Intervista a Cristina Bombelli per il mese delle STEM 23 ago 2016

Cristina Bombelli

Intervista a Cristina Bombelli per il Mese delle STEM. Durante il Mese delle STEM intervistiamo donne con un diverso rapporto con le materie STEM a scuola, nel lavoro e nel quotidiano. Ecco con un altro appuntamento con “Le studentesse vogliono contare”, la rubrica speciale in cui proponiamo una serie di interviste per offrire alle studentesse esempi di leadership al femminile.

Questa intervista è contenuta nel libro “Le ragazze con il pallino per la matematica“.

Cristina Bombelli si descrive così:


Fondatrice di
Wise Growth, società di consulenza orientata allo sviluppo organizzativo ed individuale e presidente della Fondazione la Pelucca, onlus impegnata nei servizi agli anziani (www.wise-growth.it; www.fondazionelapelucca.orgFormatrice sui temi del comportamento organizzativo e dell’inclusione delle diversità.

Dal 1995 al 2007 nella faculty di Bocconi School of Management, dove ha fondato e condotto un centro di ricerca sul Diversity Management, il Laboratorio Armonia. E’ stata professore di presso l’Università di Milano Bicocca  e visiting scholar presso l’Università di La Verne, OC, California.
Ha condotto numerose ricerche sui temi della gestione della diversità in azienda e pubblicati molti articoli e libri sul tema. Si ricordano: Alice in business land per l’editore Guerini, e Management Plurale per Etas, Un manager nell’Impero di Mezzo e Generazioni in azienda, entrambi per Guerini.

 

Intervista a Cristina Bombelli per il mese delle STEM

Quale Liceo hai scelto?
Non ho frequentato il liceo, ma mi sono diplomata perito chimico. La scelta è stata dettata dal desiderio di trovare rapidamente lavoro, perché i miei non potevano mantenermi all’Università, e mi sembrava che la chimica fosse la materia del futuro. La cosa funzionò, tanto che diplomata a luglio, ad ottobre già lavoravo in un’azienda di resine. Controllo prodotto finito e materie prime. Una nota interessante: quando mi sono iscritta alla prima classe nell’Istituto di Varese, dove ho seguito il biennio, non c’erano donne. Siamo state le prime quattro, con onore di foto sul giornale locale.

 

Quale era la tua materia preferita al Liceo?
Ho sempre avuto una passione per le parole, per la loro organizzazione e per le emozioni che sanno suscitare. La mia materia preferita era italiano. Nei compiti in classe riuscivo a fare due, a volte tre temi. Il mio e un paio di altri per i miei compagni che avevano difficoltà, di solito uomini. In compenso, nonostante una scuola tecnica, confesso la mia difficoltà con la matematica. La chimica in fondo era diversa: si trattava più di logica. Il mio rimpianto è di non aver fatto pace con la matematica, perché sono convinta che se avessi avuto più determinazione e qualche “mentore” più efficace, non avrei avuto le difficoltà che ho incontrato.

 

Quale Università hai frequentato e perché?
Ho scelto filosofia, convinta che avrei fatto il perito chimico per tutta la vita e che l’Università sarebbe stata qualcosa di personale, un luogo di studio e non una professione. Invece la vita fa molti scherzi e l’azienda per cui lavoravo ha chiuso. Giusto poco prima della laurea. Come sempre una difficoltà si può tradurre in opportunità e così ho potuto chiedermi cosa mi sarebbe piaciuto fare realmente.

 

Se potessi tornare indietro nel tempo, chi vorresti conoscere?
Mi affascinano le donne che hanno trovato il coraggio di trasgredire e di cercare la loro strada: Marie Curie, ad esempio, o anche Maria Montessori. Una donna che ho recentemente scoperto (leggendo prima la sua biografia e poi la sua autobiografia che consiglio) e che avrei voluto come amica è Beryl Markham, vissuta in Africa e prima trasvolatrice in solitaria dell’Atlantico. Uno straordinario role model.

 

Chi ti ha ispirato e guidato nella tua carriera?
Faccio fatica a pensare al mio lavoro come ad una “carriera”, non perché mi sottraggo al termine, ma perché in realtà ho seguito un percorso di ricerca, mi sono posta delle domande a cui ho cercato di dare risposte. In questo mi hanno ispirato molti, uomini e donne, che ho visto fare lo stesso. Non cercare il successo per sé stesso, ma dare senso alla propria vita attraverso lo studio e la ricerca.

 

Una frase che non sopporti?
“E’ una questione “culturale”….” detta di solito scuotendo la testa, che prelude a: quindi non si può fare nulla.

 

Una frase che ripeti spesso?
“L’elefante si mangia a fette….” Quando i miei collaboratori mi guardano sconsolati…

 

Quanto hanno contribuito le tue conoscenze logico – matematiche nella tua carriera?
La logica è la base del mio lavoro: mi piace insegnare e sono molto contenta quando le persone mi seguono in un percorso logico, che è strategia di apprendimento, che è un modo di osservare la realtà e di trarne delle conseguenze.

 

Cosa fare per scoraggiare il fenomeno degli stereotipi di genere?
Quello che si sta facendo. Ho iniziato ad occuparmi di esclusione femminile nelle carriera molti anni fa, ed ero una voce isolata. Oggi ci sono associazioni come questa e molte altre, ci sono aziende che sviluppano programmi, ci sono molti uomini alleati nel percorso di crescita collettiva. Se guardiamo al passato molta strada è davvero stata fatta. Altra ne resta, ma siamo in ottima compagnia.

 

Oggi fra i giovani la paura più grande è non riuscire a realizzarsi. Qual è il tuo consiglio?
Di seguire le proprie attitudini, di “assaggiare” diversi contenuti, frequentare differenti gruppi, capire cosa ci fa “brillare gli occhi”. La passione non si contiene e le persone che hanno seguito i propri interessi hanno sempre raggiunto posizioni interessanti.

 

Cos’è il successo per te?
Arrivare alla mia età e non avere rimpianti. Sapere di avere fatto quanto era nella mia possibilità per seguire, appunto, le mie aspirazioni; avere una base solida di onestà tanto da guardarsi allo specchio senza vergogna; avere avuto la fortuna di un marito che mi ha supportata e due figli che stanno trovando la loro strada; avere incontrato tantissime persone in gamba. Addormentarsi la sera con un sorriso.

 

Grazie Cristina! 

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