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Da Marx a Stalin: l'avvento dei marxismi

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Karl Marx, figura emblematica del pensiero filosofico, economico e politico del XIX secolo, ha lasciato un’eredità intellettuale profonda e complessa che continua a influenzare il dibattito contemporaneo su scala globale.

La sua critica dell’economia politica capitalista e la sua visione di una società post-capitalistica hanno gettato le basi per vari movimenti sociali, politici e teorici, collettivamente noti come marxismi, che si sono evoluti e differenziati nel tempo.

Contrariamente a quanto teorizzato da Marx, le tre maggiori rivoluzioni “marxiste” del XX secolo non avvengono in Paesi industrializzati, moderni e meccanizzati, dove il conflitto tra capitalismo e proletariato ha raggiunto l’apice, bensì in Paesi arretratissimi, fondamentalmente agricoli e senza alcuna coscienza o lotta di classe: si tratta di Russia (1917), Cina (1949) e Cuba (1959).

La nascita dei marxismi

Con la morte di Karl Marx nel 1883 si può dire che inizi una nuova stagione del pensiero filosofico e politico europeo: quello del marxismo. In altre parole, l’eredità delle riflessioni, delle azioni e delle previsioni elaborate dal filosofo di Treviri, soprattutto per quanto riguarda la caduta del capitalismo e l’avvento della società comunista, viene mantenuta viva, proseguita e profondamente modificata da personaggi di primissimo piano che, a torto o a ragione, a Marx si riferiscono come a una comune fonte di ispirazione:

  • La Rivoluzione russa (1917) è probabilmente la più famosa e, almeno inizialmente, ruota attorno al pensiero e all’azione di Lenin anche se, da metà degli anni Venti fino a metà degli anni Cinquanta, assurge al ruolo di capo e spietatissimo dittatore il famigerato Stalin, passato alla storia come uno dei tre peggiori leader totalitaristi europei, insieme a Mussolini e Hitler.
  • La Rivoluzione cinese (1949) è realizzata sotto la conduzione del carismatico leader Mao Tse-tung e, a tutt’oggi, costituisce il più impressionante esempio di sopravvivenza e adattamento del pensiero politico comunista ancora esistente, essendo la Cina la seconda superpotenza mondiale, capace persino di insidiare il primato degli USA.
  • La Rivoluzione cubana (1959) costituisce un caso particolare. Nata inizialmente come semplice movimento armato di guerriglia contro la dittatura di Batista, sostenuto dagli USA, in seguito si avvicina progressivamente all’Unione Sovietica, principalmente per l’atteggiamento ostile da parte del vicino nordamericano che spinge i cubani nelle braccia degli storici avversari. Il leader indiscusso è l’avvocato Fidel Castro, al cui fianco combattono il fratello Raul e l’argentino Ernesto Che Guevara.

L’eredità di Marx: il Capitale

Marx, nato a Treviri nel 1818 e scomparso a Londra nel 1883, visse in un’epoca di grandi trasformazioni sociali, economiche e politiche, testimone diretto delle rivoluzioni industriali e dei movimenti operai emergenti. Ecco perché l’eredità intellettuale di un grande pensatore non è mai una questione semplice. Nel caso di Marx, prima ancora che lui morisse, già si diffusero polemiche sulle interpretazioni più o meno ortodosse e sulle loro traduzioni pratiche.

Va ricordato, inoltre, che Marx lascia incompiuta la sua opera fondamentale, Il Capitale, di cui pubblica nel 1867 il primo volume. Il Capitale rappresenta un’analisi critica del sistema capitalistico, esplorando meccanismi come la plusvalore, l’alienazione del lavoro e le dinamiche di classe. Quest’opera non solo ha fornito una base teorica per comprendere le contraddizioni del capitalismo, ma ha anche offerto strumenti per immaginare una società alternativa basata su principi di uguaglianza e giustizia sociale.

Dopo la morte di Marx, è il suo amico Engels a occuparsi delle edizioni del secondo (1885) e terzo volume (1894); mentre Kautsky pubblica il quarto volume addirittura tra il 1905 e il 1910.

Altri esponenti del marxismo

In Russia, i principali prosecutori teorici sono Lenin e Trotsky, i quali ulteriormente modificano in profondità la dottrina marxiana. Dopo la morte di Lenin nel 1924, Stalin inizia a emarginare l’ala trotskista finché Trostsky viene esiliato nel 1929. Dopo diverse peregrinazioni, va in Messico nel 1937, dove conosce la tormentata pittrice messicana Frida Kahlo, con cui intreccia una relazione amorosa. Trotsky viene assassinato nel 1940 in casa sua, colpito alla testa da un agente staliniano.

In Italia, invece, abbiamo Antonio Gramsci, uno dei più autorevoli interpreti italiani del marxismo, morto nelle carceri fasciste nel 1937. A lui si deve l’invenzione della locuzione “egemonia culturale”, con la quale denuncia come la direzione culturale, intellettuale e morale delle società europee occidentali sia ancora saldamente in mano alla borghesia e, pertanto, il proletariato deve attivarsi per abbatterla, se vuole realizzare le trasformazioni sociopolitiche auspicate dal pensiero marxiano.

Marx e la Prima Internazionale dei lavoratori

Parallelamente alla sua attività teorica, Marx fu anche una figura centrale nell’organizzazione politica dei lavoratori, in particolare attraverso il suo ruolo nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (nota anche come Prima Internazionale). Fondata a Londra nel 1864, questa organizzazione mirava a unire i lavoratori di diversi paesi per la lotta comune contro lo sfruttamento capitalistico e per l’avanzamento dei diritti del lavoro. L’attività di Marx all’interno dell’Internazionale evidenzia il suo impegno per un cambiamento sociale concreto, oltre alla formulazione di una teoria critica.

Benché l’Associazione alla fine si sciolse a causa di tensioni interne e divergenze ideologiche tra marxisti e anarchici, il contributo di Marx lasciò un segno indelebile, influenzando le generazioni future di attivisti e pensatori socialisti.

La Seconda Internazionale

La Seconda Internazionale, fondata nel 1889 a Parigi, emerse come successore diretto della Prima Internazionale, mirando a rinvigorire e riunire il movimento socialista internazionale dopo il declino della precedente Associazione.

A differenza della Prima Internazionale, che era stata segnata da intense divisioni ideologiche, in particolare tra marxisti e anarchici, la Seconda Internazionale si caratterizzò per una maggiore omogeneità iniziale nelle sue fila, riunendo partiti socialisti e operai da tutto il mondo con l’obiettivo comune di promuovere il socialismo attraverso mezzi parlamentari e l’azione politica legale.

Tuttavia, con il passare del tempo, anche all’interno della Seconda Internazionale si svilupparono significative tensioni tra due correnti principali: i rivoluzionari e i revisionisti.

  • I rivoluzionari, fedeli agli insegnamenti originali di Marx, sostenevano la necessità di una rivoluzione per rovesciare il capitalismo e instaurare una società socialista. Tra queste figure spiccava Lenin, che avrebbe poi guidato la Rivoluzione Russa del 1917.
  • D’altra parte, i revisionisti, tra cui spiccava Eduard Bernstein, sostenevano che il socialismo potesse essere raggiunto attraverso riforme graduali e democratiche all’interno del sistema capitalista, piuttosto che attraverso una rivoluzione.

La Seconda Internazionale ebbe un ruolo centrale nella promozione dell’ideale socialista, nell’istituzione del Primo Maggio come festa dei lavoratori e nell’opposizione alla guerra. Tuttavia, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914 e le divergenti posizioni dei membri rispetto al conflitto portarono alla sua effettiva disgregazione.

Terza Internazionale (Comintern)

La Terza Internazionale, o Comintern (Internazionale Comunista), fu lanciata da Lenin nel 1919, dopo la Rivoluzione Russa, con l’obiettivo di diffondere la rivoluzione comunista a livello globale. Contrariamente alle precedenti Internazionali, il Comintern adottò una linea più radicale e centralizzata, sotto la guida dell’Unione Sovietica, puntando esplicitamente alla creazione di partiti comunisti in ogni paese per diffondere la rivoluzione socialista ed esportare il modello della Rivoluzione Russa oltre i confini nazionali.

Questo periodo di fervore rivoluzionario fu però presto segnato da eventi cruciali che ne alterarono profondamente il corso. La morte di Lenin nel 1924 fu un punto di svolta, dopo il quale Stalin assunse il potere, portando con sé un cambiamento radicale nella politica sovietica. Sotto Stalin, l’URSS vide l’instaurazione di un regime totalitario che divergeva nettamente dai principi marxisti di lotta di classe e di transizione verso una società senza classi, segnando un contrasto evidente con gli ideali originari su cui si fondava il movimento comunista internazionale.

Mappa mentale dei marxismi

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