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La nascita della Repubblica Italiana: storia e riassunto

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

La nascita della Repubblica Italiana è uno degli eventi più significativi della storia contemporanea italiana. Questa transizione ha segnato la fine di secoli di monarchia e ha inaugurato un nuovo capitolo democratico per la nazione.

L’ombra del fascismo e le cicatrici lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale avevano reso inevitabile un cambiamento radicale nella struttura politica dell’Italia. Il cammino verso la Repubblica non è stato facile: è stato segnato da scontri, compromessi e importanti decisioni che hanno influenzato il corso della storia italiana. Vediamoli insieme.

Gli eventi che hanno portato alla nascita della Repubblica Italiana

Il lungo percorso verso la nascita della Repubblica Italiana ha avuto inizio con la crescente insoddisfazione verso il regime fascista di Mussolini. Nel luglio del 1943, dopo una serie di disfatte militari e con l’Italia pesantemente bombardata dagli Alleati, il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini, che venne poi arrestato su ordine del re Vittorio Emanuele III. Con il Duce destituito, il governo Badoglio fu incaricato di prendere le redini del paese.

Tuttavia, l’Italia si trovava in una situazione precaria. Le forze armate tedesche occuparono rapidamente gran parte della penisola, mentre le truppe alleate sbarcarono in Sicilia e avanzarono verso il nord. Il 3 settembre 1943, l’Italia firmò un armistizio con gli Alleati, ma ciò portò solo a ulteriori complicazioni, con le truppe tedesche che risposero occupando l’Italia centrale e settentrionale e instaurando la Repubblica Sociale Italiana con Mussolini liberato come sua figura di comando.

Il paese era quindi diviso: al nord il regime fascista repubblichino sostenuto dai tedeschi, al sud il governo monarchico alleato con le forze anglo-americane. Questa divisione intensificò le tensioni interne, con una resistenza partigiana sempre più attiva al nord contro il nazi-fascismo. Nel corso degli anni 1944 e 1945, le truppe alleate e i partigiani combatterono insieme per liberare l’Italia dall’occupazione tedesca, culminando nella liberazione totale del paese e nell’esecuzione di Mussolini nel 1945.

Dopo la guerra, l’Italia si trovò di fronte a una decisione cruciale: quale forma di governo adottare per il futuro? La monarchia era in declino, associata troppo strettamente al regime fascista. Queste tensioni culminarono nel referendum del 2 giugno 1946, in cui gli italiani furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica. Con una maggioranza di voti, la repubblica fu proclamata il 13 giugno 1946, segnando l’inizio di una nuova era per la nazione italiana.

Il 2 giugno 1946: nasce la Repubblica Italiana

A Seconda guerra mondiale conclusa, il 2 giugno 1946 gli italiani e, per la prima volta, le cittadine italiane, tornano a votare. Attraverso un referendum è chiesto al popolo se continuare a essere una monarchia oppure divenire uno stato repubblicano. Il re Vittorio Emanuele III aveva avuto grandi responsabilità nell’ascesa al potere di Mussolini e nell’instaurazione del ventennio fascista; il secondo conflitto mondiale ci aveva lasciato in una profonda condizione di arretratezza, senza una precisa identità politica e sociale.

Nasce in questo contesto la Repubblica italiana, dalle ceneri di un Paese distrutto: se al Nord la repubblica vince in maniera schiacciante, dai voti del Sud si evince ancora una propensione per la monarchia. Nonostante ciò, con un divario di poco meno di 3.000 voti, la maggioranza propende per la forma repubblicana.

Come si celebra ad oggi questa ricorrenza? Se a livello locale l’organizzazione è imputata alle singole città, a livello nazionale la manifestazione ufficiale si tiene a Roma e prevede per il Presidente della Repubblica la deposizione di una corona di alloro sulla tomba del Milite Ignoto, come omaggio a tutti i caduti e dispersi durante le guerre, e una parata militare. Seguono l’esecuzione dell’inno di Mameli e l’esibizione delle frecce tricolori che attraversano il cielo della capitale. La celebrazione si conclude nel pomeriggio, con l’apertura al pubblico dei giardini del palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica.

Bella Viao: la canzone simbolo della resistenza italiana

“Bella Ciao” è diventata la canzone simbolo della lotta e della resistenza italiana contro il nazifascismo. L’origine però è incerta, forse legata a un canto popolare delle mondine o ispirata a una ballata francese del Cinquecento. La larga diffusione è avvenuta nel dopoguerra quando è diventata un inno alla libertà contro l’invasore.

Viene spesso intonata il 25 aprile, giorno in cui Milano fu liberata dai nazifascisti scelto come data simbolo per festeggiare l’Anniversario della Liberazione d’Italia.

La melodia e alcune delle liriche originali risalgono ai lavoratori delle risaie del Nord Italia dei primi del XX secolo. Queste lavoratrici, conosciute come “mondine“, erano spesso sottoposte a dure condizioni lavorative e la canzone inizialmente rappresentava un inno di protesta contro le loro dure condizioni di lavoro.

Tuttavia, durante la resistenza contro il nazifascismo, la canzone fu adottata, modificata e ripresa dai partigiani come un canto di ribellione e speranza. Le parole furono cambiate per riflettere la lotta e la resistenza contro l’oppressione fascista e l’occupazione tedesca. La versione partigiana parla di un partigiano che si alza la mattina e dice addio alla sua amata, sapendo che potrebbe essere l’ultima volta. La canzone divenne rapidamente un simbolo del movimento partigiano e un inno per coloro che lottavano per la libertà e la giustizia.

Il potere emotivo di “Bella Ciao” risiede nella sua semplicità e universalità. Non solo evoca il sacrificio e il coraggio dei partigiani, ma anche la sofferenza e l’aspirazione del popolo italiano a un futuro migliore. Anche dopo la fine della guerra, la canzone ha continuato a rappresentare la lotta per la giustizia, la libertà e i diritti umani, non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Negli anni, “Bella Ciao” è stata reinterpretata in molteplici versioni e in diverse lingue, ed è diventata un inno di protesta globale. La sua storia dimostra come una canzone possa trascendere il suo contesto originale e diventare un potente simbolo di resistenza e speranza per generazioni successive.

Il tricolore: la bandiera della Repubblica Italiana

Nata come bandiera militare, la bandiera italiana viene proposta nel 1796, sulla scia dell’esempio francese del 1790, per distinguere il contingente italiano all’interno dell’esercito napoleonico nelle repubbliche Cispadana e Cisalpina. Il blu della bandiera francese viene sostituito dal verde, colore delle uniformi dei volontari che combattevano per l’Italia e del nostro paesaggio.

A seguito della sconfitta napoleonica, tuttavia, il tricolore viene abolito e ritorna soltanto nei moti risorgimentali, adottato nel Regno di Sardegna dai Savoia, con l’aggiunta del loro scudo al centro.

In seguito alla proclamazione della Repubblica, avvenuta attraverso il referendum sulla forma istituzionale dello stato il 2 giugno 1946, il tricolore diviene ufficialmente la bandiera d’Italia, con la rimozione dello scudo dei Savoia.

Per una versione integrale della storia della bandiera italiana ripercorri tutte le tappe sulla pagina dedicata del sito del Quirinale.

Il 4 Novembre 2001, Carlo Azeglio Ciampi, nel ruolo di Presidente della Repubblica, ha lanciato questa esortazione: «Non è un caso che i Padri Costituenti, come simbolo di questo insieme di valori fondamentali, all’Articolo 12, indicarono il Tricolore italiano. Il Tricolore non è semplice insegna di Stato. È un vessillo di libertà, di una libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia nei valori della propria storia e della propria civiltà. Per questo, adoperiamoci perché in ogni famiglia, in ogni casa ci sia un Tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento.»

È questo lo spirito con cui la bandiera tricolore è esposta sugli edifici pubblici, a partire dal 1998, oppure sui balconi degli italiani nei periodi in cui il richiamo all’unità nazionale è sentito come forte e urgente. Se n’è avuto un esempio nel marzo 2020, quando il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria ci ha costretti in casa, facendo riemergere in molti l’orgoglio di essere italiani.

L’Inno di Mameli per la Repubblica Italiana

Nato alla vigilia dei moti insurrezionali del 1848 da un Goffredo Mameli poco più che ventenne, Il canto degli italiani è stato adottato come inno provvisorio solamente nel 1946. Come mai? La canzone non ha ricevuto subito l’approvazione da parte della dirigenza dello Stato italiano: secondo Giuseppe Mazzini, infatti, il testo era poco battagliero e troppo semplicistico per le celebrazioni nazionali.

Tuttavia, anche dopo il 1946, il dibattito su quale fosse la canzone più rappresentativa del popolo italiano è rimasto aperto, per chiudersi ufficialmente soltanto nel 2017, per mezzo di un decreto governativo che ha stabilito Fratelli d’Italia come inno d’Italia.

La canzone, inizialmente di cinque strofe, vede l’arrivo di una sesta dopo il 1859. Come puoi notare tu stesso, la prima e la sesta strofa appaiono identiche, fatto salvo per i primi due versi, che nel secondo caso celebrano la gioia per l’Italia unita: “Evviva l’Italia/ dal sonno s’è desta”. Non lo sapevi? Possibile, in quanto le strofe non sono mai cantate tutte per intero, ma ci si limita a eseguire soltanto la prima, assieme al ritornello. Puoi ascoltarlo qui.

Per approfondire vai sul sito del Quirinale.

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La nascita della Costituzione della Repubblica Italiana

Il 2 giugno non è ricordato soltanto per la vittoria della repubblica sulla monarchia, ma anche per l’elezione di un’Assemblea Costituente che, dopo due anni di lavoro, ha redatto la Carta Costituzionale del nuovo stato. Approvata il 22 dicembre 1947 ed entrata ufficialmente in vigore il 1 gennaio 1948 come legge dello Stato, la Costituzione italiana è un testo regolativo che si compone di tre differenti parti:

  • i primi 12 articoli, definiti principi fondamentali, che ne costituiscono l’ossatura;
  • dall’articolo 13 al 54 si elencano diritti e doveri dei cittadini;
  • dal 55 al 139 si articola una spiegazione dell’ordinamento della Repubblica e del funzionamento dei suoi organi.

La Costituzione si presenta dunque come l’insieme delle leggi fondamentali di uno stato. Leggendo gli articoli che compongono la Costituzione italiana possiamo comprendere come non si tratti di divieti: non siamo di fronte a limiti, ma a protezioni e garanzie.

Lo stile è semplice, perché deve essere compreso senza equivoci da tutti i cittadini. Il suo testo non può essere modificato, come la stessa forma repubblicana dello Stato, che non può più essere messa in discussione.

Quali sono i valori fondamentali attorno ai quali si articola la Costituzione e si fonda lo Stato italiano?

  • La persona: ciascun individuo ha una dignità in sé;
  • il pluralismo, opposto al totalitarismo da cui da cui giungevamo, che garantisce la libertà di opinione e i diritti delle minoranze. Diversità e pluralità devono essere mantenute;
  • il lavoro non soltanto materiale, ma anche culturale e intellettuale, fondamentale sia per il reddito, e dunque la possibilità di mantenerci economicamente, sia come fonte di realizzazione personale, un modo attraverso cui ci prendiamo cura di noi stessi e degli altri.

Articolo 3 della Costituzione

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Il presente articolo rappresenta al tempo stesso sia i valori dell’antifascismo, tipici della resistenza partigiana, sia quelli più squisitamente democratici, idealmente mutuati tanto dagli ideali della Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, quanto da quelli della Rivoluzione francese.

Mappa mentale della Nascita della Repubblica italiana

La rinascita italiana attraversa tappe fondamentali che scandiscono la fuoriuscita dal totalitarismo fascista e inaugurano la stagione democratica: ritornano legali i partiti, le associazioni, i giornali, i sindacati e in generale tutte quelle istituzioni e corpi intermedi che il fascismo aveva assorbito, tacitato o messo fuori legge per potersi assicurare il monopolio della narrazione e della gestione della vita politica, sociale ed economica. Ritornano il pluralismo e la dialettica politica; ritorna il diritto in luogo delle violenze e la libertà al posto dei soprusi.

Per riuscire a capire i valori espressi dalla nostra carta costituzionale, non si può prescindere dalla narrazione e dalla comprensione tanto del ventennio fascista, quanto degli anni cruciali che vanno dal cambio di schieramento dell’8 settembre 1943 al 1 gennaio 1948, quando entra in vigore la Costituzione della Repubblica italiana, inaugurando simbolicamente una nuova epoca di pace e prosperità, non soltanto per l’Italia ma anche per l’Europa intera.

Nasce un’Italia nuova che, mezzo secolo dopo, sarà una delle nazioni fondatrici dell’attuale Unione europea.

Per stampare la mappa con gli avvenimenti principali degli anni 1943-1948, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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