Nel 1517 Martin Lutero affigge le proprie 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg, vero e proprio atto ostile con cui non soltanto denuncia l’iniquità di Santa romana Chiesa, ma al tempo stesso rivendica il diritto di interpretare altrimenti i Vangeli e dare vita, così facendo, alla corrente protestante del cristianesimo.
Se vogliamo trovare una data o un evento simbolico, la Riforma protestante ha le sue origini nel viaggio che il monaco agostiniano Martin Lutero compie a Roma nel 1510, dove rimane sconvolto e schifato dalla corruzione endemica che devasta la Chiesa. La basilica di San Pietro, infatti, vero e proprio tempio del cristianesimo, viene edificata grazie ai proventi della vendita delle cosiddette “indulgenze” ai cristiani. Una pratica aberrante e inaccettabile per l’intransigente Lutero che, rifiutando qualsiasi compromesso, decide di riformare il cristianesimo per riportarlo alle sue origini, cioè l’interpretazione letterale del Vangelo, tipica delle prime comunità cristiane. In ciò fu favorito dall’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, che gli permette di diffondere la sua traduzione in tedesco della Bibbia.
Se da un lato Martin Lutero è molto agguerrito e non esita a bruciare pubblicamente la bolla con cui il Papa lo scomunica, sentendosi sufficientemente protetto dal potere dei principi tedeschi ostili al papato, dall’altro lato la Chiesa romana non resta certo a guardare. Tramite l’operato dell’ex militare Ignazio di Loyola, il Papa si dota di un vero e proprio “esercito intellettuale”, rappresentato dalla congregazione religiosa dei Gesuiti (Compagnia di Gesù) fondata nel 1534, che per secoli rappresenterà l’élite intellettuale della Chiesa, andando a giustapporsi alle medievali congregazioni dei francescani (1209) e dei domenicani (1216).
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