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Un nuovo appuntamento con le interviste per Il Mese delle STEM. Tra le nostre #ragazzeSTEM si aggiunge Maria Luisa Gota, che oggi ci racconta qualcosa di sé, della sua vita e del suo rapporto con le materie scientifiche. In particolare con la Matematica. Maria Luisa Gota è un esempio di leadership femminile per tutte quelle ragazze “che vogliono contare”.
Maria Luisa GOTA
Amministratore Delegato e Direttore Generale Fideuram Vita. Divisione Insurance – Intesa Sanpaolo
Nonostante il mio percorso di studi, con otto anni di matematica tra corso di laurea e dottorato di ricerca, faccia pensare il contrario, confesso che non ho mai avuto il pallino per la matematica. Era una materia scolastica che apprendevo con molta facilità ma non mi spingevo più in là di quanto servisse per aver un buon voto.
Scelsi il liceo scientifico perché già nelle mie valutazioni di allora era una scuola completa e fui confortata nella scelta anche dall’esito di un test attitudinale “serio” che mi dava come predisposta per le materie scientifiche.
Negli anni del liceo non ebbi la fortuna di incontrare il docente che ti fa innamorare della matematica. Fu soltanto quando, preparando l’esame di maturità, mi misi a studiare da sola le parti teoriche del programma di quinta (limiti, calcolo differenziale, integrali) che iniziai a trovarla interessante. Mi dava molta soddisfazione entrare nella logica perfetta delle dimostrazioni dei teoremi.
Nell’estate della maturità arrivai perfino a prendere dalla biblioteca pubblica della mia città un paio di testi di logica matematica e iniziai a familiarizzare con la materia. A quel punto la scelta per l’università era fatta.
Il primo esame era Algebra. Ricordo che studiai parecchio per quel primo importante test e quando andai ad ascoltare gli orali dei primi candidati mi dissi “Accidenti Maria Luisa hai studiato un’altra materia. Di corsa a casa a studiare questa!”. Nei quattro giorni che avevo a disposizione prima del mio turno ripresi in mano tutto e studiai con il puntiglio, la completezza, la precisione nell’esposizione scritta ed orale che avevo intuito servissero. E fu lì che arrivò il primo 30.
Tornassi indietro nel tempo vorrei conoscere Fermat per chiedergli del suo famoso ultimo teorema. Chissà se l’aveva davvero dimostrato come scrisse “Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema, che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina”.
Durante il dottorato certamente la persona che più mi ha ispirata e influenzata è stato il Prof. Lorenzo Peccati con cui mi sono laureata e ho mosso i primi passi nel mondo accademico.
Nel mondo del lavoro ci sono state persone da cui ho preso alcune cose e verso le quali ho gratitudine ma non riesco a vedere l’impronta di una sola persona. In questa fase più matura della mia vita professionale sto traendo molta ispirazione da un paio di persone con le quali ho lavorato e sto lavorando. La scarsità di role model per giovani donne nel settore finanziario era un dato di fatto fino a 5-10 anni fa. Le cose però fortunatamente stanno cambiando.
Una frase che non sopporto: “E’ un tecnico”; si è detto e si dice troppo di tante persone ed assume una connotazione quasi negativa, come se l’essere tecnico fosse uno stigma che pregiudica lo sviluppo di carriera. Vorrei sottolineare che essere tecnici è un vantaggio, non uno svantaggio. Se oltre al profilo tecnico c’è la capacità di comunicare, la sensibilità nel capire le persone, l’attitudine a lavorare con gli altri ….. beh allora c’è proprio tutto.
Una frase che ripeto spesso è “Bisogna lavorare insieme”. Gli individualisti che vanno avanti da soli o con pochi altri, sempre gli stessi, all’interno del loro silos non fanno il bene dell’azienda.
Devo molto alle mie conoscenze logico-matematiche. Mi hanno permesso di entrare con facilità su tutte le materie più nuove che si sono sviluppate negli anni. Mi hanno dato la forma mentis per approcciare qualsiasi argomento nuovo senza timore. Sono un biglietto da visita di tutto rispetto, poche chiacchiere e molta sostanza.
Bisogna promuovere le donne. Con il limite di tutte le generalizzazioni, mi sento di dire che il loro stile di direzione è diverso, deve entrare nelle abitudini delle persone.
Seguire le proprie inclinazioni, con un occhio a dove va il mercato del lavoro. Bisogna guardare avanti e individuare le professioni del futuro. Quindi leggere, partecipare agli incontri con le aziende, viaggiare e imparare bene le lingue. Il campo da gioco di un ventenne di oggi va oltre il proprio Paese, la tecnologia accorcia enormemente le distanze.
Successo per me è avere ambizioni, possibilmente grandi ambizioni, realizzarle ed essere riconosciuti per questo.
Grazie Maria Luisa!
Ti è piaciuta l’intervista a Maria Luisa Gota? Leggi anche tutte le altre nella sezione interviste del nostro blog.
“Le ragazze con il pallino per la matematica” di Chiara Burberi e Luisa Pronzato (edizioni Libromania) è una raccolta di cento interviste, che seguono una traccia semplice che valorizzi le personalità, le passioni e le esperienze individuali di studio e di professione. Le narrazioni di crescita personale prima che professionale suggeriscono alle ragazze più giovani percorsi di orientamento per la scuola e per il lavoro e possono far prendere consapevolezza delle proprie potenzialità, sfatando il mito che bisogna nascere palesemente talentuosi per avere una vita di successo. Il libro è disponibile sui digital store. Per acquistare il libro su amazon clicca qui.
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