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I pronomi personali: cosa sono e come si usano

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

I pronomi personali sono parole chiave nella lingua italiana, usate per sostituire i nomi delle persone o delle cose di cui si parla. Questi pronomi sono fondamentali nella costruzione delle frasi, poiché permettono di evitare ripetizioni eccessive e rendono il discorso più fluido e naturale. Svolgono un ruolo essenziale nella comunicazione, facilitando l’espressione di concetti relativi all’identità e alla relazione tra i soggetti.

I pronomi personali in italiano si dividono in diverse categorie, a seconda della persona (prima, seconda o terza) e del numero (singolare o plurale). Ad esempio, “io”, “tu”, “lui/lei”, “noi”, “voi”, “loro” sono pronomi personali che corrispondono rispettivamente alle persone grammaticali. Questi pronomi aiutano a indicare chi sta compiendo un’azione, chi ne è oggetto o a chi si riferisce l’azione.

Oltre a queste forme soggettive, esistono anche forme oggettive, come “mi”, “ti”, “ci”, “vi”, che si usano per indicare l’oggetto diretto o indiretto di un’azione. Questi pronomi sono utilizzati per costruire frasi in cui il soggetto agisce su se stesso o su altri soggetti.

L’uso dei pronomi personali è fondamentale per la struttura grammaticale delle frasi e per la chiarezza della comunicazione. Vediamoli insieme!

Che cos’è il pronome?

Il pronome è quella parte variabile del discorso che sostituisce il nome e permette di evitare fastidiose ripetizioni che possono generare confusione.

Esempio: “La mamma di Chiara chiede a Chiara di accompagnare la mamma a fare compere”.

Leggendo questa frase noterai subito che la forma non è molto gradevole e il senso risulta inutilmente complicato dalla continua ripetizione dei due nomi. Come si può risolvere questo inconveniente?

È facile, basta usare i pronomi!

Sostituendoli all’interno della frase il risultato è il seguente: “La mamma di Chiara le chiede di accompagnarla a fare compere”. Meglio no?

Scopri come usare i pronomi personali e impara a distinguere le loro funzioni all’interno della frase.

Le persone grammaticali

Ti ricordi le sei persone del verbo? Io vedo, tu vedi, egli vede, noi vediamo, voi vedete, essi vedono.

Tutte le parole evidenziate sono pronomi personali, che ci dicono chi è la persona che compie l’azione.

Continua a leggere per conoscere anche gli altri pronomi personali e imparare a scegliere le forme corrette a seconda del ruolo che rivestono nella frase.

I pronomi personali soggetto

I pronomi personali che possono essere usati in funzione di soggetto corrispondono alle sei persone del verbo: studiali tutti in questa tabella.

Come vedi, la prima e la seconda persona, sia al singolare sia al plurale, hanno una sola forma.

La situazione si complica invece con la terza persona:

  • al singolare si usano egli ed ella quando si tratta di persone, egli al maschile ed ella al femminile; si usano invece esso ed essa quando il soggetto della frase è un animale oppure una cosa;
  • al plurale le forme essi ed esse si usano per qualsiasi tipo di soggetto, persona, animale o cosa che sia;
  • e che dire di lui, lei e loro? Le forme egli, ella, essi ed esse si usano poco nel parlato e perciò sono state man mano sostituite, o almeno affiancate, soprattutto negli scritti meno ricercati, dai pronomi lui, lei e loro, sentiti come più semplici e colloquiali.

I pronomi personali complemento oggetto

Quali sono i pronomi personali oggetto? Studiali nella tabella a lato, ognuno con la sua persona.

All’interno di una frase, infatti, il pronome non sempre occupa il posto del soggetto, ma può svolgere anche la funzione di complemento oggetto, l’elemento su cui cade l’azione espressa dal verbo e che risponde alla domanda CHI?, CHE COSA?.

Nella frase “Giorgio saluta Elena” Giorgio è il soggetto, mentre Elena è il complemento oggetto.

Se volessimo sostituire Elena con il pronome adatto, quale forma del pronome personale di terza persona singolare dovremmo usare? Non quella del pronome personale soggetto, ma quella del complemento oggetto e la frase suonerebbe così: “Giorgio la saluta”.

Lo, la e le sono anche degli articoli, ma se fai un po’ di attenzione ti accorgerai che è impossibile confondersi: gli articoli si trovano davanti al nome, mentre i pronomi lo sostituiscono e stanno prima del verbo.

Pronomi personali e complementi indiretti

I pronomi personali possono occupare anche il posto dei complementi indiretti. Non tutti gli elementi della frase, infatti, sono direttamente collegati al verbo: ci sono anche dei complementi che hanno bisogno di una preposizione che li introduce. I pronomi personali da usare in questi casi sono:

  • mi e me (prima persona singolare) e noi e ci (prima persona plurale) riferiti a chi parla;
  • ti e te (seconda persona singolare) e voi e vi (seconda persona plurale) riferiti a chi ascolta;
  • gli, lui, si, sé, le, lei (terza persona singolare) e loro e ne (terza persona plurale) riferiti alle persone o alle cose di cui si parla.

Nella tabella a lato trovi qualche esempio per capire quando usare le forme deboli (mi, ti, gli, le, ci, vi, loro, ne) che non vogliono la preposizione davanti e quando invece bisogna scegliere le forme forti precedute dalla preposizione.

E che fine hanno fatto e si? Sono i due pronomi riflessivi di terza persona perché fanno ricadere l’azione espressa dal verbo sul soggetto che la compie. Come? Ecco due esempi:

Giulia si pettina = Giulia pettina se stessa = Giulia pettina Giulia

Andrea porta sempre con sé il suo pupazzo preferito = Andrea porta sempre con Andrea il suo pupazzo preferito.

Se fai attenzione vedrai che “sé” si scrive con l’accento, mentre “se stessa” senza: sé infatti vuole sempre l’accento a meno che sia accompagnato dall’aggettivo stesso o medesimo.

Le particelle pronominali

Cosa sono le particelle pronominali?

Le forme deboli mi, ci, ti, vi, lo, gli, la, le, si, li e ne sono dette anche particelle pronominali.

La loro posizione rispetto al verbo varia a seconda del modo verbale:

  • si trovano prima del verbo se questo è all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale (Ti penso. Se lo ascoltassi, capiresti. Mi daresti una mano?);
  • se invece il verbo è all’imperativo, all’infinito, al participio o al gerundio, le particelle pronominali si uniscono ad esso, attaccandosi in fondo (Chiamalo! Quando possiamo vederci? Sentitosi coivolto, espresse il suo parere. Vedendoli, si riempì di gioia.)

Talvolta le particelle pronominali si combinano fra loro e si usano a coppie. Quando però mi, ti, si, ci e vi sono seguite da lo, la, li, le e ne, la I finale diventa E, trasformandole in me, te, se, ce e ve.

Esempi: Salutamelo! (= saluta lui per me, da parte mia) – Te lo chiedo per favore. (= chiedo questo a te) – Se le va a cercare. (= va a cercarsi le grane da solo) – Ve li chiamo. (= chiamo loro per voi)

E gli? Unendosi agli altri pronomi personali forma glielo, gliela, glieli, gliele e gliene.

Esempio: Ho fatto la torta per il compleanno del nonno: gliela porterò oggi pomeriggio. (= porterò a lui la torta)

Attento però a non confondere glielo con gliel’ho: se lo scrivi con l’apostrofo seguito dalla H il pronome precede la prima persona singolare dell’ausiliare avere!

Esempio: Gliel’ho già detto ieri, ma per sicurezza glielo ricordo anche oggi.

Gli errori da evitare nell’uso dei pronomi personali

Come hai visto i pronomi personali sono tanti e ci sono parecchie forme dispettose da ricordare. Proviamo a ricapitolarle per non fare errori:

    • mi e ti significano rispettivamente a me e a te: perciò non si può dire “a me mi…” perché sarebbe come ripetere due volte a me a me;
    • gli è il pronome che si usa come complemento indiretto alla terza persona singolare maschile: usarlo al posto del femminile le o del plurale loro è un errore!
    • la particella pronominale ne va scritta senza accento per distinguersi dalla congiunzione né (Non sta né in cielo né in terra).
    • il pronome riflessivo di terza persona singolare si scrive accentato per non confonderlo con la congiunzione condizionale se (Se finisci i compiti, potrai andare a giocare). Quando però è accompagnato da stesso o medesimo si scrive senza accento (nelle forme se stessi e se stesse si tende però a conservare l’accento per non generare confusione con periodi ipotetici del tipo “se stessi meglio, verrei a trovarti”, “se stesse calmo, gli spiegherei la situazione”).
    • la particella riflessiva si va scritta sempre senza accento per distinguerla dal sì affermativo con l’accento.
    • le particelle mi, ti, si, ci, vi e le hanno tutte una doppia funzione: possono infatti fungere da complemento oggetto con il significato di me, te, sé, noi, voi ed esse oppure da complemento di termine al posto di a me, a te, a sé, a noi, a voi, a lei.