È nell’Inghilterra vittoriana che il tema del doppio inizia ad assumere connotazioni psicologiche più profonde, grazie alla penna e all’ingegno di Robert Luis Stevenson.
Dr. Jekyll e Mr. Hyde (1886) pone i suoi lettori di fronte a una consapevolezza: all’interno di ogni essere umano convivono bene e male. I protagonisti del racconto sono uno l’alter ego dell’altro. Spinto dalla curiosità e dal desiderio di separare queste due forze motrici contrapposte, Dr. Jekyll collauda una pozione, che porta alla creazione di Mr. Hyde (il cui nome, dall’inglese, richiama il concetto di nascosto). Come si comprende nel corso della lettura, questa identità malvagia avrà tuttavia la meglio sulla buona, riuscendo a sopraffarla al punto che al dottore non resterà che soccombervi, togliendosi la vita.
Attraverso questo racconto, Stevenson anticipa la teorizzazione freudiana di Eros e Thanatos, delle due forze contrapposte di cui la mente umana è allo stesso tempo vittima e moderatrice. In questo caso il tema del doppio riflette la dualità intrinseca alla psicologia umana.
Dr. Jekyll si mostra di giorno come un uomo stimato e rispettabile dalla società del suo tempo, mentre la notte, nelle vesti di Hyde, compie i peggiori delitti, venendo meno la sua sottomissione alle imposizioni sociali.
L’opera rappresenta una critica nei confronti dell’ipocrisia della società vittoriana della fine dell’Ottocento, una società fatta di finto perbenismo, inganni e apparenze.