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Le coniugazioni del verbo: are, ere e ire

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il verbo può essere definito come la parte variabile del discorso, che ci aiuta ad indicare diversi elementi. Ogni verbo si compone di diversi elementi e tra questi ci sono le sue coniugazioni, che sono tre:

  • -ARE
  • -ERE
  • -IRE

Queste coniugazioni non sono valide per tutti i verbi, ma lo vedremo nel dettaglio in questo articolo: in questa lezione, infatti, impareremo cos’è un verbo e quali sono le sue coniugazioni e i casi in cui possono variare!

Cos’è un verbo

Il verbo è una parte variabile del discorso, che può indicarci più cose:

  • un’azione che è stata compiuta, da qualcuno o da qualcosa;
  • un’azione che è stata subita, da qualcuno o da qualcosa;
  • una situazione in cui qualcuno o qualcosa si trova;
  • un modo di essere di qualcuno o di qualcosa;
  • l’esistenza di qualcuno o di qualcosa.

Ecco alcuni esempi di verbi che indicano proprio questi elementi:

  • Chiara mangia;
  • Marco è stato espulso;
  • Davide è inciampato;
  • Ariel è una sirena;
  • C’è la pioggia.

Le parti del verbo

Com’è fatto un verbo? Ecco tutti gli “ingredienti” necessari:

  • la radice, che contiene il significato del verbo (parl- per parlare);
  • la vocale tematica, che ci dice la coniugazione. Insieme alla radice forma il tema del verbo (parla- per parlare);
  • la desinenza, la parte variabile che contiene le informazioni grammaticali (-are per parlare).

Le tre coniugazioni del verbo

I verbi italiani si classificano in tre coniugazioni sulla base della desinenza dell’infinito:

  • la prima coniugazione è quella dei verbi in -are;
  • la seconda coniugazione comprende i verbi in -ere;
  • la terza coniugazione è quella dei verbi in -ire.

In realtà, come vedi, l’elemento distintivo non è la desinenza, ma la vocale tematica: -a per i verbi della prima coniugazione, -e per quelli della seconda e -i per quelli della terza.

Ci sono però delle eccezioni che riguardano la seconda coniugazione:

  • i verbi in -rre come trarre, porre e condurre appartengono alla seconda coniugazione per la loro origine latina (trahere, ponere, conducere);
  • dire e fare sono due verbi che derivano dal latino dicere e facere. Per questo possono essere trattati come verbi irregolari della seconda coniugazione, anche se molti preferiscono attribuirli rispettivamente alla terza e alla prima coniugazione in base alla terminazione.

La maggior parte dei verbi italiani appartiene alla prima coniugazione. Conoscere la coniugazione di un verbo, in generale, è importante perché ci permette di sapere come si formano tutti i suoi modi e i suoi tempi, seguendo uno schema fisso di comportamento.

La prima coniugazione

I verbi della prima coniugazione sono quelli con l’infinito in -are, come parlare.

Ci sono però alcune particolarità da tenere presenti:

  • i verbi in -care (giocare) e -gare (pagare) conservano la C e la G velari dure anche nelle forme con desinenza che inizia per E o I aggiungendo una H tra la radice e la desinenza (gochiamo, pagherò);
  • i verbi in -ciare (baciare) e -giare (mangiare) perdono la I se la desinenza inizia per E (bacerò, mangerei);
  • i verbi in -eare (creare) conservano la E anche davanti a un’altra E (creeremo);
  • i verbi in -iare seguono due modelli diversi a seconda di dove cade l’accento:
    1. quelli come invìo, con l’accento sulla I, fanno invìi (alla seconda persona singolare dell’indicativo presente e alle tre persone singolari del congiuntivo presente) e invìino (alla terza persona plurale del congiuntivo presente);
    2. quelli come inizio, in cui l’accento non cade sulla I, fanno inizi e inizino.

Scarica la scheda con la coniugazione completa del verbo parlare per avere sempre a portata di mano il modello da seguire:

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La seconda coniugazione

La seconda coniugazione comprende i verbi con l’infinito in -ere o in -rre. Bisogna però fare attenzione ad alcune particolarità:

  • i verbi in -cere (vincere) e -gere (piangere) di solito hanno suono dolce (palatale) davanti a -E o -I (vinci, piangendo), mentre assumono il suono duro velare davanti ad -A e -O (vinca, piango). Fanno eccezione i verbi come cuocere che mantengono il suono dolce dell’infinito anche prima delle vocali -A e -O con l’inserimento di una I tra radice e desinenza (cuocio);
  • nei verbi come tenere la vocale tematica -E diventa un dittongo (-IE) in posizione tonica, cioè accentata (tieni, teniamo);
  • l’alternanza tra -etti (credetti) ed -ei (abbattei) al passato remoto e tra -uto (creduto), -nto (vinto), -tto (letto), -sto (visto) e -so (perso) al participio passato può generare un po’ di dubbi: consulta il dizionario per sapere qual è la forma corretta per ogni verbo.

Scarica la scheda con la coniugazione completa del verbo credere per avere sempre a portata di mano il modello-base da seguire:

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La terza coniugazione

I verbi della terza coniugazione hanno l’infinito in -ire.

Molti verbi però aggiungono il suffisso -isc alla radice nelle tre persone singolari e nella terza plurale dell’indicativo (finisco) e del congiuntivo presente (capiscano) e nella seconda singolare dell’imperativo (obbedisci). Il suffisso deriva dal latino dove indicava l’aspetto incoativo: non farti spaventare dal parolone, vuol dire solo che si usava per dare al verbo il significato di “cominciare a”.

Esempio: seneo in latino significa ‘invecchiare’, mentre senesco con il suffisso aggiunge al verbo l’idea di ‘cominciare a invecchiare’.

In italiano le forme in -isc si sono affermate, ma hanno perso il significato di “cominciare a”, mantenendo invece il significato del verbo corrispondente senza suffisso.

Ecco un paio di aspetti da tenere presenti per coniugare correttamente i verbi della terza coniugazione:

  • il participio può essere in -ente (divertente) o in -iente (obbediente) e, in alcuni verbi, la T si trasforma in Z prima della desinenza (consenziente);
  • i verbi cucire e fuggire si comportano in modo diverso: cucire conserva la C dolce palatale in tutta la coniugazione inserendo una I davanti alle desinenze in -A e -O (cucio), mentre fuggire assume suono duro velare davanti ad -A e -O (fuggo).

Segui il modello del verbo partire per coniugare tutti i verbi della terza coniugazione. Scarica il pdf qui:

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La coniugazione propria di essere e avere

Non tutti i verbi, però, seguono i modelli di riferimento delle tre coniugazioni. I verbi ausiliari, essere e avere, per esempio, hanno una coniugazione particolare detta coniugazione propria.

La coniugazione del verbo essere

Essere non è soltanto un verbo ausiliare, ma può essere usato anche da solo con il significato di:

  • esistere (C’è un problema);
  • trovarsi (Simone è in treno);
  • appartenere a (La moto è di Marco);
  • essere fatto di (La bottiglia è di plastica);

Ripassa la coniugazione propria del verbo essere nella scheda a lato. Scaricala qui:

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La coniugazione del verbo avere

Anche il verbo avere può essere usato da solo e significa:

  • possedere: in senso concreto (Claudio ha una bella macchina), astratto (Claudio ha un cuore d’oro) e anche figurato (Claudio ha due figli);
  • sentire (Roberta ha freddo).

Ripassa la sua coniugazione nella scheda. Scarica il pdf qui:

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Come si coniugano i verbi irregolari

La coniugazione è l’insieme delle forme di un verbo.

I verbi che seguono lo schema generale della coniugazione a cui appartengono sono detti verbi regolari.

I verbi irregolari, invece, sono quelli che si discostano da questo schema almeno in qualche forma. Possono modificare la radice oppure usare desinenze diverse rispetto alla coniugazione-modello.

Esempi di verbi irregolari delle tre coniugazioni del verbo

La prima coniugazione ha soltanto tre verbi irregolari: andare, con le sue forme particolari di indicativo e congiuntivo presente, dare e stare, con tante voci da imparare. Fatti aiutare dalla scheda per ricordarle. Scarica il pdf qui:

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La maggior parte dei verbi irregolari appartiene alla seconda coniugazione: si tratta di verbi come bere, crescere, cuocere, dire, fare, piacere, vedere, volere e molti altri ancora. Ecco una scheda per aiutarti a ricordare le forme più antipatiche dei verbi cuocere e piacere. Scaricala e stampala:

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Anche nella terza coniugazione ci sono alcuni verbi irregolari, come aprire, salire, uscire e venire. Per memorizzare le forme più difficili dei verbi uscire e venire scarica la scheda e stampala:

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Come si coniugano i verbi difettivi

I verbi difettivi hanno una coniugazione incompleta perché mancano (“difettano” appunto) di alcune forme.

Cosa risponderesti a un amico che ti chiedesse di completare la frase “Oggi il sole splende come non aveva mai…”? Attento, è un trabocchetto! Splendere, come competere, esimere, soccombere, stridere e altri verbi, non ha il participio passato e quindi ha soltanto i tempi semplici. Per completare la frase e fare un figurone con il tuo amico ti basterà usare il participio passato fatto oppure un sinonimo come brillato!

Studia la coniugazione del verbo splendere. Scarica la scheda qui:

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In sintesi

-Are, -ere e -ire, sono queste le tre coniugazioni del verbo. I verbi essere e avere, però, hanno coniugazione propria e ci sono anche verbi irregolari che non seguono uno schema fisso nella coniugazione.

Il verbo è una parte variabile del discorso che si coniuga nei vari modi, tempi e persone seguendo un modello di riferimento. È la coniugazione, che si distingue a seconda della vocale tematica del verbo.

I verbi ausiliari, però, hanno una coniugazione particolare e anche i verbi irregolari, come dice il nome, si comportano in modo non sempre prevedibile.

Non ti resta che studiare le coniugazioni del verbo, seguendo l’esempio dei verbi-modello delle tre coniugazioni e imparando a riconoscere i verbi irregolari.