Salta al contenuto

Nomi primitivi, derivati e composti

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Non tutti i nomi sono primitivi e autosufficienti: in questa lezione imparerai come si formano i derivati e i composti e scoprirai le origini della lingua italiana.

A partire dai nomi primitivi è possibile formarne altri un po’ più complessi, i derivati, che oltre a radice e desinenza contengono anche prefissi e suffissi.

Esistono poi dei nomi che nascono dall’unione di due o più parole e si chiamano composti: scoprirai in questo articolo quali sono gli elementi che li compongono e imparerai qualche trucchetto per volgerli al plurale.

Vediamoli insieme!

I nomi primitivi

Cosa sono i nomi primitivi?

I nomi primitivi sono nomi che non derivano da nessun’altra parola e sono formati soltanto da:

  • radice invariabile (morfema lessicale che contiene il significato);
  • desinenza variabile (morfema grammaticale che stabilisce genere e numero del nome).

Qualche esempio? Mare (mar-e), sale, latte, acqua, pane, libro e tantissimi altri ancora.

I nomi derivati

Cosa sono i nomi derivati?

I nomi derivati sono quelli che derivano da un altro nome, cioè si formano a partire dalle radici dei nomi primitivi con l’aggiunta di prefissi o suffissi che ne modificano il significato.

Il prefisso è un elemento che si aggiunge all’inizio della parola (per esempio IN nel nome insalata che deriva da sale).

Il suffisso invece “si attacca” in fondo alla radice (per esempio -AIO in libraio che deriva da libro).

Esempi: marinaio, latteria, acquario, panettiere…

Ora che hai capito come funziona divertiti a rintracciare le parentele tra i nomi, individuando per ogni derivato il “capofamiglia” primitivo.

I nomi composti

I nomi composti sono quelli formati dall’unione di due o più parole dotate di un proprio significato.

Possono essere composti da:

  • nome + nome (capostazione, pescespada, cassapanca);
  • nome + aggettivo (cassaforte, girotondo, terracotta);
  • aggettivo + nome (mezzaluna, altopiano, bossorilievo);
  • verbo + nome (lavastoviglie, asciugamano, portafoglio);
  • aggettivo + aggettivo (pianoforte, chiaroscuro, sordomuto);
  • verbo + verbo (saliscendi, dormiveglia, giravolta).

Il plurale dei nomi composti

Nella formazione del plurale i nomi composti si comportano in modo un po’ particolare:

  • i composti nome + nome generalmente formano il plurale comportandosi come una parola unica (cassapanche), a meno che i due nomi siano di genere diverso: in questo caso il plurale si forma cambiando la desinenza del primo elemento del composto (pescispada). I composti con capo seguono poi delle regole tutte loro: i femminili possono restare invariati (le caposala) oppure volgere al plurale la seconda parte (caporedattrici), i maschili modificano la prima (capistazione) o la seconda parte (caporedattori) a seconda dell’elemento che prevale all’interno del composto;
  • i composti di nome + aggettivo in genere volgono al plurale entrambi gli elementi (casseforti);
  • i composti aggettivo + nome maschili si comportano al plurale come se fossero una parola sola (bassorilievi), mentre i femminili declinano al plurale entrambe le parti (mezzelune);
  • I composti verbo + nome e aggettivo + aggettivo solitamente si comportano come una parola unica (asciugamani, pianoforti);
  • i composti verbo + verbo rimangono per lo più invariati (i saliscendi).

Queste regolette possono esserti d’aiuto, ma purtroppo le eccezioni sono tante: le ferrovie, i fondovalle, i palcoscenici, gli aspirapolvere e tante altre parole che è bene tenere presente per evitare di commettere errori.

Il cruciverba dei nomi composti

Puoi imparare i nomi composti anche con le parole crociate.

Leggi le definizioni e scopri i 12 nomi misteriosi. Nella colonna gialla comparirà il nome della loro categoria.

Per stampare la scheda, scarica il pdf qui:

Scarica PDF

Le radici dell’italiano

Abbiamo detto che il significato dei nomi è contenuto nelle radici, ma la loro storia viene da lontano: per conoscerla bisogna andare un po’ indietro nel tempo, risalendo fino alle origini della lingua italiana e anche oltre… Pronto per questo viaggio nel passato?

C’era una volta, più di 5000 anni fa, il popolo degli Indoeuropei, che a furia di continue migrazioni si sparse in varie parti del mondo, portando con sé la propria lingua. Col passare del tempo questa assunse forme diverse nelle varie regioni, dando alla luce tante lingue apparentemente indipendenti tra loro, ma in realtà accomunate dalla stessa origine: l’indiano, le lingue slave, il greco, le lingue germaniche e anche il latino.

Proprio il latino, affermandosi come lingua ufficiale dell’impero romano, si diffuse in gran parte dell’Europa a partire dall’VIII secolo a.C. (la fondazione di Roma risale al 753 a.C., più di 2700 anni fa!). Quando però nel 476 d.C. l’impero romano d’Occidente cadde, iniziarono a emergere differenze tra le parlate locali e nacquero le cosiddette lingue neolatine o romanze, diverse, ma sorelle perché tutte figlie del latino.

È così che venne alla luce l’italiano, inizialmente caratterizzato da una grande varietà di dialetti, poi unificati sul modello del volgare toscano. L’italiano deriva quindi dal latino e questo stretto legame di parentela non poteva non lasciare tracce… Per esempio? Continua a leggere per scoprirlo.

Esempi di origine delle parole

Conoscere la storia delle lingue ci permette di individuare delle somiglianze fra di esse, raggruppandole in famiglie a loro volta imparentate tra loro, e di risalire così al significato originario delle parole.

Non è certo un caso infatti che in francese e in spagnolo si trovino parole simili a quelle italiane per designare gli stessi concetti. Per esempio: la parola lingua in francese è langue e in spagnolo lengua, ma le somiglianze non finiscono qui!

Altri esempi: mare, mer e mar vengono dal latino mare; scuola, école ed escuela da schola; albero, arbre e arbol da arbor e si potrebbe continuare ancora a lungo.

Agenda, il diario su cui annoti i tuoi impegni, è un termine latino che significa proprio “cose da fare”; video e audio sono verbi latini divenuti nomi in italiano, il desiderio è letteralmente “una mancanza di stelle” (de + sidus) che si trasforma in sentimento di ricerca, eccetera… A proposito, anche eccetera deriva dal latino (et cetera) e si usa per interrompere gli elenchi perché significa “e le restanti cose”.