Pavese

Scopri le principali informazioni sulla vita e sulle opere di Cesare Pavese, poeta e prosatore che ha ottenuto il Premio Strega nel 1950 con la trilogia di racconti La bella estate, pochi mesi prima di togliersi la vita.

Appunti

Cesare Pavese nasce nel 1908 nelle Langhe, le colline del Piemonte, ultimo di cinque figli. La morte di tre fratelli e del padre è una delle cause della sua fragilità e insicurezza che lo caratterizzerà per il resto della vita.

Frequenta il Liceo Classico di Torino e poi si iscrive alla facoltà di Lettere, dove studia anche la letteratura americana. Questo gli permetterà di divenire un ottimo traduttore e di operare all’interno della casa editrice Einaudi come direttore editoriale, portando in Italia importanti successi statunitensi.

Disinteressato alla politica del suo tempo, Pavese faticherà sempre a prendere una posizione e questo sarà per lui motivo di disagio. Gli eventi esterni lo portano a iscriversi al partito fascista prima e a quello comunista poi, non per convinzione personale, ma per utilità.

Nel 1950 Pavese si toglie la vita a soli 42 anni in una stanza d'albergo a Torino.

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Mappa mentale su Cesare Pavese

Nato come poeta, la carriera autoriale inizia per Pavese nel 1936, con la pubblicazione della raccolta di poesie Lavorare stanca. In un periodo in cui il gusto e l’espressione poetica propendevano per l’incisività ermetica, Pavese va controcorrente: imbevuto di cultura americana realizza una poesia narrativa, fatta di versi più lunghi rispetto al canonico endecasillabo. Forse è questo il motivo per cui l’opera non ottiene il successo sperato, se non nel dopoguerra.

Dopo questa prima incursione nella poesia, Pavese si rivolge alla prosa. Cambia l’aspetto, ma non la sostanza: le tematiche trattate prima compaiono anche nella nuova forma stilistica. L’autore procede per coppie di opposti: campagna e città, evasione e impegno politico, individualismo e vita sociale. Se la città rappresenta la vita adulta e la solitudine, la campagna è un luogo in cui è possibile ritrovarsi. 

Paesi tuoi (1941) è il libro con cui esordisce come narratore, presentando le prime caratteristiche di quello che, nel secondo dopoguerra, sarà riconosciuto come filone letterario del neorealismo. Le sue descrizioni crude e violente rappresentano una realtà che si confonde con il mito.

Ma l’opera più completa di Pavese, il diario di bordo che dal 1935 lo accompagnerà fino alla morte, è Il mestiere di vivere, un vero e proprio laboratorio di riflessioni, in cui sono ripresi tutti i temi principali della poetica pavesiana, tra cui la solitudine che tormenta l’animo dei suoi protagonisti, come il proprio.

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La casa in collina

“Non sei mica fascista?” mi disse. Era seria e rideva. Le presi la mano e sbuffai.

“Lo siamo tutti, cara Cate” - dissi piano. “Se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e s’accontenta, è già un fascista.”

La casa in collina (1947) è un romanzo carico di vergogna e umiliazione: Pavese ha mancato l’appuntamento con la storia, rinunciando a prendere parte alla lotta partigiana del dopoguerra. Il protagonista dell’opera risente del suo stesso senso di colpa. È un uomo sfuggente, vittima della propria solitudine e della tendenza a fuggire dai rapporti, caratteri che rivedremo anche in Anguilla, ne La luna e il falò.

Quello di Pavese è un modo anomalo di raccontare la guerra, opposto all’approccio attivista di Beppe Fenoglio. Lo scrittore trasferisce nei suoi personaggi il proprio personale dilemma tra reticenza e attivismo civile, tra solitudine e impegno.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Proprio nell’anno conclusivo della sua vita, Pavese compone dieci poesie: otto in italiano e due in lingua inglese, pubblicate postume nella raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951). Come un cerchio, dunque, l’attività di scrittura dell’autore inizia e termina con la poesia. 

Per l’occasione Pavese torna alla tradizione: la poesia-racconto cede il passo alla lirica amorosa, attraverso la tematica della disperazione d’amore e le scelte metrico-formali più conservative.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi è anche il titolo di una poesia interna alla raccolta. Il testo sviluppa la riflessione del poeta sull’ennesima delusione amorosa, che chiude ogni speranza futura, quasi prefigurando il suicidio di Pavese. La poesia procede per immagini di incomunicabilità e silenzio, che riflettono l’assenza di fiducia per un futuro lontano dall’amata.

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