Gli avverbi

L’avverbio è una parte invariabile del discorso che ti permette di modificare il significato della parola a cui è vicino. Scopri in questa lezione i diversi tipi di avverbi e le loro caratteristiche.

Appunti

Che cos'è l'avverbio?

Da velocemente ad abbastanza, da oggi a dentro, sì, no, forse e pure come?... sono tutti esempi di avverbio di tipi diversi.

Impara a riconoscerli e scopri la loro funzione all’interno della frase.

Avverbidi modo, di quantità, di tempo, di luogo, di affermazione, di negazione, di dubbio e interrogativi, usali per precisare il significato delle parole e non scordarti le locuzioni avverbiali!

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Prerequisiti per imparare gli avverbi

Per studiare l'avverbio è necessario conoscere:

Gli avverbi: video della mappa mentale

Scopri nel video tutti i tipi di avverbio, il grado e cosa sono le locuzioni avverbiali. Trovi tutto nella mappa mentale narrata.

Le mappe mentali dell'avverbio

Imparare le caratteristiche fondamentali dell'avverbio è un gioco da ragazzi grazie alla mappa mentale.

Puoi stamparla a colori, in Open Dyslexic, in bianco e nero o da completare. Scarica qui i pdf:

 

L’avverbio

L’avverbio è quella parte del discorso priva di genere e numero capace di modificare o precisare il significato della parola a cui si riferisce.

Può accompagnare un verbo, un aggettivo o un altro avverbio, ma in ogni caso il suo compito non cambia: darci delle informazioni in più a proposito della parola che gli sta vicina, informazioni che possono riguardare il modo, la quantità, il tempo, il luogo e tanti altri aspetti.

Esempio: La lumaca si muove lentamente. In questo caso l'avverbio di modo precisa il verbo, dicendoci come si muove la lumaca.

Scopri tutti gli altri tipi di avverbio continuando a leggere qui sotto!

Diversi tipi di avverbio

Gli avverbi si distinguono in diversi tipi a seconda della funzione che svolgono all’interno della frase.

Per riconoscerli puoi chiederti a quale domanda rispondono, associando ogni domanda alla tipologia di avverbio corrispondente:

  • avverbi di modo: rispondono alla domanda COME? (Oggi non mi sento bene. Il ciclista pedala velocemente. Parliamo sottovoce per non disturbare…)
  • avverbi di quantità: rispondono alla domanda QUANTO? (Ho mangiato troppo. Sono abbastanza tranquillo. C’erano circa mille persone…)
  • avverbi di tempo: rispondono alla domanda QUANDO? (Ieri avevo la febbre, ma oggi sto meglio. Raramente mi capita di arrivare tardi agli appuntamenti. Adesso farò una cosa che non avrei mai pensato di fare…)
  • avverbi di luogo: rispondono alla domanda DOVE? (Vieni qui! Ci troviamo fuori. Ti aspetto giù...)

Ci sono poi altre famiglie di avverbi che non rispondono a una specifica domanda:

  • avverbi di affermazione: sì, certo, appunto, proprio;
  • avverbi di negazione: no e non;
  • avverbi di dubbio: forse, probabilmente, eventualmente, magari;
  • avverbi interrogativi: all’inizio delle domande (Come stai? Dove vai? Quando torni?).

Divertiti a inventare tante frasi con tutti questi tipi di avverbio, hai solo l’imbarazzo della scelta!

Avverbi e preposizioni improprie

Cosa sono le preposizioni improprie?

Alcuni avverbi sono un po’ dispettosi perché se reggono un nome o un pronome si trasformano in preposizioni improprieNella tabella trovi qualche esempio per capire meglio la differenza.

Come vedi, le preposizioni improprie si fanno aiutare dalle preposizioni semplici o articolate e dagli articoli per collegarsi al nome che le segue.

Fai attenzione anche a ci, vi e ne: sono avverbi di luogo quando significano in questo/quel luogo e da quel luogo, ma occhio a non confonderli con i pronomi personali! La forma è uguale, ma la funzione è completamente diversa.

Roma è una bellissima città: ci/vi sono stata l’estate scorsa (ci/vi = là, nella città di Roma).

Vorrei andarmene (= andare via di qua).

Le locuzioni avverbiali

Le locuzioni avverbiali sono due o più parole che nel loro insieme hanno funzione di avverbio.

Sono tantissime, ma eccone qualcuna: all’improvviso, ad un tratto, in fretta, pian piano, all’incirca, senz’altro, per caso, a quattr’occhi, di buon grado… e così via.

Dagli aggettivi agli avverbi

Molti avverbi di modo si formano aggiungendo il suffisso -mente all’aggettivo corrispondente: velocemente, stupidamente, ugualmente… Si tratta di forme che derivano dal latino, dove mente non era un suffisso, ma un nome autonomo femminile che poteva essere accompagnato dai più svariati aggettivi qualificativi. Col passare del tempo aggettivo e nome hanno iniziato a fondersi in un’unica parola e dal significato di “con mente veloce”, “con mente stupida”, “con mente uguale” e così via si è passati a quello attuale di velocemente, stupidamente, ugualmente... C’è un indizio che ancora ci conferma questa origine: dato che mente in latino era un nome femminile, ancora oggi la formazione dell’avverbio avviene a partire dall’aggettivo femminile, come vedi in stupidamente.

In alcuni casi, inoltre, la distinzione tra aggettivi, avverbi e persino pronomi non è così immediata: è il caso degli indefiniti che possono essere confusi con gli avverbi di quantità. E allora come fare a riconoscerli? Tieni presente che se accompagnano il nome sono aggettivi, se lo sostituiscono sono pronomi, se invece precisano il significato del verbo sono avverbi, come vedi negli esempi seguenti:

Ho mangiato poco (avverbio di quantità).

Ho mangiato poca pasta (aggettivo indefinito).

Pochi sanno come stanno le cose (pronome indefinito).

Gradi e alterazione dell'avverbio

Come l'aggettivo, anche l'avverbio ha diversi gradi. Ripassa i gradi degli aggettivi qualificativi e impara a formare i comparativi e i superlativi dell'avverbio osservando il modello della figura a lato.

Ci sono però degli avverbi che hanno una forma particolare per il comparativo e il superlativo. Ecco una tabella per aiutarti a studiarli:

GRADO POSITIVOCOMPARATIVO DI MAGGIORANZASUPERLATIVO ASSOLUTO
benemegliobenissimo/ ottimamente
malepeggiomalissimo/ pessimamente
moltopiù/ maggiormentemoltissimo/ massimamente/ sommamente
pocomenominimamente

 

Alcuni avverbi, inoltre, possono essere alterati come i nomi grazie all'uso dei suffissi accrescitivi, diminutivi, vezzeggiativi e dispregiativi. Benone, pianino, maluccio e a casaccio sono solo degli esempi.