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Le forme del verbo: attiva, passiva e riflessiva

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Questa lezione sarà dedicata alle forme del verbo: attiva, passiva e riflessiva. La grammatica italiana ci offre una varietà di modi per esprimere azioni e stati tramite la flessione verbale. Tra queste, le forme attiva, passiva e riflessiva giocano un ruolo fondamentale nel rendere il discorso più ricco e sfumato.

Vedremo le caratteristiche distintive di ciascuna forma verbale, fornendo esempi pratici e spiegazioni dettagliate per aiutarvi a comprenderne appieno l’utilizzo. Scopriremo come la scelta delle diverse forme del verbo possa influenzare il significato di una frase.

Le forme del verbo: attiva, passiva e riflessiva

Nella grammatica italiana, le forme verbali giocano un ruolo cruciale nella costruzione delle frasi, determinando le relazioni tra i vari elementi della frase. Le tre forme principali del verbo sono la forma attiva, la forma passiva e la forma riflessiva, ognuna con le sue caratteristiche specifiche e le sue funzioni.

  • Forma attiva: La forma attiva è la forma verbale più comune e diretta. In questa forma, il soggetto della frase compie l’azione espressa dal verbo. Ad esempio, nella frase “Il gatto cattura il topo”, il soggetto “Il gatto” è l’agente che compie l’azione di catturare.
  • Forma passiva: La forma passiva si utilizza quando l’attenzione è focalizzata sull’oggetto dell’azione piuttosto che sul soggetto che la compie. In questa forma, il soggetto della frase subisce l’azione espressa dal verbo. Ad esempio, nella frase “Il topo è catturato dal gatto”, il soggetto “Il topo” subisce l’azione di essere catturato, mentre l’agente dell’azione è espresso dalla preposizione “dal” seguita dal complemento di agente “gatto”.
  • Forma riflessiva: La forma riflessiva si utilizza quando il soggetto e l’oggetto dell’azione sono la stessa persona o cosa. In questa forma, il verbo è accompagnato da un pronome riflessivo che rimanda al soggetto. Ad esempio, nella frase “Io mi lavo”, il soggetto “Io” compie l’azione di lavare su se stesso, come indicato dal pronome riflessivo “mi”.

Queste forme verbali sono fondamentali per costruire frasi che esprimano chiaramente le relazioni tra i vari elementi e per trasmettere con precisione le informazioni desiderate.

La scelta della forma verbale dipende dal contesto e dal messaggio che si vuole comunicare. Ad esempio, la forma passiva è spesso utilizzata per enfatizzare l’oggetto dell’azione o per esprimere concetti in modo più formale o impersonale, mentre la forma riflessiva è essenziale per descrivere azioni che riguardano direttamente il soggetto.

La forma attiva

I verbi di forma attiva sono quelli che descrivono un’azione compiuta dal soggetto.

Tutti i verbi transitivi e intransitivi hanno la forma (o diatesi) attiva.

Esempi:

  • Marta alza la mano (= verbo transitivo attivo);
  • Marta va a scuola (= verbo intransitivo attivo).

La forma passiva

Un verbo è di forma passiva se il soggetto non compie l’azione, ma la subisce.

Soltanto i verbi transitivi hanno anche la diatesi passiva.

Riprendiamo gli esempi precedenti per capire come si coniuga un verbo al passivo:

  • Marta alza la mano -> La mano è alzata da Marta. La forma passiva del verbo alzare è composta dall’ausiliare essere, coniugato al modo e al tempo del verbo attivo, unito al participio passato di alzare concordato nel genere e nel numero con il soggetto della nuova frase.
  • Marta va a scuola. Il verbo andare è intransitivo e non ha la forma passiva.

Trasformando una frase dall’attivo al passivo, il soggetto della frase attiva (Marta) diventa il complemento d’agente o di causa efficiente introdotto dalla preposizione da e il complemento oggetto (la mano) diventa il soggetto della frase passiva.

La forma riflessiva

Un verbo riflessivo, come dice il nome, riflette sul soggetto l’azione da esso compiuta. In questo modo il complemento oggetto finisce per coincidere con il soggetto.

Per formare i verbi riflessivi bisogna usare le particelle pronominali mi, ti, si, ci e vi e per i tempi composti ci vuole sempre l’ausiliare essere.

Vediamo un esempio per capire come procedere:

  • Marta si alza (= Marta alza se stessa = Marta alza Marta).

Come vedi, il soggetto (Marta) compie un’azione che ricade su se stesso e la particella pronominale riflessiva “si” ha la funzione di complemento oggetto. Se trasformiamo la frase al passato prossimo il risultato è:

  • Marta si è alzata.

Il verbo alzare, che all’attivo vuole l’ausiliare avere (ho alzato), alla forma riflessiva si coniuga infatti con l’ausiliare essere (mi sono alzato).

L’imperativo, l’infinito, il participio e il gerundio si formano aggiungendo in fondo al verbo la particella pronominale. Esempi: alzati, alzarsi, alzatosi, alzandosi.

Attento però a non confondere la particella pronominale si che si usa per la terza persona singolare e plurale della forma riflessiva con il si impersonale di verbi come “si dice” e “si sa”. Se vuoi avere la conferma che si tratti di una forma riflessiva prova a sostituire il si con “se stesso”: se la sostituzione è possibile il verbo è effettivamente riflessivo.