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Qualche giorno fa un ragazzo di 30 anni, Michele, di Udine si è suicidato dopo avere scritto una lettera che è un atto di accusa contro una società che non gli ha dato la possibilità di lavorare, condannandolo al precariato e a una vita senza futuro ai suoi occhi disperati. Perché il lavoro è così importante per noi? Da un lato è una fatica necessaria come dice l’etimo della parola lavoro, che ci permette di raggiungere quel reddito che ci consente di soddisfare i nostri bisogni e magari anche i nostri desideri. Ma dall’altro il lavoro definisce la nostra identità e dà un senso alla nostra vita. E’ l’energia (come suggerisce la radice erg che sta in parole italiane come ergonomia e straniere come work) che trasforma noi e la realtà che ci circonda. Per questo si dovrebbe pensare al lavoro non solo con la paura di non trovarlo, ma con il desiderio di mettersi alla prova in una esperienza che ci cambierà.
Oggi tutti hanno capito che per trovare più facilmente lavoro, anche in un paese in crisi come il nostro, bisogna essere unici, diversi e migliori in modo da essere ricercati e scelti. Quello che è raro ha valore e questo vale anche per la persona. Ed allora ecco spiegata l’ansia con la quale genitori e figli cercano di accumulare lingue straniere conosciute, soggiorni all’estero, medaglie sportive, attestati di ogni genere e persino ore di volontariato.
E’ come se si cercasse di riempire con tutto il carburante possibile il serbatoio di un razzo: solo che, fuor di metafora, il razzo è un adolescente che non è detto arrivi in questo modo sparato al successo professionale ed economico. La vita insegna molto anche fuori da questa traiettoria lineare. Insegna a superare una crisi, a comunicare e lavorare con altri, ad essere curiosi e creativi, a capire chi siamo per sapere dove vogliamo andare, a distinguere il vero dal falso e il bene dal male. Serve allora la capacità di volare a vela imparando a reagire all’ambiente e a cogliere le opportunità di scoprire il lavoro migliore per noi quando siamo pronti a riconoscerlo e non quando i nostri genitori scelgono per noi il nostro futuro.
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