Prerequisiti per affrontare la lezione sulla Seconda Rivoluzione Industriale
Per affrontare la lezione sulla Seconda Rivoluzione Industriale è necessario conoscere la Prima Rivoluzione Industriale.
Tra gli ultimi trent’anni dell’Ottocento e il primo Novecento l’economia e la società occidentale cambiano profondamente. Le nuove scoperte e le ultime innovazioni in campo scientifico e tecnologico migliorano le tecniche di produzione. Siamo di fronte alla Seconda Rivoluzione Industriale e alla costituzione della società di massa.
La Seconda Rivoluzione Industriale segna l’inizio di un periodo storico contrassegnato da innovazione e progresso: gli sviluppi in campo scientifico apportano benefici alla chimica, al settore industriale, alla medicina e si riflettono persino sulle ideologie filosofiche. Come tessere di un unico puzzle, ogni traguardo raggiunto in un settore, determina nuove conquiste in altre aree.
Eppure come può un’epoca così sfavillante prepare il terreno per le due guerre mondiali?
Analizziamo insieme luci e ombre della Seconda Rivoluzione Industriale.
Per affrontare la lezione sulla Seconda Rivoluzione Industriale è necessario conoscere la Prima Rivoluzione Industriale.
Se la Prima Rivoluzione Industriale ha interessato soltanto una parte privilegiata d’Europa, riconoscendo negli imprenditori inglesi i suoi reali protagonisti, durante la Seconda, che coinvolge l’intero continente, si assiste a un connubio tra capitalisti e scienziati, sullo sfondo dell’età del positivismo.
Lampadina, corrente elettrica, dinamite, acciaio, automobile sono soltanto alcune delle principali invenzioni di questi decenni, ciascuna delle quali trova una propria applicazione nei vari rami industriali. Si crea in questo modo una stretta connessione tra scienza, tecnologia e mondo della produzione. Basti pensare che l’elettricità è impiegata nel settore dei trasporti, in quello delle comunicazioni, nell’ambito chimico-industriale e persino nel settore alimentare per la conservazione degli alimenti.
I progressi industriali determinano anche una nuova e più efficiente produzione: si producono più prodotti, più velocemente, decretando un calo dei prezzi.
Per saperne di più, ascolta su Spotify “La seconda rivoluzione industriale e la società di massa”, un episodio di Maturadio, un podcast realizzato dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Istituto Treccani e Radio 3.
Per stampare la mappa mentale che riassume le principali caratteristiche e le dirette conseguenze della Seconda Rivoluzione Industriale vai in fondo alla lezione.
Il 21 ottobre 1879 Thomas Edison brevetta una lampadina con un filamento sottile in carbonio ad alta resistenza elettrica. Nell’immaginario collettivo, dunque, la lampadina costituisce uno dei traguardi massimi della Seconda Rivoluzione Industriale il cui merito va unicamente allo scienziato statunitense. Siamo del tutto sicuri di questo?
Parlare di invenzione ex novo sarebbe del tutto improprio: già all’epoca il 90% dei brevetti rappresenta perfezionamenti di scoperte e prototipi già esistenti. Il brevetto di Edison deve dunque essere osservato sotto questa luce: esistevano lampadine, sicuramente meno efficienti, da circa 50 anni ed Edison è uno dei tanti scienziati che lavorano alla causa.
Esiste tuttavia un merito che Edison non condivide con nessuno: essere riuscito a commercializzare e diffondere la sua versione della lampadina a incandescenza come soluzione principale. Nelle vesti di imprenditore, Edison crea un’azienda di elettricità che distribuisce e vende lampadine, imponendosi così sul mercato.
Se sei interessato/a all’argomento e vuoi saperne di più sullo scontro che coinvolge Thomas Edison e Nikola Tesla, rispettivamente rappresentanti dell'energia a tensione continua e della corrente alternata, ascolta la puntata del podcast Fottuti Geni su Spotify: “Thomas Alva Edison vs Nikola Tesla”.
Il liberismo entra in crisi proprio con i primi sconvolgimenti della Seconda Rivoluzione Industriale: la produzione aumenta, i prezzi si abbassano e il mercato è sempre più internazionale grazie al miglioramento dei trasporti. Molte imprese faticano a confrontarsi con Paesi con un maggiore progresso tecnologico e in molti settori industriali solo le realtà con maggiori capitali riescono a sopravvivere.
Alcune imprese diventano tuttavia così forti da non avere rivali sul mercato. Il monopolio di cui godono permette loro di essere le uniche a offrire un determinato servizio. Tutto il contrario delle teorie liberiste, che vogliono favorire la concorrenza. Questa crisi del liberismo cambia anche l’atteggiamento degli Stati nei confronti dell’economia.
Ora che le lotte tra le imprese si inaspriscono, e i monopoli rischiano di danneggiare l’operato di aziende di minori dimensioni, i governi statali ritornano sulla scena adottando politiche protezioniste, avvantaggiando le imprese statali a discapito delle straniere.
Allo sviluppo economico e produttivo segue un aumento della popolazione. La maggioranza dei cittadini vive in agglomerati urbani: uomini e donne entrano in rapporto fra loro con maggiore facilità e frequenza, grazie anche alla disponibilità dei mezzi di trasporto e di comunicazione. Nasce la società di massa, i cui componenti, le masse, sono uniformi nell’agire e nel pensare.
Ora che il nuovo contesto economico necessita di ulteriori competenze culturali, il ruolo dell’istruzione acquista maggiore rilievo: l’istruzione elementare diviene pubblica e obbligatoria. Questo progresso culturale è accompagnato da una maggiore diffusione di mezzi di informazione. La facilità con cui il cittadino scolarizzato riesce a informarsi lo porta a interessarsi e a mostrare maggiore partecipazione per la vita politica.
Proprio in questi anni, grazie alla politica giolittiana, si assiste in Italia all’estensione del diritto di voto. Nascono i primi partiti di massa: nelle principali città italiane si fondano sezioni e sedi di partito per fare propaganda politica.
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Spesso inurbamento e urbanizzazione sono utilizzati come sinonimi. Tuttavia ci sono evidenti sfumature di significato. Facciamo chiarezza sui termini:
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