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Questa intervista è contenuta nel libro “Le ragazze con il pallino per la matematica“.
Laura Indolfi si presenta così:
Fondatrice e amministratore delegato di Panther Therapeutics, una start up del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston che sviluppa tecnologie innovative per rivoluzionare il trattamento locale di tumori solidi. La sua esperienza scientifica copre una vasta gamma di aree terapeutiche (cardiologia, oncologia, medicina rigenerativa) e di approcci (rilascio di farmaci, terapia cellulare, dispositivi impiantabili).
Laura Indolfi ha conseguito una laurea in Scienza ed Ingegneria dei Materiali e un dottorato di ricerca in Biomateriali presso l’Università “Federico II” di Napoli. Prima di fondare PanTher, è stata ricercatrice associata presso Institute for Medical and Engineering Science di Harvard-MIT, e come imprenditore-in-residence presso il Massachusetts General Hospital Cancer Center.
Oltre ad un forte background tecnico, Laura ha esperienze gestionali e di business sviluppate nel corso della sua attività di formazione biomedica presso le scuole di management MIT-Sloan e Harvard Business School. Nel 2016, è stata nominata TED Fellow, una delle 21 persone scelte ogni anno dall’organizzazione TED che sono considerate essere gli innovatori più dirompenti e trasformativi a livello mondiale.
Il Liceo Scientifico “E. Torricelli” di Somma Vesuviana – provincia di Napoli. Sono sempre stata appassionata delle materie scientifiche, nonostante provenga da una famiglia di avvocati.
Chiaramente Matematica e Fisica. Ho anche avuto la fortuna di avere una professoressa di Matematica che amava il suo lavoro e ci ha introdotto alle materie con passione e coinvolgimento. Non a caso, metà della mia classe ha proseguito gli studi in materie scientifiche.
Ero molto indecisa tra medicina ed ingegneria. Ma essere medico non è per me! Il sangue mi impressiona ed essendo un po’ ipocondriaca di mio, avrei vissuto l’università sicura di avere ogni malattia che studiavo… Ho optato quindi per Ingegneria. La professoressa di matematica e fisica (di cui sopra) invitò un suo collega, professore di Ingegneria dei Materiali, a fare un seminario per i maturandi del nostro liceo. Rimasi affascinata dalla versatilità della materia (dai materiali per costruzioni all’analisi del comportamento dei fluidi complessi). Ricordo ancora parte del seminario in cui descriveva la differenza tra due liquidi come il vino e il dentifricio. Decisi così di fare ingegneria dei materiali, sempre a Napoli alla Federico II. In seguito scelsi un indirizzo BioMedico (così un po’ di impatto in ambito clinico avrei comunque potuto averlo).
Preferirei andare nel futuro piuttosto! Per conoscere la mia pro-pro-pro nipote e vedere come sarà il mondo e tutte le fantastiche scoperte che saranno la quotidianità per quel tempo.
Come sarà chiaro in questo momento, sicuramente la Professoressa di Matematica e Fisica del liceo. Almeno nella scelta della materia scientifica e nella formazione professionale. Ma un ruolo importante l’ha avuto indubbiamente mia mamma. Nonostante io provenga da una famiglia di avvocati, quindi senza passione per le materie scientifiche, sono sempre stata esposta ad un ruolo femminile senza pregiudizi. Mamma ha cresciuto 3 figli essendo un avvocato, e poi un giudice. Tutto questo bilanciando famiglia e carriera! Non ho mai pensato che io non potessi fare lo stesso.
“Non si fa così” / “Si è sempre fatto così”
“Va bene sbagliare, se almeno impari qualcosa”
Moltissimo ma non solo nella carriera. Mi hanno aiutato ad affrontare i problemi con rigore e disciplina. A valutare pro e contro prima di prendere decisioni importanti. A fare una lista delle possibili alternative e conseguenze…
Condividere la propria avventura e la propria passione. Molti degli stereotipi di genere nascono dall’impossibilità di immaginare di poter fare qualcosa a cui non si è mai esposti. 90 volte su 100, sono l’unica donna in riunioni con investitori. E mi fa piacere pensare che condividendo la mia avventura di imprenditrice e CEO possa incitare altre donne/ragazze a pensare: “beh se può farlo lei, posso farlo anche io!”.
Lo stereotipo di genere inizia da piccoli. C’è stato un bel TED Talk l’anno scorso a Vancouver su questo tema e una frase mi ha particolarmente colpito: “insegniamo ai bambini ad essere coraggiosi, ed alle bambine ad essere perfette.” Dovremmo invece insegnare anche alle bambine ad essere coraggiose e sperimentare cose nuove, anche se si sporcano col fango o si fanno male.
Di seguire la passione. Non bisogna essere condizionati dagli stereotipi altrui! Bisogna fare quello per cui siamo portati e che ci motiva ogni giorno ad alzarci dal letto ed andare a lavorare. Nessun mestiere è facile. Ci sono alti e bassi ovunque, ma se fai qualcosa che ti piace, superare le difficoltà sembrerà meno impossibile. E se il tuo lavora ti appassiona, ti sentirai realizzato a fine giornata, con la consapevolezza di aver speso il tuo tempo in qualcosa in cui credi. Come accennato, provengo da una famiglia di avvocati, che sono rimasti un po’ scioccati quando decisi di fare ingegneria. Ma papà mi disse: “lavorerai l’80% del tuo tempo, meglio che scegli qualcosa che ti piace fare”… e così è stato.
Arrivare a fine giornata stanca ma felice, con la consapevolezza di aver speso il mio tempo facendo quello che mi piace e con la speranza di riuscire un giorno a contribuire alla cura di persone affette da malattie devastanti, come il cancro, con il mio lavoro.
Ti è piaciuta l’intervista a Laura Indolfi? Leggi anche tutte le altre nella sezione INTERVISTE del nostro blog.
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