Prerequisiti per affrontare la lezione su Realismo, Naturalismo e Verismo
Per affrontare la lezione su Realismo, Naturalismo e Verismo è necessario conoscere:
Il Positivismo e il pensiero scientifico influenzano la letteratura dell'Ottocento, che cerca di esprimere la realtà in modo oggettivo e impersonale. In Francia si afferma il Naturalismo, che racconta il degrado sociale dell'ambiente urbano industrializzato, e in Italia il Verismo, che colloca le sue vicende nel Meridione povero e contadino.
Con il Realismo la letteratura mira a rappresentare la realtà oggettiva, trasformando gli umili in soggetti letterari.
Su questa scia in Francia a partire dagli anni '70 del XIX secolo si afferma il Naturalismo, che ha in Émile Zola il suo massimo rappresentante. In Italia negli stessi anni nasce il Verismo, che trova la sua più celebre espressione nelle opere di Giovanni Verga.
L'Ottocento è anche il secolo dei romanzi sentimentali scritti da donne, come Jane Austen, le sorelle Brontë e George Eliot, pseudonimo di Mary Anne Evans.
Per affrontare la lezione su Realismo, Naturalismo e Verismo è necessario conoscere:
Con la diffusione del pensiero positivista, per cui tutto si fonda sulla conoscenza scientifica della realtà, in letteratura nell'Ottocento si afferma la corrente del Realismo. Gli scrittori sentono infatti l'esigenza di rappresentare la realtà e si apre la stagione del romanzo realista. Balzac, Flaubert, Dickens, Tolstoj sono solo alcuni dei maggiori autori del periodo, che con le loro opere saranno il modello per la nascita del Naturalismo in Francia.
La poetica naturalista trasforma lo scrittore in uno scienziato che osserva la realtà e la descrive in modo impersonale e oggettivo. Anche la denuncia del degrado sociale, infatti, è affidata esclusivamente alle vicende raccontate da cui emerge senza bisogno dell'intervento del narratore. Il manifesto del Naturalismo francese è il saggio Il romanzo sperimentale di Émile Zola, a cui si ispira il Verismo italiano che nasce a Milano intorno al 1875.
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Nella mappa trovi i maggiori romanzi realisti dell'Ottocento.
La descrizione della realtà contemporanea, l'inserimento di personaggi rappresentanti della nuova società industriale e la scelta di un narratore impersonale influenzeranno gli scrittori naturalisti in Francia e i veristi in Italia.
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L’ondata di realismo che sconvolge l’Europa della metà dell’Ottocento travolge anche Gustave Flaubert che, con Madame Bovary (1856), critica aspramente l’ideale di eroina romantica, ormai passato.
Emma Bovary è una donna annoiata e comune, che il romanticismo letterario e sentimentale ha caricato di false aspettative. La lettura dei suoi romanzi preferiti rappresenta la sua unica ancora di salvezza. Emma è quindi vittima inconsapevole di una spaccatura tra le sue aspettative di vita, fondate sugli stereotipi più scontati del Romanticismo, e l’esistenza mediocre e provinciale che vive, al fianco di un marito privo di ambizioni.
Come si evince dal brano presentato, la protagonista non vuole un’esistenza semplice, fatta di stabilità e certezze. Cerca imprevisti e tumulti, che trova nelle relazioni extraconiugali, quanto di più vicino alla vita che sogna:
“L’amore, pensava, doveva manifestarsi di colpo, esplosione di lampi e fulmini, uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza come uno sciame di foglie e risucchia nell’abisso l’intiero cuore.”
In onore della protagonista, la tendenza a negare la crudezza e il realismo della vita vera, per rifugiarsi in un sogno addolcito è tuttora ricordato come bovarismo.
Flaubert si limita a descrivere le vicende in modo distaccato e realista. Da parte sua non trapela alcun giudizio circa i comportamenti immorali della protagonista. L’unica critica che lo scrittore avanza è quella nei confronti della borghesia dell’epoca: i personaggi del romanzo, assetati di lusso e frivolezze, perseguono la ricchezza e lo sfarzo come unico obiettivo, incapaci di comunicare tra loro.
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Il saggio Il romanzo sperimentale di Émile Zola, pubblicato nel 1880, è considerato il manifesto del Naturalismo francese perché affida alla letteratura il compito di riprodurre in modo oggettivo la realtà, senza il coinvolgimento personale dell'autore e con il solo scopo di indagare il funzionamento dei comportamenti dell'uomo, scoprendone le cause in rapporto alle condizioni individuali o ambientali.
Ecco la definizione che Zola dà del romanziere: "il romanziere è insieme un osservatore ed uno sperimentatore. L’osservatore per parte sua pone i fatti quali li ha osservati, individua il punto di partenza, sceglie il terreno concreto sul quale si muoveranno i personaggi e si produrranno i fenomeni. Poi entra in scena lo sperimentatore che impianta l’esperimento, cioè fa muovere i personaggi in una storia particolare, per mettere in evidenza che i fatti si succederanno secondo la concatenazione imposta dal determinismo dei fenomeni studiati".
Tra i manifesti del Verismo c'è la prefazione alla novella L'amante di Gramigna di Verga, scritta in forma di lettera indirizzata all’amico Salvatore Farina. Vi si trovano enunciati i principi del Verismo:
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Gli scrittori non sono gli unici a maturare una coscienza sociale: la corrente realista investe anche il campo artistico. Qui l'attivismo si manifesta nella creazione di opere di denuncia, che rappresentano le aberranti condizioni di vita delle classi più umili.
I dipinti realisti raffigurano scene di duro lavoro, eventi storici e momenti di lotta sociale per i diritti di operai e contadini, diretta conseguenza della Prima Rivoluzione Industriale. Se a offrire uno spaccato della vita dei contadini in campagna è Jean-François Millet, a ritrarre la condizione del proletariato cittadino ci pensa Honoré Daumier.
Gustave Courbet è considerato il fondatore del Realismo in Francia. Gli spaccapietre (1849) è una delle sue opere più iconiche, che descrive in modo realistico il duro lavoro degli operai in Francia a metà dell’Ottocento. L’opera è andata distrutta durante i bombardamenti a Dresda, in Germania, nella Seconda Guerra Mondiale. Il dipinto è una riproduzione sfacciata della povertà. I due soggetti hanno evidentemente età differenti, eppure si ritrovano a compiere lo stesso faticoso e umile lavoro. Quali sono dunque le prospettive di vita e futuro per il ragazzo più giovane? Courbet pone i suoi osservatori di fronte alla cruda realtà: non c’è speranza di ascesa sociale per i sottoproletari.
La stessa denuncia nei confronti di un lavoro alienante è espressa, proprio negli stessi anni, anche da Karl Marx.
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