e il numero, che sono fondamentali per capire come le parole si collegano tra loro nelle frasi.

Il genere grammaticale, che in italiano può essere maschile o femminile, ci aiuta a sapere come adattare e usare correttamente le parole nelle frasi. Ad esempio, “ragazzo” è maschile, mentre “ragazza” è femminile.

Il numero, che può essere singolare o plurale, indica se stiamo parlando di uno o più di uno. Ad esempio, “cane” è singolare, mentre “cani” è plurale, perché si riferisce a più di un cane.

Quindi, capire il genere e il numero ci aiuta a usare le parole nel modo giusto quando parliamo e scriviamo, rendendo la comunicazione più chiara e precisa.

Usare il singolare o plurale dei nomi

A cosa serve il numero in grammatica? A indicare la quantità di persone, animali o cose a cui si fa riferimento. Per questo diciamo un albero, molti alberi, una foglia, molte foglie, un fiore, molti fiori.

Questo ci aiuta a descrivere meglio la realtà e a farci capire dagli altri in modo chiaro. Quindi il singolare e il plurale dei nomi servono a indicare se stiamo parlando di uno o più elementi, rendendo la nostra comunicazione più accurata e comprensibile.

Impara a distinguere il singolare dal plurale e ricordati che, a differenza del genere che riguarda soltanto il nome e i suoi attributi, il numero agisce anche sul verbo.

Come si forma plurale dei nomi

Per la maggior parte dei nomi la formazione del plurale segue queste semplici regolette:

  • i nomi che al singolare finiscono per -o al plurale terminano in -i (il gatto, i gatti; la mano, le mani);
  • i nomi che al singolare terminano in -e formano anch’essi il plurale in -i (il cane, i cani; la nave, le navi);
  • i nomi femminili che al singolare terminano in -a al plurale escono in -e (la bambina, le bambine);
  • i nomi maschili che al singolare finiscono per -a formano il plurale in -i (il pirata, i pirati).

I nomi collettivi

I nomi collettivi sono nomi un po’ speciali perché sono singolari nella forma, ma plurali nel significato: indicano infatti un gruppo di persone, animali o cose.

Per esempio: una folla di persone, un gregge di pecore, un centinaio di pagine.

Nomi invariabili, difettivi e sovrabbondanti

Alcuni nomi hanno un’unica forma per il singolare e per il plurale: sono i cosiddetti nomi invariabili. E allora come fare per capire se si parla di una città o due città, di una specie o di molte specie, di un’ipotesi o di più ipotesi? Sarà ancora una volta l’articolo a venirci in soccorso!

Esistono anche dei nomi, detti difettivi, che si usano solo al singolare o solo al plurale. Usando il nome latino i primi si chiamano singularia tantum (latte, coraggio), i secondi pluralia tantum (nozze, ferie).

D’altra parte ci sono dei nomi che non si accontentano di un solo plurale, ma ne vogliono addirittura due con significati diversi! Sono i nomi sovrabbondanti come filo: al plurale ci sono i fili (i fili d’erba, i fili di cotone), ma anche le fila (le fila del discorso). Divertiti a trovarne tanti altri!

I plurali dei nomi in co, go e io

Oltre al plurale dei nomi che terminano in -cia e -gia, è bene tenere presenti altri plurali un po’ dispettosi:

  • i nomi che terminano in -co possono formare il plurale in -ci oppure in -chi. Di solito il plurale è in -chi se si tratta di parole piane (banco – banchi) e in –ci se invece sono sdrucciole (farmaco – farmaci), ma purtroppo le eccezioni abbondano (amico per esempio diventa amici e non amichi, così come valico diventa valichi e non valici);
  • i nomi che finiscono in -logo e -fago al plurale possono uscire in -gi oppure in -ghi. C’è però una regoletta che ti aiuta a capire come fare: se si tratta di nomi di persona il plurale è in -gi (psicologo – psicologi), se invece sono nomi di cosa il plurale è in -ghi (dialogo – dialoghi);
  • i nomi che finiscono in -io formano il plurale in -i, come dice la regoletta che hai già studiato. Tutto semplice fin qui, ma ci vogliono una o due I? Se la I è accentata allora al plurale ce ne vogliono due (zio – zii), se invece non lo è basta metterne una sola (guaio – guai). Se poi ci sono problemi di omografia è l’accento a venirti in soccorso: prìncipi con l’accento sulla prima I è il plurale di principe, mentre princìpi è il plurale di principio.

Curiosità sul singolare e il plurale: il duale

E se la distinzione fra uno e molti non bastasse? I Greci una soluzione l’avevano trovata: oltre al singolare e al plurale il greco antico aveva infatti anche il numero duale, usato per indicare coppie di cose, animali o persone. Due mani, due buoi che tirano l’aratro o anche due innamorati. Quale modo migliore per esprimere un tutt’uno formato da due unità?

Esercizi sul singolare e plurale dei nomi

Allenati sul numero dei nomi svolgendo gli esercizi della scheda.

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Stampa la scheda e divertiti a formare il plurale e a dare la “caccia” ai nomi invariabili nel numero: ce ne sono ben dodici nascosti nel groviglio di lettere!