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Intervista a Paola Bosso per il Mese delle STEM. Un altro appuntamento con donne che sono esempio di leadership femminile e che ci parlano del loro rapporto con le materie STEM.
Questa intervista è contenuta nel libro “Le ragazze con il pallino per la matematica“.
Paola Bosso si presenta così:
Liceo scientifico
Letteratura e fisica
Politecnico di Torino, ingegneria meccanica. Al termine del liceo avevo chiara la consapevolezza di possedere i basics per un sapere umanistico che sempre mi avrebbe dato piacere e che ero in grado di approfondire da sola, diversamente per il sapere scientifico che – comprendevo – avrebbe connotato il futuro ma di cui non possedevo la chiave. “Il futuro sarà lì” intuivo, sicchè mi sono iscritta al Politecnico. Non secondaria alla base della mia scelta la figura di mio padre, ingegnere, che persi all’età di 9 anni.
Rita Levi di Montalcini, Virginia Woolf
Due maestri, a livello lavorativo: il primo è stato il direttore generale dell’azienda dove poi ho lavorato per molti anni, il secondo il fondatore di una boutique advisory firm. Il tratto comune: quella consapevole naturalezza nel proprio sapere e ruolo che permetteva loro di dare generosamente a chiunque volesse imparare e recepire, senza invidia, calcoli, timore di essere sopraffatti o superati.
“IO, IO, IO;…..Non mi interessa”
“Ti auguro il dono del discernimento”
Molto, soprattutto la capacità di modellizzare la realtà per trovare soluzioni. Modellizzare, che vuol dire semplificare un fenomeno per studiarlo, mantenendone però le relazioni e le variabili essenziali evitando di banalizzarlo. Qualche esempio? Relativamente alla modellizzazione, beh… le decine, centinaia di business plan fatti presuppongono tale capacità di modellizzazione (tenere le variabili che contano, capirne le interrelazioni, buttare via tutto il resto) e ovviamente conoscere.. il business.Un’altra applicazione sono l’individuazione dei transfer prices all’interno di un Gruppo. Occorre capire quali sono i comparables e le variabili che contano e che si assomigliano.
Ho smesso di fare qualcosa. Un tempo credevo che gli stereotipi di genere non esistessero e che bastava essere brava; poi ho pensato che bisognava essere non solo brava ma bravissima; successivamente ho aggiunto che occorreva essere bravissima e simpatica, offrire aiuto ed evitare di dare ombra. A questo punto della vita mi riesce difficile elaborare o suggerire una tattica o anche solo un suggerimento.
Una visione meno narcistica di sé e una comprensione – difficilissima – di cosa effettivamente ci fa contenti.
Ricevere la stima di coloro con chi e per chi si è lavorato e concretizzare questa stima in un percorso sensato di carriera e di vita.
Grazie Paola!
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