Prerequisiti per affrontare la lezione su Dante filosofo e teologo
Per affrontare la lezione su Dante filosofo e teologo è necessario conoscere:
Dante dà sfoggio di straordinarie competenze in ambito filosofico-teologico, nonché di una capacità di sintesi ragguardevole, riuscendo a trovare un compromesso teoretico tra la filosofia aristotelica e la teologia tomistica.
Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265. L’importanza artistica e culturale della Divina Commedia è incalcolabile, anche dal punto di vista della divulgazione della teologia cristiana. A essa, infatti, va ascritto il merito di aver concretizzato, in metafore e descrizioni, il variegatissimo universo religioso del cristianesimo, intrecciandolo sapientemente con la filosofia tomista e le vicende storiche del passato e quelle a lui contemporanee, non rinunciando tuttavia all’inserimento di figure mitiche (Ulisse) e pagane (Virgilio). Muore a Ravenna nel 1321.
Per affrontare la lezione su Dante filosofo e teologo è necessario conoscere:
La teologia cristiana è perfettamente descritta nei versi del poeta fiorentino il quale riesce a trasportare il lettore dalle paure più tremende (Inferno) alla speranza (Purgatorio) e infine al cospetto di Dio (Paradiso).
All’attenzione del lettore informato non sfuggono i molteplici riferimenti che Dante dissemina qua e là, tanto alla filosofia di Aristotele quanto alla sua ripresa e cristianizzazione, operata dalla filosofia e teologia di Tommaso d’Aquino. Basti citare le due mirabili sintesi con le quali rende il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio” (Paradiso, XXXIII, 1), oppure il motore immobile aristotelico: “L'amor che move il sole e l'altre stelle” (Paradiso, XXXIII, 145) rispettivamente in apertura e in chiusura dell’ultimo Canto del poema.
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Si tratta di Bernardo da Chiaravalle (1090 - 1153), monaco francese appartenente all’ordine dei cistercensi, Santo e Dottore della Chiesa.
Solitamente è meno ricordato dagli studenti, a differenza di Virgilio e Beatrice, ma in realtà anch’egli riveste un ruolo fondamentale, al punto che è proprio a lui che Dante si affida nell’ultimo tratto del suo viaggio, che culmina con la “visione” di Dio.
"Amor, ch’a nullo amato amar perdona" (Inferno, V, 103 – Francesca da Rimini, 1321)
"Uomini siate, e non pecore matte" (Paradiso, V, 80 – Beatrice, 1321)
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