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Gabriele D'Annunzio: vita e opere del poeta

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Dandy, amante del lusso, poeta Vate, figura di spicco nella politica dalla Prima Guerra Mondiale all’ascesa del Fascismo, Gabriele D’Annunzio è il principale rappresentante italiano del Decadentismo e in particolare della corrente dell’Estetismo. Da sempre riconosciuto tra i maggiori autori italiani del ‘900, ha vissuto una vita turbolenta e dedita al bello.

Scopriamo insieme quali sono stati i punti salienti della sua storia e quali sono le sue opere più importanti!

La vita di Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara nel 1863 ed è stato uno scrittore, un poeta, un drammaturgo ma anche un militare e politico italiano.

Fu l’inventore della frase “vivere inimitabile” ed è proprio questo il modo in cui ha cercato di vivere la propria vita fin dalla più giovane età. Fin da subito mostrò un grande interesse per la letteratura, tanto da pubblicare la sua prima raccolta di poesie negli anni in cui frequentava il collegio. Questa raccolta prende il nome di Primo Vere e ne affronteremo una poesia nei paragrafi successivi.

Quando pubblicò quest’opera aveva soltanto sedici anni e questa potremmo dire che segnò il suo avvenire nel mondo letterario di quegli anni. Si iscrisse poi alla facoltà di Lettere a Roma, anche se non porterà mai a termine i suoi studi.

Quel periodo trascorso nella grande città, però, gli fu comunque utile per approfondire i suoi interessi nel giornalismo e per la frequentazione di vari salotti letterari che lo avviarono alla vita mondana. Cominciarono in quegli anni le sue storie d’amore e le sue storie di vita sregolata, tutte con l’obiettivo di vivere una vita degna di essere vissuta al massimo.

Proprio per questo è considerato il padre dell’Estetismo: la sua dottrina del vivere inimitabile si diffonde non soltanto al suo modo di vivere la sua vita, ma anche nelle opere che scrive in quel periodo. Pubblicò Il Piacere, che divenne il simbolo dell’estetismo stesso che, appunto, si impone non soltanto come un vero e proprio movimento letterario ma anche come un modo di vivere la vita.

La sua vita sregolata e dedita al piacere a Roma comporta lo sviluppo di diversi debiti, per fuggire dai quali si trasferì a Venezia dove conobbe il suo grande amore, Eleonora Duse, che diventerà la sua musa ispiratrice.

In questo periodo entrò in contatto con la dottrina di Nietzsche del superuomo, che appare del tutto in linea con la sua dottrina dell’estetismo: si tratta di un uomo che rifiuta le convenzioni sociali, che è uno spirito libero e che non accetta alcun tipo di costrizione data dalla società.

Fu un aperto sostenitore della Prima Guerra Mondiale e si batté affinché il paese vi prendesse parte. Infatti, lui stesso partecipò alle battaglie, anche se perse la vista da un occhio a causa delle ferite riportate. In questo periodo scrisse un’opera intitolata Il Notturno, che racconta proprio della perdita della vista e del periodo di guarigione successivo.

Dopo la guerra, con l’arrivo in Italia della politica mussoliniana, si ritirò dalla vita politica e passò gli ultimi anni in ritiro, all’interno di quello che successivamente diventerà Il Vittoriale degli Italiani, costruito a partire dal 1921 da lui stesso con l’aiuto dell’architetto Gian Carlo Maroni.

Morì nel 1938.

L’estetismo di Gabriele D’Annunzio

D’Annunzio è considerato come un esponente del Decadentismo, una corrente letteraria nella quale ritroviamo una serie di movimenti letterari che, sebbene con una base di idee comune, sviluppano il proprio pensiero in modi leggermente differenti. All’interno dei cosiddetti movimenti decadenti, infatti, ritroviamo il Simbolismo, il Crepuscolarismo, l’Ermetismo e l’Estetismo.

Ciò che è comune a tutti è il fatto che si verifica una spaccatura con la società del tempo, perché gli autori cominciano a sentire il bisogno di allontanarsi dalla borghesia e di rompere con tutto ciò che tiene l’uomo ancorato al passato. Il Decadentismo si carica di elementi che fanno riferimento alla vita interiore dell’uomo e al mistero, più in generale.

Gabriele D’Annunzio è considerato in Italia il padre dell’Estetismo: la parola deriva dal greco estetica e fa riferimento a quella parte della filosofia dedita allo studio della bellezza.

L’esteta è una figura dedita al bello, all’arte e al piacere, che ricerca continuamente queste sensazioni in tutto ciò che lo circonda. Le opere estetiche sono opere piacevoli sotto tutti i punti di vista e che si distaccano ampiamente da tutto ciò che è stato il passato e, più in generale, la letteratura classica.

Primo Vere di Gabriele D’Annunzio

La prima vera raccolta di poesie dell’autore è Primo Vere, pubblicata nel 1879 quando aveva soltanto sedici anni e frequentava ancora il collegio. Fin da quel momento, D’Annunzio fu estremamente consapevole di ciò che significava la pubblicazione di un’opera letteraria e per questo preparò persino un piano di promozione pubblicitaria per la diffusione del suo libro.

Il punto di riferimento per la pubblicazione e la scrittura di quest’opera è Giosuè Carducci, ma ritroviamo delle influenze anche di altri autori come Orazio, Catullo, Baudelaire e Zola.

D’Annunzio utilizza parole rare, non comuni, e fin da questa prima raccolta è evidente quanto per lui fosse importante la fusione dell’uomo con la natura. Lo percepiamo grazie alle immagini e alle scene che l’autore evoca e che ci ricordano proprio questo gioco sensuale con la natura.

Canto Novo di Gabriele D’Annunzio

Canto Novo fu pubblicata solo qualche anno dopo la sua prima raccolta, nel 1882. Vi erano stati dei cambiamenti nella vita dell’autore, che nel frattempo si era trasferito a Roma e che si era avvicinato anche al mondo del giornalismo.

In questi anni migliorano le sue tecniche stilistiche, cambia il suo modo di fare letteratura e aumenta l’importanza della fusione dell’uomo con la natura.

L’opera presenta 63 componimenti suddivisi tra sonetti e rime barbare, che richiamano alcune delle metriche già utilizzate nella sua raccolta precedente, Primo Vere. A questa raccolta appartiene anche la poesia Rimani, che somiglia ad una vera e propria supplica.

Rimani di D’Annunzio

Negli anni trascorsi a Roma, D’Annunzio vive numerose storie d’amore con diverse donne e questa poesia somiglia ad una vera e propria supplica. L’autore chiede ad una donna di restare con lui, di non andare via: la sua passione e il suo desiderio sono troppo forti per vivere senza di lei.

Promette di vegliare su di lei, di proteggerla e le dichiara tutto il suo amore. Le scrive che la ama e le chiede disperatamente di restare con lui.

Puoi stampare la poesia qui:

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Il piacere di Gabriele D’Annunzio

Il piacere fu scritto nel 1889 ed è il romanzo più famoso dell’autore. Diventerà così importante perché il suo protagonista, Andrea Sperelli, incarnerà perfettamente l’ideale dell’uomo esteta di D’Annunzio, diventandone l’emblema assoluto.

Il protagonista dell’opera, Andrea Sperelli, è un uomo ricco e aristocratico, appassionato d’arte e dedito al piacere della vita quotidiana. Dopo essersi trasferito a Roma, comincia a frequentare feste e luoghi famosi, dove conosce Elena Muti, una contessa rimasta vedova e della quale si innamora, iniziando una intensa relazione con lei.

Dopo qualche tempo, lei decide di interrompere la loro relazione e di lasciare Roma: Andrea inizia una vita del tutto sregolata, dedita soltanto alla dissoluzione e alla deprivazione. Frequenta diverse donne, finché incontra Maria Ferres, una donna molto religiosa e casta, della quale si innamora e che decide di voler conquistare.

In quel periodo ritorna a Roma Elena, il suo primo amore, e per questo decide di intraprendere una relazione con entrambe le donne. La relazione con Maria va avanti, ma Elena non è intenzionata a ritornare con lui e per questo perderà entrambe le donne: un giorno, infatti, chiamerà Maria con il nome di Elena e per questo resterà da solo.

Quest’opera è l’emblema perfetto del detto di D’Annunzio secondo cui “bisogna fare della propria vita un’opera d’arte”, dedita all’inseguimento del piacere e della lussuria ad ogni costo.

Il Vittoriale degli italiani e il Fascismo

Il Vittoriale degli italiani è un complesso di edifici a Gardone Riviera che comprende la villa in cui D’Annunzio visse dal 1921 alla morte e il mausoleo con la sua tomba. Oggi è un museo aperto al pubblico.

Nel 1922 D’Annunzio cadde da un finestra della villa e rischiò la vita: la vicenda, ricordata come “il volo dell’arcangelo”, è stata oggetto di dibattiti perché ci fu chi pensò che si trattasse di un attentato per eliminare una personalità così ingombrante e scomoda, forse architettato da ambienti fascisti.

Il rapporto di D’Annunzio con il Fascismo, infatti, fu ambiguo. Mussolini lo presentò sempre come un precursore e alla sua morte volle onorarlo con i funerali di Stato, ma è innegabile che la grande influenza esercitata dal poeta Vate rappresentasse un ostacolo per l’affermazione del Duce, che non esitò infatti a farlo sorvegliare.

Mappa concettuale di D’Annunzio da stampare

Per stampare la mappa con le informazioni principali sulla vita e le opere di Gabriele D’annunzio, scarica il pdf qui:

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