Prerequisiti per affrontare la lezione su Vittorio Emanuele II
Per affrontare la lezione su Vittorio Emanuele II è necessario conoscere il Risorgimento.
Vittorio Emanuele II eredita il trono dal padre Carlo Alberto, dopo la sconfitta nella prima guerra d'indipendenza.
Nel 1859 conduce vittoriosamente la seconda guerra d’Indipendenza e nel 1861 viene incoronato primo re dell’Italia unita, portando a compimento il Risorgimento. Proprio per questo gli è stato dedicato il Vittoriano o Altare della Patria, che lo celebra come artefice dell'unità d'Italia.
Nato a Torino nel 1820, Vittorio Emanuele II da piccolo scampa fortunosamente a un incendio in cui muore la sua balia. Crescendo, non dà sfoggio di particolari interessi o abilità scolastiche, ma piuttosto manifesta una spiccata passione per la caccia e il mestiere della guerra. Insofferente ai cerimoniali, ai banchetti e a ogni sorta di etichetta, il futuro primo re dell’Italia unita non disdegna le avventure passionali, culminate nella generazione di figli illegittimi e, alla fine, persino in un matrimonio con una donna di bassa levatura sociale, passata alla storia come “la bella Rosina”.
Più giovane di Cavour e di Garibaldi, e probabilmente dotato anche di un’inferiore statura politica, il re Vittorio Emanuele II si contraddistingue tuttavia per la forza del carattere, l’ardimento in guerra e la fermezza dimostrata da alcune scelte non facili da prendere, compresa la tormentata vicenda delle leggi Siccardi, che abolivano drasticamente alcuni privilegi ecclesiastici in un Piemonte allora cattolicissimo.
Muore nel 1878 a Roma.
Per affrontare la lezione su Vittorio Emanuele II è necessario conoscere il Risorgimento.
Il mestiere del sovrano, che Vittorio Emanuele II eredita da suo padre Carlo Alberto, è tutt’altro che facile. Il re eredita una situazione disastrosa in Piemonte: suo padre, avendo perso la prima guerra d’Indipendenza, è stato costretto ad abdicare e il disegno di un’Italia unita è ancora di là da formarsi. Gli austriaci premono perché abolisca lo Statuto Albertino e ripristini una sorta di monarchia assoluta, ma Vittorio Emanuele II resiste alla tentazione e continua a governare con un potere limitato dal Parlamento, pur non disdegnando azioni politiche parallele e sotterranee che, a volte, creano scompiglio e non poco imbarazzo nella diplomazia piemontese.
Per approfondire guarda la conferenza di Alessandro Barbero su Vittorio Emanuele II.
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Il soprannome con cui il re Vittorio Emanuele II era noto anche in vita è "il re galantuomo", soprattutto perché decise fermamente di non abolire lo Statuto Albertino, concesso da suo padre, il re Carlo Alberto, che apriva un grande spazio di libertà nel Piemonte dell’epoca.
Tuttavia, per quanto riguarda l’etichetta a cui ogni sovrano era sottomesso, il re non faceva certo mistero di disprezzarla, assumendo spesso e volentieri atteggiamenti e comportamenti disdicevoli secondo il bon ton dell’epoca.
Con questa scritta, apparentemente, gli italiani inneggiavano al grande compositore, Giuseppe Verdi. In realtà si trattava di un astuto acronimo mediante il quale i patrioti dichiaravano il loro sostegno a Vittorio Emanuele Re D’Italia.
"Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi".
(“Discorso della Corona all’apertura del Parlamento subalpino”, 10 gennaio 1859)
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