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Vittorio Emanuele II: vita e pensiero politico

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Vittorio Emanuele II, noto anche come il “Padre della Patria”, è una figura emblematica nella storia d’Italia. Egli non solo ha regnato come re di Sardegna, ma è diventato il primo re di una nazione italiana unificata, segnando la fine di secoli di divisione e frammentazione politica della penisola. La sua vita e il suo operato politico sono intrisi di eventi cruciali, strategie audaci e una visione che ha spesso dovuto confrontarsi con le potenze europee dell’epoca.

La vita di Vittorio Emanuele II

Nato nel 1820 a Torino, Vittorio Emanuele era figlio di Carlo Alberto di Savoia e di Maria Teresa d’Asburgo-Toscana. Fin dalla giovinezza, fu preparato al ruolo di erede al trono, ricevendo un’educazione equilibrata tra le materie umanistiche e l’addestramento militare.

La sua ascesa al trono avvenne nel 1849, a seguito dell’abdicazione di suo padre dopo la sconfitta nella Prima Guerra d’Indipendenza contro l’Austria. Nonostante il duro inizio, Vittorio Emanuele dimostrò fin da subito un carattere deciso e una chiara visione politica, proponendosi come un sovrano moderno e progressista, attento alle istanze liberali e nazionaliste che montavano in Europa.

Il suo regno fu caratterizzato da numerose sfide, sia interne che esterne. Internamente, dovette confrontarsi con le rivendicazioni liberali e con l’emergere del movimento risorgimentale, che chiedeva l’unificazione dell’Italia sotto una singola corona. Esternamente, Vittorio Emanuele II dovette navigare tra le complesse dinamiche geopolitiche dell’Europa dell’epoca, cercando alleanze e supporto per la causa dell’unificazione italiana.

Il suo legame con figure chiave del Risorgimento, come Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi, fu fondamentale. Con la guida strategica di Cavour e l’impeto rivoluzionario di Garibaldi, il re riuscì a realizzare l’obiettivo di un’Italia unificata e nel 1861, Vittorio Emanuele fu proclamato Re d’Italia, titolo che mantenne fino alla sua morte nel 1878.

Oltre al suo ruolo politico, la sua vita personale fu segnata da affetti profondi, in particolare per la sua consorte, Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, e per i suoi figli. La sua morte segnò la fine di un’era, ma il suo lascito continua a vivere nella storia e nella cultura italiana, celebrando la sua figura come quella di un sovrano che ha saputo guidare il suo paese attraverso uno dei periodi più tumultuosi e trasformatori della sua storia.

La politica di Vittorio Emanuele II

Ha svolto un ruolo fondamentale nella complessa e turbolenta era del Risorgimento. Il suo pensiero politico era caratterizzato da una combinazione di pragmatismo e nazionalismo. A differenza di molti monarchi del suo tempo, Vittorio Emanuele II era un realista che comprendeva la necessità di cambiamenti politici e sociali. Riconosceva che l’Italia non poteva più restare una mera raccolta di piccoli stati e principati, soprattutto alla luce dei potenti movimenti nazionalistici e liberali che attraversavano l’Europa.

Sotto la sua guida, il Regno di Sardegna divenne il fulcro dell’unificazione italiana, e fu grazie alla sua stretta collaborazione con Camillo Benso conte di Cavour che riuscì a navigare abilmente tra le acque della politica europea. Mentre Cavour era l’artefice di molte delle decisioni e delle strategie, Vittorio Emanuele II forniva il supporto monarchico e la legittimazione necessari per tali iniziative. Era fermamente convinto dell’importanza di un’Italia unita e sovrana e vedeva l’indipendenza dalla dominazione austriaca come una priorità assoluta.

Tuttavia, il re sapeva anche che l’unificazione non poteva avvenire solo attraverso la guerra o la diplomazia. Capiva l’importanza di costruire un’identità nazionale italiana, e per questo sostenne iniziative culturali e educative. Anche se aveva un forte senso del suo ruolo come monarca, cercò di bilanciarlo con un rispetto per le istituzioni parlamentari e costituzionali, specialmente durante gli anni critici in cui il Regno di Sardegna si trasformò nel Regno d’Italia.

In sintesi, la politica di Vittorio Emanuele II era quella di un re-patriota, che metteva al primo posto gli interessi della nazione e del suo popolo. Pur essendo un monarca, aveva la visione e l’umiltà di riconoscere che l’era dei piccoli stati italiani era finita e che era giunto il momento per l’Italia di unirsi e affermarsi come una grande nazione europea.

Il ruolo di Vittorio Emanuele II nell’Unità d’Italia

È fondamentale precisare che Vittorio Emanuele II, e non il III, è stato il monarca chiave nel processo di unificazione italiana perché ha svolto un ruolo essenziale nella formazione dello Stato unitario italiano. Era re del Regno di Sardegna quando iniziò l’impulso verso l’unificazione e, grazie alla sua guida, il suo regno divenne il nucleo centrale intorno al quale l’Italia si è unificata.

Il suo sostegno alla causa risorgimentale è stato cruciale, poiché offriva un simbolo di continuità e stabilità in un periodo di grandi cambiamenti e incertezze. La sua stretta collaborazione con importanti figure del Risorgimento, come Camillo Benso conte di Cavour, ha permesso di combinare abilmente diplomazia e azione militare per ottenere l’indipendenza e l’unificazione.

Vittorio Emanuele II ha dimostrato coraggio e determinazione, soprattutto nel momento in cui decise di attraversare il fiume Ticino nel 1859, dando inizio alla Seconda guerra d’indipendenza contro l’Austria. Con la successiva annessione delle Marche e dell’Umbria, e poi con l’audace impresa dei Mille di Garibaldi, che ha portato all’annessione del Regno delle Due Sicilie, l’Italia ha iniziato a prendere forma come una nazione unita.

L’ultimo grande ostacolo per l’unificazione italiana è stata la presa di Roma, che era sotto il controllo papale e protetta dalle truppe francesi. Nonostante le delicate implicazioni religiose e le pressioni internazionali, Vittorio Emanuele II ha deciso di procedere con la sua annessione nel 1870, rendendo Roma la capitale del nuovo Stato unitario.

In conclusione, il ruolo di Vittorio Emanuele II nell’Unità d’Italia è stato fondamentale. Attraverso una combinazione di visione strategica, coraggio personale e capacità di collaborare con le principali figure del Risorgimento, ha guidato l’Italia nel suo cammino verso l’unificazione, lasciando un segno indelebile nella storia del paese.

Mappa mentale su Vittorio Emanuele II

Il mestiere del sovrano, che Vittorio Emanuele II eredita da suo padre Carlo Alberto, è tutt’altro che facile. Il re eredita una situazione disastrosa in Piemonte: suo padre, avendo perso la prima guerra d’Indipendenza, è stato costretto ad abdicare e il disegno di un’Italia unita è ancora di là da formarsi. Gli austriaci premono perché abolisca lo Statuto Albertino e ripristini una sorta di monarchia assoluta, ma Vittorio Emanuele II resiste alla tentazione e continua a governare con un potere limitato dal Parlamento, pur non disdegnando azioni politiche parallele e sotterranee che, a volte, creano scompiglio e non poco imbarazzo nella diplomazia piemontese.

Per stampare la mappa con le informazioni principali su Vittorio Emanuele II, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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