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Il Crepuscolarismo e la narrativa della crisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Crepuscolarismo, un movimento letterario che sorge nei primi decenni del Novecento in Italia, porta con sé una rivoluzione silenziosa, discreta e malinconica nel panorama della poesia. Distante dalle grandiosità retoriche e dalle aspettative convenzionali, i poeti crepuscolari si avvicinano alla vita quotidiana con uno sguardo intimo, riflessivo e spesso malinconico.

Nel loro mondo poetico, i sentimenti vengono espressi con semplicità e genuinità, dando voce a un’anima che oscilla tra luce e ombra, proprio come il crepuscolo. Ma quale scenario storico e culturale ha visto nascere questo particolare movimento? E come ha la turbolenta realtà della Prima Guerra Mondiale influenzato e modellato le sue sfumature?

Il contesto in cui si è sviluppato il Crepuscolarismo

All’inizio del XX secolo, l’Italia, così come gran parte dell’Europa, si trovava in un periodo di grandi cambiamenti e incertezze. L’età giolittiana, contraddistinta da notevoli progressi industriali e da tensioni sociali, vedeva l’emergere di nuove classi sociali e di fermenti politici che preludevano alla tempesta imminente della Grande Guerra. In questo quadro, il mondo letterario non rimaneva indifferente alle rapide trasformazioni della società.

Il Crepuscolarismo nasce come reazione alla retorica grandiosa e ai toni enfatici del decadentismo di fine Ottocento. I poeti crepuscolari cercavano una dimensione più autentica e umana, focalizzandosi su momenti quotidiani, piccoli gesti e dettagli apparentemente insignificanti, ma ricchi di significato. Questa poetica si afferma, dunque, come una sorta di “anti-retorica”, opponendosi all’estetismo decadente e rivolgendo lo sguardo verso la vita di tutti i giorni, con le sue piccole gioie e le sue ineludibili tristezze.

Con l’arrivo della Prima Guerra Mondiale, la realtà brutale e devastante del conflitto influenzò profondamente la poesia crepuscolare. La guerra, con il suo carico di morte, distruzione e disillusioni, rese ancor più pregnanti i temi della malinconia, dell’effimero e del trascorrere inesorabile del tempo. Molti poeti crepuscolari parteciparono direttamente al conflitto, e la loro esperienza sul fronte intensificò la percezione di un mondo in cui la bellezza e la tragedia coesistono, spesso in modo dolorosamente contrastante.

I temi del Crepuscolarismo

Il Crepuscolarismo, come movimento letterario, si distingue per la sua profonda intimità e per la sua attenzione ai dettagli più minuti e sottili della vita quotidiana. Lontani dalle grandiose espressioni decadenti e dalle teatralità simboliste, i poeti crepuscolari scelgono di esplorare una gamma di emozioni e sentimenti molto più sfumata e sommessa.

Uno dei temi centrali del Crepuscolarismo è la malinconia, spesso intrecciata a riflessioni sulla fugacità del tempo e sulla transitorietà della vita. I poeti crepuscolari affrontano la tematica della solitudine, dell’alienazione e dell’incomunicabilità, ritraendo una realtà in cui l’individuo si sente spesso isolato, persino in mezzo alla folla. La loro poesia cattura quei momenti di silenzio interiore, quelle pause tra un’azione e l’altra, quegli attimi di contemplazione che la vita moderna tende a sopprimere o a dimenticare.

Un altro tema ricorrente è l’attenzione per i piccoli dettagli, per le cose insignificanti che, nella loro semplicità, rivelano una profonda verità umana. Questo può tradursi nella descrizione di un oggetto, di un gesto quotidiano o di un breve momento di interazione: l’effimero, il banale e il quotidiano diventano, nelle loro mani, strumenti per esplorare la complessità dell’esistenza.

Inoltre, la natura viene spesso evocata non come una mera cornice o sfondo, ma come specchio delle emozioni e degli stati d’animo umani. Al contrario del Decadentismo, che tendeva a idealizzarla e farla apparire quasi astratta, il Crepuscolarismo la rappresenta in modo più immediato e reale, riconoscendone la bellezza anche nei suoi aspetti più umili e quotidiani.

Infine, la guerra, con le sue atrocità e le sue devastazioni, entra prepotentemente nella poesia crepuscolare, portando con sé riflessioni sulla morte, sulla sofferenza e sulla fragilità dell’esistenza umana.

Il piccolo libro inutile di Sergio Corazzini

Sergio Corazzini, pur avendo vissuto solo ventiquattro anni, ha lasciato un segno indelebile nella letteratura italiana, e “Il piccolo libro inutile” è forse la sua opera più rappresentativa e conosciuta. Pubblicato postumo nel 1906, questo libro rappresenta l’essenza del Crepuscolarismo.

L’opera di Corazzini si inserisce perfettamente in questo contesto: i suoi versi sono brevi, spesso frammentari, e si concentrano sui dettagli più minuti della vita quotidiana. Le sue poesie parlano di piccole cose, come la pioggia che cade o un libro abbandonato su un tavolo, e attraverso queste immagini, Corazzini esplora la malinconia, la solitudine e l’alienazione dell’individuo moderno.

Il titolo stesso, “Il piccolo libro inutile”, riflette la modestia e l’umiltà con cui Corazzini approccia la poesia. L’aggettivo “inutile” non indica una mancanza di valore, ma piuttosto l’intenzione dell’autore di allontanarsi dalle grandi narrazioni e dai temi “importanti” per concentrarsi sulle piccole, semplici verità della vita. Questo approccio, unito a una scrittura delicata e introspezione profonda, rende la sua opera un capolavoro del Crepuscolarismo, evidenziando come le piccole cose, quelle spesso trascurate o date per scontate, possano rivelare la profondità e la complessità dell’esistenza umana.

I Colloqui di Guido Gozzano

Guido Gozzano è una delle figure più eminenti del Crepuscolarismo, e la sua raccolta poetica “I Colloqui“, pubblicata nel 1911, rappresenta uno dei momenti culminanti di questo movimento letterario. Caratterizzata da un’atmosfera malinconica, la raccolta cattura l’essenza del Crepuscolarismo: una riflessione sulla vita quotidiana, sulle piccole cose, sul decadimento e sulle delusioni dell’esistenza.

Gli argomenti trattati nei “Colloqui” sono vasti, ma sono sempre presentati attraverso una lente intima e personale. Gozzano parla della sua infanzia, delle donne, del paesaggio piemontese, delle sue malattie, delle speranze e delle disillusioni con un tono che è spesso nostalgico ed una profonda consapevolezza della caducità della vita e della bellezza. Nonostante la malinconia pervasiva, c’è anche una delicata speranza e una celebrazione della vita nelle sue piccole gioie.

Uno degli aspetti che rende “I Colloqui” emblematico del Crepuscolarismo è l’approccio di Gozzano alla forma poetica. Le sue poesie sono spesso brevi, con un linguaggio semplice e privo di orpelli retorici. Proprio attraverso questa semplicità, Gozzano riesce a esprimere emozioni profonde e universali, rendendo le sue opere accessibili e profondamente umane.

Nel caso di Gozzano, produzione poetica e biografia sono legate a doppio filo: le materie della prima sono profondamente influenzate dalla grave malattia che lo colpisce ancora giovane, portandolo alla morte a soli 32 anni.

Ecco dunque che alle imprese inimitabili dannunziane, Gozzano contrappone la sua breve e banale esistenza. La sua poesia non è più in grado di farsi portavoce delle aspettative umane sul futuro. Proprio da questa consapevolezza deriva la sua pungente ironia: scrivere è come prendere in giro sé stessi. L’ironia del poeta si traduce in una parodia delle strutture metriche classiche, accompagnata da apertura lessicale e originalità stilistica.

I colloqui è una raccolta di ventiquattro poesie di Guido Gozzano, divisa in tre sezioni:

  • Il giovenile errore
  • Alle soglie
  • Il reduce

Il primo componimento, come pure l’ultimo, è intitolato proprio I colloqui. Qui Gozzano esprime il rimpianto di una giovinezza non vissuta, con uno stato d’animo di nostalgia e malinconia.

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I temi della Narrativa della Crisi

La Narrativa della Crisi si riferisce a quel particolare periodo letterario che si sviluppò tra le due guerre mondiali, principalmente negli anni ’20 e ’30 del XX secolo. Questo movimento emergente rappresentò una risposta alla profonda crisi morale, culturale ed esistenziale che l’Italia e l’Europa in generale stavano attraversando. La tragedia della Prima Guerra Mondiale, i rapidi cambiamenti sociali e tecnologici e le tensioni politiche erano tutti fattori che contribuirono a questa percezione di crisi.

Uno dei temi principali della Narrativa della Crisi è proprio l’analisi dell’individuo in relazione a questo mondo in cambiamento. Molti protagonisti di questi racconti e romanzi si sentono alienati, isolati e incapaci di trovare un significato o uno scopo nella società moderna, e questo sentimento di alienazione è spesso accompagnato da una profonda introspezione e analisi psicologica.

Un altro tema ricorrente è la crisi della comunicazione: gli individui si sentono spesso incapaci di esprimere veramente se stessi o di connettersi con gli altri. Questo tema è particolarmente evidente nelle opere che esplorano le dinamiche familiari o le relazioni romantiche.

La Narrativa della Crisi, inoltre, si caratterizza per una certa sfiducia nei confronti della razionalità e del progresso. Molti autori, attraverso le loro opere, esprimono dubbi sul mito del progresso e sulle promesse della modernità e questa sfiducia si manifesta anche nei confronti delle ideologie e dei grandi sistemi di pensiero dell’epoca, che spesso vengono rappresentati come dogmatici e oppressivi.

Infine, la natura transitoria della vita e la fragilità dell’esistenza umana sono temi centrali in molte opere della Narrativa della Crisi. In un mondo in rapido cambiamento, dove le certezze tradizionali sono state scosse o distrutte, molti personaggi si trovano a riflettere sulla caducità della vita e sulla inevitabilità della morte.

Il compagno segreto di Joseph Conrad

“Il compagno segreto” è uno dei racconti più enigmatici e potenti scritti da Joseph Conrad, autore polacco naturalizzato britannico noto per le sue profonde analisi psicologiche e le sue opere ambientate in mari lontani e terre esotiche. Pubblicato per la prima volta nel 1910, il racconto esplora temi come l’identità, la solitudine, la pazzia e le sfumature moralmente ambigue della natura umana.

La storia segue il giovane capitano, il cui nome non viene mai rivelato, nel suo primo comando di una nave. Dopo una partenza inizialmente tranquilla, il capitano scopre un intruso a bordo: Leggatt, un primo ufficiale di un’altra nave, che si presenta come un assassino. Invece di consegnarlo immediatamente alle autorità, il capitano è misteriosamente attratto da questo “compagno segreto”, decidendo di nasconderlo nella sua cabina e questa decisione avventata dà inizio a un intenso gioco psicologico tra i due uomini, mentre il capitano lotta con la sua coscienza e le pressioni esterne.

Il tema dell’alter ego è centrale in “Il compagno segreto”. Leggatt può essere interpretato come una manifestazione fisica delle pulsioni oscure e inconfessabili del capitano, un doppio che esprime aspetti della sua personalità che lui stesso non può o non vuole riconoscere. Il racconto esplora anche il sottile confine tra sanità mentale e follia, tra bene e male, e pone domande fondamentali sulla natura dell’identità e sulla responsabilità morale.

Con un’atmosfera tesa e carica di suspense, Conrad dimostra ancora una volta la sua maestria nel sondare le profondità della psiche umana. Attraverso la relazione tra il capitano e Leggatt, Conrad ci costringe a riflettere su chi siamo veramente e su quanto possiamo davvero conoscere noi stessi e gli altri.

L’Ulisse di James Joyce

L’opera “Ulisse” di James Joyce, pubblicata per la prima volta nel 1922, è riconosciuta come uno dei pilastri della moderna narrativa occidentale. Ambientato in una sola giornata, il 16 giugno 1904, nella città di Dublino, il romanzo segue le peripezie di tre personaggi principali: Leopold Bloom, sua moglie Molly Bloom e Stephen Dedalus (quest’ultimo già protagonista del precedente romanzo di Joyce, “Ritratto dell’artista da giovane”).

La struttura narrativa dell’opera si ispira all’epica omerica “Odissea”, ma, anziché raccontare avventure epiche in mari sconosciuti, “Ulisse” narra le vicende di ordinari cittadini dublinesi nelle loro attività quotidiane. Joyce utilizza una serie di tecniche narrative innovative, tra cui monologhi interiori, giochi di parole e sperimentazioni linguistiche, rendendo l’opera un capolavoro della moderna tecnica narrativa stream-of-consciousness.

I temi principali di “Ulisse” sono molti e variegati. Al centro vi è la ricerca di identità, sia personale che nazionale; la complessità e ambiguità delle relazioni umane; l’isolamento e la solitudine; la conflittualità tra passato e presente. L’opera esplora inoltre temi come la religione, la sessualità, la natura della realtà e della percezione, nonché la potenza e le limitazioni del linguaggio.

Il romanzo, seppur celebrato per la sua profondità e innovazione, è anche noto per la sua complessità e il suo stile sfidante. La densa rete di riferimenti letterari, storici e mitologici, unita alla sperimentazione linguistica, ha fatto sì che “Ulisse” sia considerato da molti una lettura impegnativa, ma al contempo immensamente gratificante.

Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust

“Alla ricerca del tempo perduto” è una delle opere letterarie più monumentali e ambiziose del XX secolo. Scritta dall’autore francese Marcel Proust tra il 1913 e il 1927, questa vasta narrativa si estende per sette volumi e delinea un’ampia e dettagliata esplorazione della società aristocratica francese dell’epoca, così come della mente e del cuore del suo protagonista, spesso riconosciuto come un alter ego dell’autore stesso.

La trama segue le vicende del narratore (spesso chiamato semplicemente “il Narratore”), dalla sua infanzia in Combray alla maturità nella Parigi aristocratica. La storia si apre con la famosa scena in cui il Narratore mangia una madeleine, un piccolo dolce francese, che inaspettatamente scatena un’ondata di ricordi e di riflessioni sulla natura del tempo e della memoria. Questo episodio rappresenta un leitmotiv dell’intera opera: la capacità degli oggetti e delle sensazioni di evocare ricordi passati, e la lotta dell’individuo contro la fugacità e l’inevitabilità del tempo.

I temi principali affrontati da Proust includono l’amore, la gelosia, il desiderio, la memoria, l’arte e la natura effimera dell’esistenza. Attraverso dettagliate introspezioni e analisi dei personaggi, l’autore esamina la complessità delle relazioni umane e l’incessante ricerca di verità e bellezza in un mondo in continua evoluzione. Uno degli aspetti più distintivi dell’opera è la sua profonda meditazione sulla natura del tempo: il passato non è mai realmente perduto, ma vive dentro di noi, evocabile attraverso la memoria involontaria.

Il processo di Franz Kafka

Pubblicato postumo nel 1925 e considerato uno dei capolavori della letteratura del XX secolo, “Il processo” di Franz Kafka racconta la storia di Josef K., un giovane banchiere che viene improvvisamente arrestato nella sua abitazione senza che gli venga comunicato un motivo chiaro. Da questo momento iniziale di profondo smarrimento, K. viene trascinato in un labirinto burocratico e kafkiano di corti, avvocati e funzionari, in cui l’accusa contro di lui rimane costantemente vaga e indefinita. L’intera narrazione è pervasa da un’atmosfera di angoscia, incertezza e assurdità, in cui il protagonista cerca disperatamente di comprendere e ribellarsi al sistema oppressivo che lo ha inghiottito.

I temi principali dell’opera si intrecciano con la visione particolare che Kafka ha del mondo: l’alienazione dell’individuo nella società moderna, l’oppressione e l’irragionevolezza della burocrazia, la lotta dell’individuo contro un sistema incomprensibile e la fatalità della condizione umana. La critica ha spesso interpretato “Il processo” come una metafora dell’inaccessibilità e dell’incomprensibilità di forze più grandi dell’uomo, sia esse di natura divina, societaria o burocratica.

L’opera, inoltre, esplora la solitudine, l’impotenza e l’angoscia esistenziale. Josef K. rappresenta l’archetipo dell’individuo moderno, intrappolato in una rete di regole e procedure incomprensibili, e la sua tragica lotta per trovare un senso in un universo apparentemente senza scopo e arbitrario riflette profondamente le ansie e le preoccupazioni della modernità.

Mappa mentale del Crepuscolarismo

Il Crepuscolarismo è una tendenza poetica di inizio Novecento che predilige la quotidianità alla sublimità della poesia dannunziana.

Il nome è un implicito richiamo al momento del crepuscolo, caratterizzato da una luminosità incerta e limitata. In senso metaforico il termine suggerisce una situazione di malinconia propria di quei poeti che riconoscono la propria finitezza e fanno della loro semplice quotidianità la materia della loro produzione poetica.

Non parliamo di un movimento letterario organizzato, bensì di una tendenza comune a tutti coloro che, in un tempo assai circoscritto (1903-1911) affrontano le medesime tematiche e adottano le stesse scelte linguistiche.

La letteratura eroica viene rifiutata a favore di toni più dimessi che esprimono il disagio esistenziale del poeta.

Il Crepuscolarismo ha i suoi due centri nelle città di Roma e Torino: del gruppo romano fa parte Sergio Corazzini, mentre Guido Gozzano è il maggiore esponente del gruppo torinese.

Negli stessi anni in prosa il romanzo introduce la figura dell’inetto, caratterizzato da una psicologia complessa in contrasto con la società che lo circonda.

Per stampare la mappa con le informazioni principali sul Crepuscolarismo e sul romanzo della crisi, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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