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Il Neorealismo italiano: i temi e gli autori principali

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Neorealismo, un movimento che ha lasciato un segno indelebile nella letteratura e nel cinema italiani, rappresenta una svolta radicale nella rappresentazione della realtà. Nato nelle rovine del Secondo Dopoguerra, questo movimento ha cercato di catturare le autentiche esperienze umane e sociali di un paese devastato dalla guerra. Da un lato, i neorealisti sottolineavano la cruda verità e le difficoltà del momento, dall’altro rivelavano la resilienza, la determinazione e la speranza delle persone.

Il contesto in cui si è sviluppato il Neorealismo italiano

L’Italia del secondo dopoguerra era un paese in rovina, sia fisicamente che moralmente: le città erano state bombardate, l’infrastruttura era in rovina e la popolazione era profondamente traumatizzata dalle atrocità della guerra. Molti avevano perso le loro case, i loro cari e, in molti casi, la speranza in un futuro migliore. In questo scenario, nasce il Neorealismo non solo come reazione alla guerra, ma anche come risposta alla letteratura del regime fascista che aveva idealizzato e distorto la realtà per anni.

Il Neorealismo cercava di presentare la realtà senza filtri, mostrando la vita quotidiana delle persone comuni, le loro sfide, le loro paure, ma anche i loro sogni e speranze. I neorealisti respingevano la narrativa tradizionale e le convenzioni stilistiche, optando invece per una rappresentazione diretta e non elaborata della realtà.

Gli autori di questo movimento furono profondamente influenzati dalle loro esperienze personali durante la guerra e dalla resistenza antifascista. Questo contesto di disillusione ma anche di speranza rinnovata è diventato il terreno fertile per una nuova forma di narrazione: la penna degli scrittori neorealisti divenne uno strumento per dare voce a coloro che erano stati silenziati, e le loro storie rivelavano la verità nuda e cruda di un paese in ricostruzione.

Il movimento non si limitò alla letteratura ma trovò una notevole espressione anche nel cinema, dove registi come Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e Luchino Visconti portarono sullo schermo la realtà del dopoguerra italiano. In entrambi i media, il Neorealismo rappresentò un impegno profondo e sincero per comprendere e rappresentare la realtà del popolo italiano nel suo momento più critico.

I temi del Neorealismo italiano

Il Neorealismo italiano, sia nella letteratura che nel cinema, si è caratterizzato per una profonda e sincera rappresentazione della realtà, mettendo al centro dell’attenzione le storie di persone comuni e i problemi della vita quotidiana in un paese sconvolto dalla guerra e dalla devastazione. Ma, al di là della rappresentazione realistica, quali erano i temi centrali che questo movimento ha cercato di sviluppare?

  • La lotta e la sopravvivenza: molte opere neorealiste hanno rappresentato la lotta quotidiana per la sopravvivenza in un paese dove la carestia, la povertà e la disoccupazione erano all’ordine del giorno. Queste storie mostrano individui che, nonostante le avversità, cercano di mantenere la loro dignità e di trovare la forza per andare avanti.
  • La critica sociale: il Neorealismo ha spesso messo in luce le ingiustizie sociali, la disuguaglianza e la corruzione. Gli autori e i registi neorealisti non si sono tirati indietro nel mostrare le bruttezze e le iniquità della società italiana dell’epoca.
  • La solidarietà: uno dei temi centrali del Neorealismo è l’importanza della comunità e della solidarietà tra le persone. Nonostante le difficoltà, si nota spesso una forte sensazione di unione e di supporto reciproco tra i personaggi delle opere neorealiste.
  • Il paesaggio urbano e rurale: il contesto in cui si muovono i personaggi è fondamentale. Le città bombardate, le campagne desolate, le strade e i paesaggi diventano spesso simboli delle vite spezzate e delle speranze perdute, ma anche luoghi di rinascita e di nuovi inizi.
  • La speranza e la disillusione: nonostante la rappresentazione cruda della realtà, molte opere neorealiste contengono al loro interno un sottile filo di speranza. Questa speranza, però, è spesso temperata da una profonda sensazione di disillusione, dovuta alla consapevolezza delle difficoltà del periodo.
  • Il ruolo della donna: molti autori neorealisti hanno iniziato a esplorare il ruolo delle donne nella società italiana, mostrando la loro forza, determinazione e le sfide che dovevano affrontare in una società patriarcale.
  • Il passato e il futuro: mentre il Neorealismo si concentra principalmente sul presente, c’è anche una forte consapevolezza del passato e una riflessione sul futuro. Questo permette una profonda introspezione sui cambiamenti culturali, sociali ed economici dell’Italia.

Quindi, potremmo dire che il Neorealismo ha offerto uno spaccato senza filtri dell’Italia post-bellica, cercando di catturare la verità nuda e cruda della vita quotidiana, ma senza mai perdere di vista la speranza e la capacità dell’essere umano di andare avanti nonostante tutto.

La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda

La cognizione del dolore” è uno dei capolavori dell’autore milanese Carlo Emilio Gadda, una narrazione che combina una prosa ricca e complessa con un profondo intreccio di temi e riflessioni. Ambientato nella fittizia cittadina di Maradagal, trasposizione di Milano, il romanzo ruota attorno al protagonista, Gonzalo Pirobutirro, che rappresenta lo stesso Gadda. La trama segue Gonzalo nel suo ritorno alla casa paterna, un luogo denso di ricordi e di tormenti legati alla figura del padre, un ingegnere militare, e della madre, una donna dal carattere opprimente. La casa stessa diventa una sorta di labirinto kafkiano, simbolo delle intricate complessità della mente del protagonista.

Il titolo stesso dell’opera indica uno dei suoi temi cardine: la sofferenza, la cognizione del male e del dolore esistenziale. Gadda affronta con profondità tematiche universali come la lotta tra bene e male, la solitudine, la morte e il rapporto travagliato tra individuo e società. La complessa struttura linguistica, che combina diversi registri e dialetti, riflette le molteplici dimensioni dell’opera: dalla satira sociale alla riflessione filosofica, dalla psicoanalisi alla critica alla borghesia milanese.

Un altro tema centrale del romanzo è il rapporto conflittuale tra Gonzalo e sua madre, che si trasforma in una sorta di ossessione per il protagonista. Attraverso questa relazione, Gadda esplora la dinamica dei rapporti familiari e la sua influenza sullo sviluppo psicologico dell’individuo. Il romanzo, pur essendo profondamente radicato nel contesto storico e sociale dell’Italia degli anni ’30 e ’40, supera i confini temporali e geografici per toccare questioni universali e senza tempo.

Fontamara di Ignazio Silone

Fontamara” è uno dei romanzi più celebri di Ignazio Silone, pubblicato per la prima volta nel 1933 in Svizzera e tradotto in molte lingue, diventando una pietra miliare della letteratura neorealista italiana. Ambientato in un piccolo paese immaginario dell’Abruzzo durante il fascismo, Fontamara rappresenta la quintessenza del paesino meridionale oppresso dalle ingiustizie e dalla povertà.

Il romanzo racconta le vicende degli abitanti di Fontamara, i cosiddetti “cafoni“, contadini poveri e sfruttati, che si trovano a combattere per la sopravvivenza in un ambiente sempre più ostile. Una serie di avvenimenti, come la manipolazione del flusso d’acqua per favorire le terre dei ricchi e la disinformazione diffusa dalle autorità fasciste, culmina in un crescente malcontento tra gli abitanti. Berardo Viola emerge come una figura centrale, incarnando l’eroe tragico che decide di opporsi alle ingiustizie, ma viene tradito e alla fine ucciso.

Il romanzo esplora profondamente la condizione di disperazione e impotenza dei cafoni di Fontamara di fronte alle forze oppressive del fascismo e del capitalismo. I temi dell’oppressione, dell’ingiustizia e della resistenza sono sviluppati con maestria da Silone, che offre una critica mordace al regime fascista e alla sua propaganda. Oltre alle dinamiche socio-politiche, “Fontamara” tratta anche delle questioni morali e esistenziali, rappresentando la lotta dell’individuo per mantenere la propria dignità e integrità in un mondo ingiusto.

Silone, attraverso una scrittura lucida e penetrante, crea un ritratto vivido e commovente di una comunità rurale, ponendo l’accento sulla solidarietà umana e sull’importanza della resistenza in tempi di oppressione. “Fontamara” rimane non solo una potente denuncia del fascismo, ma anche un inno all’umanità e alla resistenza dell’individuo di fronte alle avversità.

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati

Il deserto dei Tartari” è una delle opere più emblematiche di Dino Buzzati, pubblicata per la prima volta nel 1940. Ambientato in un forte militare ai confini di un impero non meglio identificato, il romanzo racconta la storia del tenente Giovanni Drogo, un giovane ufficiale che viene assegnato al Forte Bastiani, una roccaforte che si affaccia sul deserto in cui si aspetta un’invasione da parte dei misteriosi Tartari.

La vita al forte è monotona e priva di eventi significativi. Drogo trascorre le sue giornate in attesa di un’azione che sembra non arrivare ma e, col passare degli anni, il giovane ufficiale diventa sempre più ossessionato dalla possibilità di un attacco e dalla speranza di poter dimostrare il proprio valore in battaglia. Tuttavia, nonostante le sue aspettative e i suoi sogni di gloria, la tanto attesa invasione non avviene, e Drogo vede lentamente scivolare via la propria vita in una routine interminabile e senza significato.

Buzzati, attraverso questo scenario, esplora i temi dell’attesa, della futilità dell’esistenza e della ineluttabilità del tempo. La fortezza, con la sua atmosfera opprimente e la sua posizione isolata, diventa una metafora dell’esistenza umana, in cui l’individuo attende continuamente un evento significativo o un cambiamento che potrebbe mai arrivare. L’opera riflette la sensazione di impotenza dell’individuo di fronte all’infinito e all’inesorabile avanzare del tempo.

“Il deserto dei Tartari” è una potente meditazione sulla condizione umana, sull’angoscia esistenziale e sulla ricerca di un senso in una vita spesso priva di significato. Con una prosa evocativa e suggestiva, Buzzati crea un mondo allucinatorio e allo stesso tempo profondamente reale, in cui il protagonista, e con lui il lettore, si confronta con le proprie paure, le proprie aspettative e la propria mortalità.

Gli Indifferenti di Alberto Moravia

Pubblicato per la prima volta nel 1929, “Gli Indifferenti” è il romanzo d’esordio di Alberto Moravia e uno dei suoi lavori più acclamati. Il testo fornisce un tagliente ritratto della borghesia romana tra le due guerre mondiali, esplorando con sottile introspezione i sentimenti di alienazione, di malinconia e di disillusione dei suoi protagonisti.

La storia ruota attorno ai membri della famiglia Ardengo: la madre, Mariagrazia, e i suoi due figli, Michele e Carla. In un contesto di decadenza economica, la famiglia è sull’orlo del fallimento finanziario. Leo Merumeci, un uomo d’affari opportunista, cerca di approfittare della loro vulnerabilità, mirando a ottenere sia il loro appartamento che l’affetto di Mariagrazia. Nel frattempo, Michele, pur essendo disilluso e apatico, si trova coinvolto in una relazione con la sua ex amante, Lisa Rosellini, mentre Carla si avvicina pericolosamente a Leo, attirata dal suo fascino predatorio.

Moravia, attraverso queste intricate relazioni, analizza la moralità flessibile e la superficialità della classe media urbana. I personaggi si muovono in un ambiente di cinismo e di indifferenza, in cui l’amore, il sesso e i rapporti interpersonali sono influenzati da calcoli materiali e opportunismi. Il titolo stesso, “Gli Indifferenti”, riflette la passività e la rassegnazione dei protagonisti di fronte alle loro circostanze, e la loro incapacità o riluttanza a intervenire attivamente nel proprio destino.

Attraverso una prosa chiara e penetrante, Moravia affronta temi universali come la perdita dell’innocenza, l’alienazione esistenziale e l’etica in un mondo dominato dal materialismo. “Gli Indifferenti” rimane non solo un documento critico della società italiana del suo tempo, ma anche una profonda riflessione sulla natura umana e sulle complesse dinamiche dei rapporti interpersonali.

Il Capodanno di Moravia

Nel 1954 Moravia pubblica i Racconti romani, una raccolta in cui racconta episodi di vita quotidiana del secondo dopoguerra. Tra questi c’è anche Il picche nicche, un racconto che ha per protagonista un cartolaio invitato al cenone di Capodanno organizzato dai negozianti della sua via. Ognuno dovrà portare qualcosa e a Egisto spetta il panettone: ma quello che porterà sarà un panettone un po’ particolare e non sarà gradito dagli altri commensali.

Curioso di saperne di più? Scarica la scheda con il testo del racconto qui:

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La casa in collina di Cesare Pavese

La casa in collina” è uno dei romanzi più noti di Cesare Pavese, pubblicato per la prima volta nel 1948. Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare durante l’occupazione tedesca dell’Italia del Nord, il romanzo traccia la solitudine e l’angoscia del suo protagonista, il professor Corrado, in un contesto di profondo conflitto e resistenza.

Il racconto si apre con Corrado che lascia la città di Torino, bombardata e sotto l’oppressione dell’occupazione nazista, per rifugiarsi in una piccola casa in collina di sua proprietà. La collina, apparentemente un rifugio tranquillo, diventa però teatro di episodi di resistenza e rappresaglie, mettendo Corrado di fronte alla realtà cruda della guerra e costringendolo a riflettere sulla sua posizione di “neutrale”.

Durante il suo isolamento, Corrado si trova a fare i conti con la sua passività e con le proprie scelte morali, confrontandosi con altri personaggi del romanzo, come Cate, una giovane donna legata ai partigiani, che rappresenta l’attività e l’azione diretta contro l’oppressore. La tensione tra l’inazione di Corrado e l’impegno attivo di Cate è al centro del romanzo, esplorando il tema del compromesso individuale di fronte all’ingiustizia e alla violenza.

Pavese utilizza una prosa essenziale e incisiva per sondare le profondità dell’animo umano in tempo di guerra, esplorando il conflitto interiore tra l’individualismo e la responsabilità collettiva. “La casa in collina” è non solo una critica all’indifferenza e alla passività, ma anche una riflessione sulla ricerca di significato e di appartenenza in un mondo sconvolto dal caos. Attraverso il personaggio di Corrado, Pavese ci interroga sul valore dell’azione, sul senso del sacrificio e sulla difficile scelta tra l’integrità personale e la solidarietà verso gli altri.

Se questo è un uomo di Primo Levi

Se questo è un uomo” è una delle opere più emblematiche e potenti di Primo Levi, pubblicata per la prima volta nel 1947. Il libro racconta l’esperienza dell’autore come prigioniero ad Auschwitz, il più famigerato campo di concentramento nazista, dove Levi fu deportato nel 1944 dopo essere stato arrestato come membro della resistenza italiana.

Più che una semplice cronaca degli orrori del campo, l’opera di Levi è una profonda riflessione sulla natura umana nelle sue condizioni estreme. Con una scrittura sobria e priva di retorica, l’autore descrive la quotidianità della vita nel lager, dove ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza e dove la dignità, l’identità e la solidarietà vengono costantemente messe alla prova. Ogni aspetto dell’esistenza, dalla fame all’abbigliamento, dall’igiene al sonno, viene utilizzato dai nazisti come strumento di degradazione e deumanizzazione.

Tra i temi centrali del libro vi sono la perdita dell’individualità, la trasformazione dei prigionieri in numeri e la sistematica negazione della loro umanità. Levi si interroga sul significato di essere umano in un contesto dove la moralità tradizionale è sovvertita e dove commettere atti di gentilezza può costituire un rischio mortale. “Se questo è un uomo” è anche un’indagine sulla lingua e sulla comunicazione: in un ambiente dove la parola può diventare pericolosa, la capacità di raccontare e testimoniare diventa essenziale per la sopravvivenza spirituale.

Con questo libro, Primo Levi non solo offre una testimonianza storica di inestimabile valore, ma lancia anche una domanda universale sulla condizione umana, chiedendosi come sia possibile mantenere la propria umanità in mezzo alla barbarie più assoluta. La sua opera rappresenta un monito perenne sulle conseguenze ultime del pregiudizio, dell’odio e della discriminazione.

La tregua di Primo Levi

La tregua” è l’opera di Primo Levi che fa seguito al suo celebre “Se questo è un uomo”, ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1963. Mentre il primo libro racconta l’esperienza di Levi ad Auschwitz, “La tregua” narra del suo tormentato viaggio di ritorno a casa, dall’Olocausto fino al rientro in Italia, attraverso l’Europa dell’Est post-bellica.

Il racconto inizia con la liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa nel gennaio del 1945. Invece di un ritorno diretto a casa, Levi e altri sopravvissuti intraprendono un lungo e circolare viaggio attraverso l’Europa centrale e orientale e durante questo peregrinare, si trova in una serie di campi di transito sotto il controllo sovietico, passando da luoghi come la Polonia, la Bielorussia, l’Ucraina e la Romania.

Il viaggio diventa un’odissea surreale attraverso paesaggi devastati dalla guerra, popolati da personaggi memorabili e spesso bizzarri. Tuttavia, al di là della narrazione degli eventi, “La tregua” è una profonda riflessione sul concetto di “ritorno alla normalità” dopo aver vissuto l’indicibile. Mentre “Se questo è un uomo” esplorava la degradazione e la deumanizzazione nel cuore dell’Olocausto, “La tregua” affronta i temi della rinascita, della redenzione e della difficile riconciliazione con il passato.

Levi usa una scrittura lucida e dettagliata per raccontare la sua esperienza, offrendo al lettore uno sguardo unico sulla condizione umana in un momento di transizione storica. La tregua non è solo un racconto di un viaggio fisico, ma anche di un viaggio interiore, un tentativo di comprendere e assimilare gli orrori vissuti. Attraverso le sue pagine, l’autore invita a riflettere sulla capacità di resilienza dell’uomo, sulla ricerca di significato dopo il trauma e sulla complessa natura della memoria e dell’oblio.

Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio

Il partigiano Johnny” è uno dei capolavori della letteratura neorealista italiana, scritto da Beppe Fenoglio. Pubblicato postumo nel 1968, l’opera narra delle esperienze dell’autore come partigiano nella resistenza italiana contro il fascismo e l’occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale.

La storia segue Johnny, un alter ego di Fenoglio, dalla sua decisione di unirsi ai partigiani dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati. Dopo aver assistito alla brutale realtà dell’occupazione tedesca e delle rappresaglie fasciste, Johnny si unisce alle formazioni partigiane nelle colline delle Langhe, in Piemonte. L’opera traccia la sua evoluzione da giovane idealista a combattente disilluso, mentre si confronta con la cruda realtà della guerra: la brutalità, le sofferenze, le lacerazioni interne tra diverse fazioni partigiane, ma anche momenti di solidarietà e camaraderia.

Oltre alla trama storica e bellica, Fenoglio affronta temi universali come la perdita dell’innocenza, il conflitto tra ideali e realtà e la ricerca del senso dell’esistenza in mezzo al caos. La lingua utilizzata da Fenoglio è particolarmente notevole: un misto di italiano, piemontese e inglese, che riflette le diverse influenze culturali e storiche dell’epoca e l’amore dell’autore per la letteratura anglo-americana.

Mappa mentale del Neorealismo

Negli anni Trenta del ‘900 c’è una ripresa di interesse nei confronti del romanzo, che nei primi anni del secolo era passato in secondo piano rispetto alla poesia. Si tratta di romanzi che esprimono l’inquietudine dell’uomo di fronte a un mondo che sembra assurdo, sconvolto dalla guerra e dai regimi dittatoriali.

Tutto questo porta, al termine della Seconda guerra mondiale, a una letteratura impegnata politicamente e socialmente, che descrive in modo oggettivo gli orrori della guerra e dei campi di concentramento e la lotta partigiana. Si afferma così la corrente letteraria e cinematografica del Neorealismo, che vede tra i suoi anticipatori Alberto Moravia e tra i maggiori rappresentanti Primo Levi e Beppe Fenoglio.

Per stampare la mappa con le informazioni principali sul Neorealismo, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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