Prerequisiti per studiare il Fascismo
Per studiare il Fascismo è necessario conoscere:
- il Nazismo;
- la Seconda Guerra Mondiale.
A seguito della cosiddetta marcia su Roma del 1922, Benito Musolini, leader del partito fascista, viene incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare il nuovo governo e di prendere in mano la gestione del Paese. Inizia il cosiddetto “ventennio fascista”, caratterizzato dalla progressiva fascistizzazione dello Stato italiano, dalla cancellazione di diverse libertà e dall’incremento delle violenze nei confronti di tutti coloro i quali, individui o associazioni, non si sottomettono al regime totalitario.
Il fascismo nasce come movimento nel 1919 e diviene partito politico nel 1921. Dal 1925 inizia la trasformazione del partito fascista e dello Stato italiano fino a diventare il primo totalitarismo del ‘900, seppure imperfetto in quanto i Patti Lateranensi del 1929 e il mantenimento della forma monarchica costituiscono due poteri alternativi e in qualche modo resistenti al monopolio fascista.
Nel 1938 vengono approvate le leggi razziali che istaurano un regime di apartheid nei confronti degli ebrei che durerà fino al 1944. Nel 1940 l’Italia entra in guerra al fianco di Germania e Giappone. Il 25 luglio 1943 Mussolini viene destituito, arrestato e cade il governo fascista.
Per studiare il Fascismo è necessario conoscere:
Il “ventennio fascista” rappresenta senz’altro il punto più basso della storia politica e sociale d’Italia dall’Unità a oggi.
Eppure, anche a causa di ciò, l’Italia ha saputo reagire e uscire in maniera dignitosa dal secondo conflitto mondiale e dare vita alla nostra Repubblica che, imperniata attorno alla Costituzione, ancora oggi tutela e valorizza 60 milioni circa di persone residenti sul territorio italiano, attraverso l’assunzione di valori democratici quali la tolleranza, il pluralismo e la convivenza pacifica tra le nazioni.
Non a caso, la XII disposizione finale della Costituzione della Repubblica italiana recita: "È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
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Nonostante siano passati più di 70 anni dall’abolizione delle vergognose leggi razziali contro gli ebrei, ancora oggi si possono purtroppo riscontrare in Italia atteggiamenti e minacce di stampo antisemita, come dimostra il triste caso della senatrice a vita Liliana Segre, minacciata sul web e messa sotto scorta.
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La figura di Mussolini è stata largamente indagata dalla storiografia e dalla letteratura. Ecco due esempi recenti.
Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo è il titolo di un libro di Francesco Filippi edito nel 2019 da Bollati Boringhieri che vuole smontare le fake news legate al Fascismo. Dalla quarta di copertina del libro: “Tutti i luoghi comuni sul duce smontati uno a uno, perché mai come oggi è necessario smentirli (ancora una volta). Una bussola essenziale per capire il presente”. Qualche esempio? Si dice che allora "i treni passavano in orario": ecco la risposta di Filippi: Questa bufala "nasce e viene diffusa dal fascismo stesso. Causa la crisi economica il regime fu costretto a tagliare il personale delle ferrovie. Risultato? I treni arrivavano ancora più in ritardo. Non potendo risolvere il problema, i fascisti semplicemente lo cancellarono. Per decreto non si poté più parlare dei ritardi dei treni perché lesivo dell'onore del Paese. E nella percezione collettiva questo significava che il problema era stato risolto". O ancora si dice che Mussolini avrebbe dato la casa agli italiani. "Falso. La legge sulle case popolari è del 1903 e porta la firma di Luigi Luzzatti deputato della destra storica".
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Nello stesso anno, il 2019, vince il Premio Strega M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, edito da Bompiani. Un "romanzo documentario", come lo definisce l'autore, che racconta l'ascesa al potere di Mussolini dal 1919 a 1925. "È possibile, è lecito scrivere un romanzo di Benito Mussolini come lo si è scritto di Napoleone Bonaparte o di Giulio Cesare?" si chiede Scurati. "La risposta è non solo è lecito, ma è necessario. [...] Siamo una generazione del dopo, che non ha avuto una connessione esistenziale con quei fatti e siamo la prima proprio per questo che può raccontarli per quello che sono stati, perché privi di questo coinvolgimento personale".
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