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L’imperfezione: caratteristiche nella letteratura

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

L’imperfezione come tema letterario è un argomento profondo e universale, che trova le sue radici nella condizione umana e nella nostra incessante ricerca di significato e comprensione. Questo tema, esplorato in varie forme e contesti, si focalizza sulla natura intrinsecamente imperfetta dell’essere umano e sulle implicazioni di questa imperfezione nelle nostre vite, relazioni e percezioni del mondo.

Nella letteratura, l’imperfezione può essere rappresentata in molti modi, come attraverso personaggi fallibili, situazioni complesse prive di soluzioni facili o ambientazioni che riflettono la disarmonia e il caos. Questo tema serve spesso a sottolineare la vulnerabilità umana, la suscettibilità agli errori e alle debolezze, e la nostra costante lotta per la crescita e l’auto-miglioramento.

Attraverso la rappresentazione di personaggi imperfetti, gli autori possono esplorare la gamma completa delle emozioni e delle esperienze umane, dalle più nobili alle più basse. Questo permette ai lettori di immedesimarsi nei personaggi, poiché riflettono le loro stesse lotte, paure e speranze. L’imperfezione diventa così uno specchio attraverso cui esaminare la propria vita e le proprie scelte, rendendo la lettura un’esperienza più intima e personale.

L’imperfezione in letteratura può anche essere un veicolo per esaminare questioni sociali e morali più ampie. Presentando personaggi e situazioni che non aderiscono a ideali stereotipati o a soluzioni convenzionali, gli autori possono sfidare le convenzioni sociali e stimolare il pensiero critico. Questo può portare a una maggiore comprensione e empatia per le diverse prospettive e esperienze di vita.

Scopriamola insieme!

Imperfezione stilistica: le scelte formali di Tacito

Lo stile linguistico dello storico latino Tacito cozza con i classici canoni di armonia e simmetria ciceroniana: le sue frasi aspre e spezzate si fanno portavoci di un’imperfezione stilistica, specchio di ricchezza e profondità di contenuti.

Le sue ardite scelte stilistiche e formali sono il riflesso della crisi che la Roma del I secolo sta vivendo in campo sociale e politico. Il modello stilistico che utilizza, né scorrevole, né tantomeno di facile comprensione, rappresenta un’elaborazione della struttura formale priva di precedenti.

Negli Annales (114-120 d.C.) l’autore descrive i fatti storici avvenuti dalla morte dell’imperatore Augusto a quella di Nerone. Siamo di fronte a un’interpretazione moralistica della storia: il giudizio a cui i lettori giungono su ciascuno dei personaggi è determinato dalle qualità morali di cui essi stessi si fanno portatori.

Allo scopo di creare un’aura tragica attorno ai singoli protagonisti, il modello a cui Tacito si ispira fa capo all’inconcinnitas, contrapposto alla concinnitas ciceroniana: lo storico insinua, ma non dice apertamente, fa scorgere, ma non mostra.

Il suo stile è conciso, serrato. Nel suo periodare nessuna parola è inutile o sostituibile. Il frequente uso di costrutti nuovi e arditi, di ellissi (omissioni) di congiunzioni e verbi, di asimmetrie è il segno di un lavoro a tavolino, in cui nulla è lasciato al caso. Come accennato, l’inconcinnitas tacitiana è l’espressione stilistica dell’incertezza e dell’instabilità percepite dallo storico, che vive in un periodo infelice della storia di Roma.

Esempi concreti? Leggi il testo a fianco. Sono evidenziate alcune caratteristiche dello stile tacitiano:

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Per un ripasso più approfondito, ascolta la puntata del podcast Maturadio dedicata all’autore latino: “Tacito”.

Imperfezione come espressione artistica: Henri Matisse

Nei primi decenni del Novecento, le Avanguardie storiche portano a un annientamento del concetto di perfezione passata. Siamo di fronte a una reale trasvalutazione dei canoni estetici: il brutto e l’antiestetico entrano nella storia dell’arte.

Con la scoperta della fotografia come grande rivale, è venuto il momento per la pittura di interrogarsi sulla propria legittimità e sulla funzione che deve svolgere: può realmente continuare a imitare la natura, restando fedele al reale? Per innescare una vera competizione con le invenzioni e le scoperte dell’epoca, le arti in generale, e la pittura nello specifico, avrebbero avuto un futuro soltanto se fossero venute meno all’obbligo della realtà, accettando di abbracciare e creare nuovi linguaggi alternativi.

Questo è il pensiero degli Espressionisti e del loro capostipite sul versante francese Henri Matisse. Il tutto viene espresso ne La donna con il cappello (1905), primo ritratto da cui è possibile evincere anche aspetti del carattere e dell’interiorità del soggetto, in questo caso, la moglie del pittore.

“Ciò che mi interessa di più non è né la natura morta, né il paesaggio, è la figura. È questa che mi permette meglio di esprimere il sentimento, quasi religioso, che ho della vita. Non mi interessa dettagliare i tratti del viso, riproducendo la loro esattezza anatomica. […] Un’opera deve portare in se stessa tutto il suo significato e imporlo allo spettatore ancor prima che questi ne conosca il soggetto. Quando vedo gli affreschi di Giotto a Padova non mi interessa sapere quale sia la scena della vita di Cristo che ho davanti, ma subito capisco il sentimento che emana, perché è nelle linee, nella composizione, nel colore e il titolo non servirà a confermare la mia impressione.”

Matisse non si presenta al pubblico come un perfetto ritrattista, data la presenza di scorrettezze formali nei suoi dipinti. Il suo scopo consiste nel porre l’accento sul mondo interiore dei propri soggetti. Siamo inoltre di fronte a una scienza autonoma del colore: secondo la corrente espressionista la visione di un’opera deve comunicare empatia nello spettatore. Al canone della perfezione estetica si sostituisce il valore della comunicatività.

Imperfezione come espressione dell’autentico: Guido Gozzano

Possiamo vedere La signorina Felicita come il biglietto da visita della poetica di Guido Gozzano.

Il fascino che l’amata esercita sul poeta non rispecchia le dinamiche estetiche che muovevano D’Annunzio verso la femme fatale. Non c’è alcun riferimento a passioni fuori dall’ordinario: Felicita non è bella e misteriosa, ma per il poeta esprime il fascino del mediocre quotidiano. La descrizione di ragazza semplice e ingenua che ne fa Gozzano la rende più reale e più vicina al lettore. La signorina Felicita incarna un ideale di vita sana, lontana dagli intellettualismi propri del mondo a cui il poeta è legato.

Gozzano è a conoscenza dei canoni estetici condivisi alla sua epoca e, con fierezza, riconosce quanto questi siano i più distanti dalla descrizione dell’amata.

Il mondo di Felicita, con la sua limitatezza, costituisce una salvezza per il poeta, un riparo dall’ipocrisia e dall’artificiosità che caratterizza la sua vita.

Leggi il brano proposto e goditi il gioco letterario ideato dall’autore. La vita vera risiede nella quotidiana banalità, nella ripetizione di azioni, lontana da ogni falsa perfezione estetica-letteraria. L’imperfezione estetica e la pacatezza caratteriale di Felicita sono per Gozzano un porto sicuro, un appiglio nei momenti di sconfortante solitudine.

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Imperfezione come libertà dal totalitarismo sovietico: Winston Churchill

Da un punto di vista prettamente storico-governativo, a partire dal XX secolo, la sfrenata ricerca della perfezione, intesa come dominio delle masse, viene perseguita come obiettivo primario da ciascun regime totalitario.

La storia contemporanea ha posto l’uomo di fronte all’esplosione del male, come difficilmente era stato sperimentato in epoca passata. Nel secolo in cui il progresso scientifico e tecnologico permette all’uomo di raggiungere confini inesplorati, il male, contro ogni aspettativa, irrompe nella vita di quest’ultimo.

“Nel suo discorso introduttivo il Dottor Buchard, il Preside della Facoltà, ha parlato di un’imminente abilità scientifica di controllare i pensieri dell’uomo con precisione. Sarò molto contento se il mio compito su questa terra sarà esaurito prima che ciò accada.”

È con questa premessa che Winston Churchill apre il suo discorso al MIT il 31 marzo 1949. Ormai ex Primo Ministro britannico, con il suo discorso Churchill ripercorre gli ultimi 50 anni di storia globale, facendosi portavoce di un’Europa ideologicamente e culturalmente differente dall’Unione Sovietica.

Siamo agli albori della Guerra Fredda: in Unione Sovietica vige un regime totalitario caratterizzato dal tentativo maniacale di controllare capillarmente la società, imponendo fedeltà al partito unico. La libertà del singolo è annientata, le opposizioni sono represse. Questa è per l’URSS l’unica via per costituire una società pura sotto ogni punto di vista: agli occhi del regime sovietico la perfezione è individuata nell’assenza di libertà e concessioni al singolo cittadino.

Questa la risposta di Churchill: “Gli esseri umani e le società non sono strutture costruite o macchine contraffatte. Sono piante che crescono e devono essere considerate tali. La vita è un test e questo mondo un posto di prova. L’essenza umana non deve essere ridotta a standard: vivere, crescere, sbocciare e morire. Non tutto è riconducibile a ciò.”

L’accettazione di una vita imperfetta: Virginia Woolf

Nello stile di scrittura di Virginia Woolf trama e convenzioni letterarie sono superate a favore di un’immersione nel mondo interiore di ciascun personaggio. Non acquista importanza l’evento in sé, ma le sensazioni che suscita nell’uomo.

Nel romanzo Mrs. Dalloway (1925) tutto si svolge in un’unica giornata o, più precisamente, nella sola mente della protagonista. Clarissa Dalloway appare al lettore come una donna frivola che conduce una vita agiata, il cui solo problema è la scelta dei fiori da comprare in occasione di una festa. Proseguendo nella lettura tuttavia il livello di introspezione psicologica e complessità del personaggio aumenta. Alla frivolezza iniziale segue una forte pesantezza e intensità: il romanzo ondeggia tra perdita di speranze e accettazione della vita. La sera, tra chiacchiericcio e festeggiamenti, gli ospiti di Mrs. Dalloway sono informati del suicidio di un veterano di guerra, avvenuto nel pomeriggio. Nessuno dei presenti è scosso dalla notizia, ma Clarissa si immobilizza.

Il brano proposto ne ripercorre la scena. Per stampare il testo, scarica il PDF qui:

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La padrona di casa passa in rassegna le gioie e i dolori della sua esistenza, riconoscendo e abbracciando l’imperfezione della sua vita. Ecco dunque che nell’arco della stessa giornata, di fronte alle proprie mancanze e ai propri dolori, due sconosciuti compiono due decisioni opposte: se il veterano di guerra muore, Mrs. Dalloway decide di vivere.

Lo stesso spirito di accettazione dell’imperfezione e della finitezza della vita distingue l’intera umanità, il gregge, dall’Oltreuomo di Nietzsche.

Una curiosità: inizialmente il romanzo avrebbe dovuto intitolarsi Le ore, perché la giornata è scandita dai rintocchi del Big Ben. Nel 1998 lo scrittore Michael Cunningham riprese il titolo originale dando vita a un romanzo in cui uno dei personaggi principali è la stessa Virginia Woolf.

Imperfezione come materia dello studio scientifico: Rita Levi Montalcini

Pubblicato nella sua prima edizione nel 1987, Elogio dell’imperfezione è l’occasione per Rita Levi Montalcini di fare un bilancio della propria vita, da un duplice punto di vista: accademico-lavorativo e strettamente personale e privato.

Nell’autobiografia le conquiste personali di Rita Levi Montalcini si fondono con gioie e dolori degli eventi storici dell’epoca. Vissuta in un periodo in cui, alla facoltà di Medicina di Torino, le ragazze erano 7, a fronte dei 300 studenti uomini, l’autrice non si tira indietro dal descrivere le insormontabili difficoltà che ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera e nel contesto privato.

Prima di ripercorrere il suo intero percorso di vita, l’autrice cerca di spiegare il potere attrattivo che la scienza ha da sempre suscitato in lei: il fascino dell’imperfezione. Montalcini nobilita il concetto di imperfezione, che rappresenta una componente essenziale per l’evoluzione e il cambiamento.

I suoi studi e interessi prendono sempre in considerazione l’evoluzione come processo disarmonico: una condizione perfetta non potrà mai progredire e per questo non richiede ulteriori studi e approfondimenti. La perfezione è una condizione di immobilità, per nulla soddisfacente per i ricercatori. La grande soddisfazione deriva dall’osservazione dei cambiamenti, dalla curiosità e dalla continua propensione al miglioramento.

Leggi un estratto del libro, che meglio esprime il pensiero della scienziata. Per stampare il testo, scarica il PDF qui:

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Imperfezione online: insicurezza da foto profilo

Vi siete mai chiesti come e quando sono nati i filtri che quotidianamente usiamo sui nostri social media? Secondo una ricostruzione del MIT Technology Review tutto nasce in Giappone, dall’ossessione per i caratteri buffi e graziosi, tipici dei personaggi dei manga.

Nei primi anni Duemila, l’introduzione della telecamera frontale inaugura l’era dei selfie. Sono poi gli stessi social media a dotarsi di filtri che permettono agli utenti veri e propri travestimenti: la possibilità di assumere le sembianze di animali, di cartoni animati o di subire vere e proprie trasformazioni a seconda di specifiche ricorrenze e festività. Tuttavia questi camuffamenti diventano sempre più strumenti di abbellimento: filtri da fotoritocco che permettono di rimpicciolirsi parti del volto, evidenziare gli zigomi e le labbra, modificare il colore della pelle e degli occhi.

Il filtro rappresenta l’occasione alla portata di tutti per vedere come potremmo apparire senza quella data imperfezione che ci ha sempre messo a disagio. Attraverso l’intelligenza artificiale possiamo sbarazzarci di difetti fisici, difficilmente eliminabili senza l’intervento chirurgico.

Ad oggi il 22% degli adulti e il 40% dei teenager dichiara che le immagini sui social media condizionano il modo in cui percepiscono il loro aspetto. Si insinua così una correlazione tra la continua modifica virtuale del proprio corpo e un senso di insicurezza e inadeguatezza, soprattutto nei più giovani.

Riconosciuto il problema, come si stanno muovendo ora i principali social media? Quali campagne stanno avviando, anche grazie alla collaborazione di influencer e content creator per ridurre la gravità del danno? Per saperne di più, goditi la visione della newsletter gratuita di Will Media. Iscriviti dal loro sito: Will Media.

Continua la ricerca sul concetto di imperfezione

Ora è il tuo momento: sulla base degli argomenti trattati in classe, ma anche delle tue passioni e dei tuoi interessi, puoi approfondire ulteriormente il percorso sul concetto di imperfezione. Se vuoi, puoi farlo anche come lavoro di gruppo.

La volontà di rappresentare impietosamente la società, senza censure e abbellimenti, è uno dei tratti che contraddistingue la poetica verista. Riusciresti a fare un esempio?

Da un punto di vista puramente estetico i canoni di bellezza nel mondo della moda, del cinema e della fotografia hanno subito un’evoluzione nel tempo. Ripercorrine le principali tappe. Storia dell’arte è la tua materia preferita? Attua la stessa ricerca anche in chiave artistica e leggi Storia della bellezza di Umberto Eco.

Amante della cultura giapponese? Approfondisci la tecnica del wabi-sabi, una visione del mondo fondata sull’accettazione dell’imperfezione. Stupisci i tuoi familiari cimentandoti nell’arte del kintsugi: una pratica per riparare gli oggetti rotti di ceramica.

Ti piacciono le canzoni d’autore? Conosci il significato che sta dietro a La donna cannone di De Gregori?

In fissa con l’arte contemporanea? Hai mai visto la Nana di Niki de Saint Phalle? Visita il Giardino dei tarocchi, in Toscana, e scopri come l’imperfezione possa essere anche sinonimo di sensualità.