Cosa sono gli avverbi

Gli avverbi sono una parte invariabile del discorso che precisa il significato della parola a cui sta vicino (dal latino ad + verbum, “vicino a una parola”). A seconda del significato si distinguono in diversi tipi: scoprili tutti in questa lezione.

Appunti

Impara a distinguere gli avverbi di modo, di quantità, di tempo, di luogo, di giudizio, interrogativi ed esclamativi. Possono aggiungersi a:

  • un verbo (Claudia cammina velocemente);
  • un aggettivo (Claudia è particolarmente contenta);
  • un altro avverbio (Claudia ascolta molto attentamente);
  • un nome o un pronome (Solo Claudia/lei mi capisce);
  • un’intera frase (Forse Claudia ha ragione).

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Prerequisiti per studiare l'avverbio

Per studiare l'avverbio è necessario conoscere:

Video della mappa mentale sull'avverbio

Vuoi sapere cos'è l'avverbio e quali sono le sue caratteristiche?

Ci sono diversi tipi di avverbio, possono avere un grado, possono essere alterati o formati da più parole.

Trovi tutto quello che cerchi nel video della mappa mentale.

Gli avverbi di modo

L'avverbio di modo indica il modo in cui avviene l’azione espressa dal verbo, come nella frase Enrico ascolta attentamente la lezione.

Molti di questi avverbi sono formati aggiungendo il suffisso -mente al femminile dell’aggettivo corrispondente: attenta-mente, rapida-mente, onesta-mente… Come mai? Perché in origine erano espressioni latine formate da due parole: il nome femminile mens, mentis al caso ablativo (mente) e un aggettivo concordato. Col passare del tempo aggettivo e nome hanno iniziato a fondersi in un’unica parola e dal significato di “con mente attenta”, “con mente rapida”, “con mente onesta” e così via si è passati a quello attuale degli avverbi attentamente, rapidamente e onestamente.

Oltre agli avverbi di modo in -mente, ci sono anche quelli in -oni (carponi, tentoni, bocconi...) e gli aggettivi qualificativi usati al maschile singolare in funzione avverbiale (Parla forte!).

Gli avverbi di quantità

Un avverbio di quantità indica una quantità indefinita: poco, almeno, abbastanza, quasi, soltanto, molto, altrettanto, circa, troppo

Devi però fare attenzione a non confonderli con gli aggettivi e i pronomi indefiniti. Per riconoscerli tieni presente che se accompagnano il nome sono aggettivi, se lo sostituiscono sono pronomi, se invece precisano il significato del verbo sono avverbi, come vedi negli esempi seguenti:

  • Ho mangiato poco (avverbio di quantità).
  • Ho mangiato poca pasta (aggettivo indefinito).
  • Pochi sanno come stanno le cose (pronome indefinito).

Gli avverbi di tempo

L'avverbio di tempo indica il momento in cui avviene l’azione: ieri, oggi, domani, ora, adesso, subito, presto, tardi, sempre, mai, spesso

Ecco un esempio di frase con ben due avverbi di tempo:

Raramente mi capita di arrivare tardi agli appuntamenti.

Gli avverbi di luogo

Un avverbio di luogo indica il luogo in cui si svolge l’azione o dove si trova un oggetto o una persona rispetto a chi parla e a chi ascolta.

Ne sono esempi:

  • qui e qua e i composti quaggiù e quassù, riferiti a un luogo vicino a chi parla e a chi ascolta;
  • e e i composti laggiù e lassù riferiti a un luogo lontano da chi parla e da chi ascolta;
  • giù, su, sotto, sopra, dentro, fuori, davanti, dietro, dappertutto, altrove, intorno
  • gli aggettivi vicino e lontano usati al maschile singolare con funzione avverbiale;
  • le particelle ci, vi e ne usate con il significato di “in questo/quel luogo”, “da questo/quel luogo” (Amo la montagna: ci vado tutte le estati e, quando arriva il momento di tornare a casa, non me ne vorrei più andare).

Ricordati però che parole come sotto, sopra, dentro, fuori, davanti e dietro possono essere usate anche in funzione di preposizioni improprie quando reggono un nome. Fuori è perciò un avverbio nella frase Ti aspetto fuori, ma è una preposizione nella frase Ci troviamo fuori da scuola.

Gli avverbi di giudizio

Rientrano nella categoria degli avverbi di giudizio gli avverbi di:

  • affermazione: sì, certo, sicuramente, appunto, davvero, proprio...
  • negazione: no, non, minimamente…
  • dubbio: forse, probabilmente, magari...

Ecco un esempio di frase in cui puoi osservare come l’utilizzo dell’avverbio di negazione non ti permetta di capovolgere il senso della frase, trasformandola da positiva a negativa:

Mi piacciono le lasagne. -> Non mi piacciono le lasagne.

Gli avverbi interrogativi ed esclamativi

L'avverbio interrogativo introduce una domanda diretta (Come stai? Dove vai? Quando torni?). Si tratta invece di una congiunzione se introduce un’interrogativa indiretta o un’altra subordinata (Vorrei sapere dove vai).

Questi stessi avverbi possono assumere anche valore esclamativo, per esempio nella frase Come sei bravo!

Anche ecco è un avverbio e si usa per presentare ciò di cui si parla, richiamando l’attenzione dell’interlocutore all’inizio della frase (Ecco che arriva Lorenzo): per questo si chiama avverbio presentativo. Al contrario, l’avverbio insomma si usa a conclusione di un ragionamento o di un discorso (Insomma, vi ho detto tutto e ora attendo vostri suggerimenti).