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La filosofia della scienza dopo Popper: Kuhn, Lakatos, Feyerabend

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Nel panorama della filosofia della scienza, le riflessioni post popperiane hanno portato nuove prospettive e dibattiti.

Nel corso di questa lezione, esploreremo le visioni di tre importanti filosofi: Thomas Kuhn, Imre Lakatos e Paul Feyerabend. Analizzeremo come le loro teorie abbiano influenzato l’approccio alla scienza, offrendo una panoramica critica e comparativa delle loro prospettive.

L’evoluzione della filosofia della scienza dopo Popper

I punti di confronto tra i filosofi della scienza sollevano diversi interrogativi di fondo: i risultati della scienza hanno una validità definitiva oppure sono sempre temporanei? La scienza può raggiungere una verità assoluta oppure quest’ultima non esiste? Come progredisce la scienza (se progredisce): attraverso un processo cumulativo o si tratta di una serie di rivoluzioni? Qual è il ruolo dell’errore e del controllo empirico? Quali sono i vincoli, interni ed esterni, della scienza?

La filosofia della scienza post popperiana rappresenta un importante sviluppo nel campo dell’epistemologia scientifica, andando oltre le teorie di Karl Popper.

Dopo l’approccio focalizzato sulla falsificabilità delle teorie scientifiche proposto da Popper, emersero nuovi pensatori che ampliarono il panorama concettuale. Tra i più rilevanti vi sono Thomas Kuhn, Imre Lakatos e Paul Feyerabend. Questi filosofi hanno introdotto nuovi paradigmi di analisi scientifica, esaminando aspetti come la natura delle rivoluzioni scientifiche, la struttura delle teorie e il contesto storico-culturale in cui si sviluppano. La loro prospettiva invita a considerare la complessità del progresso scientifico, coinvolgendo aspetti sociali, culturali e storici nel giudizio sull’accettazione e l’evoluzione delle teorie scientifiche.

Figure principali della filosofia della scienza post popperiana

Thomas Kuhn nasce negli USA nel 1922. Fisico e storico della scienza dapprima, nel corso della sua carriera diviene anche filosofo della scienza, scontrandosi spesso con Popper, soprattutto dopo la pubblicazione del suo capolavoro del 1962, La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Muore negli USA nel 1996.

Imre Lakatos nasce nel 1922 in Ungheria. Originario di una famiglia ebrea, Lakatos combatte clandestinamente durante la Seconda Guerra Mondiale, quindi diviene allievo di Popper e suo successore presso la London School of Economics. Muore a Londra nel 1974.

Paul Feyerabend nasce nel 1924 a Vienna. Anch’egli diviene allievo di Popper, come Lakatos, ma successivamente se ne distacca con forza, soprattutto dopo la pubblicazione nel 1975 della sua opera principale intitolata Contro il metodo. Muore in Svizzera nel 1994.

Il pensiero filosofico di Thomas Khun: i paradigmi scientifici

La sua opera più influente, “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, pubblicata nel 1962, ha introdotto concetti rivoluzionari che hanno sfidato le nozioni tradizionali sullo sviluppo e il progresso scientifico. Al centro della sua teoria vi è l’idea di “paradigma”, un insieme coerente di credenze, metodi e valori condivisi da una comunità scientifica in un determinato momento storico.

Contrariamente alla visione convenzionale della scienza come accumulo progressivo e lineare di conoscenze, Kuhn sosteneva che la scienza progredisce attraverso una serie di fasi alterne. Inizialmente, una comunità scientifica opera all’interno di un paradigma stabilito, una fase che Kuhn ha definito “scienza normale”. Durante questo periodo, gli scienziati si impegnano principalmente nella soluzione di enigmi entro i confini del paradigma esistente. Tuttavia, col tempo, emergono anomalie o problemi che il paradigma corrente non può spiegare adeguatamente.

Quando queste anomalie diventano troppo gravi o pervasive, la comunità scientifica entra in una fase di “crisi”, durante la quale vengono esplorati nuovi approcci e teorie. Questo può culminare in una “rivoluzione scientifica”, dove un nuovo paradigma prende il posto del vecchio, cambiando radicalmente la visione del mondo e le metodologie adottate dagli scienziati.

Uno degli aspetti più controversi e innovativi del pensiero di Kuhn riguarda la sua idea dell’incommensurabilità dei paradigmi. Secondo Kuhn, i diversi paradigmi sono talmente distinti tra loro che non possono essere confrontati o giudicati secondo un criterio neutro: sono, in un certo senso, mondi differenti.

L’approccio di Kuhn ha sollevato dibattiti fecondi e a tratti accesi, sfidando la visione positivistica della scienza e proponendo una comprensione più dinamica e storica del suo sviluppo. Pur essendo stato oggetto di critiche e revisioni, il contributo di Kuhn alla filosofia e alla storia della scienza rimane fondamentale, offrendo una lente attraverso cui esaminare le mutevoli nature delle discipline scientifiche e il loro impatto sulla società e sul pensiero umano.

Il pensiero filosofico di Imre Lakatos: i programmi di ricerca

Imre Lakatos emerge come una figura di notevole importanza,soprattutto per i suoi tentativi di armonizzare le visioni apparentemente contrapposte di Karl Popper e Thomas Kuhn. Mentre Popper aveva proposto la falsificabilità come criterio per demarcare la scienza dalla non-scienza, e Kuhn aveva sottolineato l’importanza dei paradigmi e delle rivoluzioni scientifiche, Lakatos cercò una via di mezzo con la sua nozione di “programmi di ricerca”.

Secondo Lakatos, la scienza non progredisce né attraverso la semplice accumulazione di teorie falsificate, come suggeriva Popper, né attraverso rivoluzioni imprevedibili dei paradigmi come delineato da Kuhn. Piuttosto, gli scienziati lavorano all’interno di programmi di ricerca strutturati. Questi programmi sono guidati da un “nucleo duro” di ipotesi che gli scienziati si rifiutano temporaneamente di mettere in discussione, circondati da un “cinturone protettivo” di ipotesi ausiliarie che possono essere modificate o sostituite al fine di affrontare le anomalie.

Un programma di ricerca può essere considerato progressivo se continua a produrre nuove previsioni e scoperte; diventa degenerativo se si limita a modificare il cinturone protettivo per adattarsi ai dati senza produrre nuove intuizioni. La scelta di perseguire o abbandonare un programma di ricerca non è puramente empirica, ma anche influenzata da considerazioni teoriche e metodologiche.

La filosofia di Lakatos ha fornito un quadro che riconosce l’importanza sia della falsificabilità sia delle tradizioni scientifiche stabilite, cercando di spiegare come le teorie scientifiche evolvono nel tempo. Anche se non esente da critiche, il suo approccio ha offerto una visione più sfumata e dinamica del progresso scientifico, evidenziando l’interazione complessa tra evidenza empirica, impegno teorico e contesto storico nella pratica scientifica.

Il pensiero filosofico di Paul Feyerabend e l’anarchia epistemologica

Paul Feyerabend, invece, ha sfidato la concezione tradizionale del metodo scientifico, sostenendo che non esiste un singolo metodo universale che guidi il progresso scientifico. Secondo Feyerabend, la storia della scienza mostra che il progresso si ottiene spesso violando le regole e le norme accettate, piuttosto che seguendole. La sua affermazione più famosa, “Anything goes” (Tutto è permesso), riflette questa visione anarchica del progresso scientifico.

Feyerabend sostiene che la scienza è un’attività intrinsecamente pluralista e che tentare di imporre un metodo rigido o una serie di regole potrebbe limitare, piuttosto che promuovere, il progresso scientifico. Ha esaminato una serie di episodi storici, come la rivoluzione copernicana, per dimostrare che ciò che alla fine viene accettato come scienza “corretta” spesso viola le norme metodologiche dell’epoca.

Feyerabend ha anche criticato il razionalismo e l’empirismo, sostenendo che non dovrebbero essere visti come gli unici fondamenti della conoscenza scientifica. Ha evidenziato come diverse culture e tradizioni abbiano approcci diversi alla conoscenza e ha sostenuto che la scienza occidentale è solo uno di questi molteplici modi di conoscere.

In definitiva, per Feyerabend, la scienza non dovrebbe essere separata o privilegiata rispetto ad altre forme di conoscenza o cultura. Piuttosto, dovrebbe essere vista come un’attività umana tra le altre, soggetta a cambiamenti, influenze culturali e storiche. Sebbene le sue idee siano state oggetto di intense critiche, hanno stimolato importanti dibattiti sulla natura della scienza, sul suo ruolo nella società e sulle relazioni tra scienza e cultura.

Mappa mentale su Kuhn, Lakatos e Feyerabend

Due diversi paradigmi scientifici possono essere confrontati tra di loro oppure sono incommensurabili? Esiste il progresso scientifico e, se sì, come può essere misurato? Qual è il rapporto tra scienza e verità? Che cosa rende un programma di ricerca migliore di un altro? Le scienze sono dogmatiche o democratiche? Esiste un metodo unico oppure ogni scienza possiede il proprio? Le teorie devono cadere alla prima confutazione oppure possono sviluppare una resilienza in base al principio di tenacia? Queste e molte altre questioni hanno infiammato il dibattito filosofico della seconda metà del Novecento.

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