Ogni anno, il 25 novembre, le piazze delle maggiori città diventano enormi espositori di scarpe femminili, rigorosamente rosse. A cosa si deve questa tradizione e cosa si vuole celebrare? È un omaggio alle vittime di violenza e di femminicidio.
L’idea nasce nel 2009, da un’installazione intitolata, appunto, Zapatos Rojos, realizzata dall’artista messicana Elina Chavet in una piazza di Ciudad Juarez, con la volontà di omaggiare sua sorella, morta per mano del marito, e le centinaia di donne rapite, violentate e assassinate in questa città nel nord del Messico.
Dal 2009 l’installazione è stata replicata in moltissimi paesi del mondo, tra cui anche l’Italia, dove la campagna è portata avanti dal Centro antiviolenza e dalle associazioni femminili impegnate nell’ambito della violenza contro le donne.
Perché proprio il 25 novembre? In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Il 25 novembre del 1960, infatti, Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, tre sorelle attiviste e sensibili nel campo dei diritti delle donne, furono uccise a Santo Domingo, nella Repubblica Domenicana, per volere dello stesso dittatore. Si racconta che fossero state fermate per strada, picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone. La violenza fu fatta passare come semplice incidente
Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo ufficiale Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche e da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo. Non è dunque un caso se l’installazione Zapatos Rojos è stata successivamente ideata proprio in Messico.
Questo non ci deve comunque far pensare che i soprusi femminili siano lontani dai territori italiani.