Mappa mentale su Cesare Pavese
Nato come poeta, la carriera autoriale inizia per Pavese nel 1936, con la pubblicazione della raccolta di poesie Lavorare stanca. In un periodo in cui il gusto e l’espressione poetica propendevano per l’incisività ermetica, Pavese va controcorrente: imbevuto di cultura americana realizza una poesia narrativa, fatta di versi più lunghi rispetto al canonico endecasillabo. Forse è questo il motivo per cui l’opera non ottiene il successo sperato, se non nel dopoguerra.
Dopo questa prima incursione nella poesia, Pavese si rivolge alla prosa. Cambia l’aspetto, ma non la sostanza: le tematiche trattate prima compaiono anche nella nuova forma stilistica. L’autore procede per coppie di opposti: campagna e città, evasione e impegno politico, individualismo e vita sociale. Se la città rappresenta la vita adulta e la solitudine, la campagna è un luogo in cui è possibile ritrovarsi.
Paesi tuoi (1941) è il libro con cui esordisce come narratore, presentando le prime caratteristiche di quello che, nel secondo dopoguerra, sarà riconosciuto come filone letterario del neorealismo. Le sue descrizioni crude e violente rappresentano una realtà che si confonde con il mito.
Ma l’opera più completa di Pavese, il diario di bordo che dal 1935 lo accompagnerà fino alla morte, è Il mestiere di vivere, un vero e proprio laboratorio di riflessioni, in cui sono ripresi tutti i temi principali della poetica pavesiana, tra cui la solitudine che tormenta l’animo dei suoi protagonisti, come il proprio.
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