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La peste nera in Europa: cause e conseguenze

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

L’Europa del XIV secolo, con le sue fiorenti città mercantili, le innovative correnti artistiche e i suoi emergenti centri di apprendimento, sarebbe potuta sembrare una regione in piena ascesa. Tuttavia, sotto la superficie di questa prosperità, covava una tempesta che, nel giro di pochi decenni, avrebbe completamente cambiato il corso degli eventi e delle cose.

Nel giro di pochi anni, la vita sarebbe stata distrutta da una catastrofe che avrebbe ridotto al silenzio intere città, decimato la popolazione e gettato un’ombra sul continente per generazioni. Questo cataclisma non proveniva dalle armate di un conquistatore o dalla furia della natura, ma da una malattia mortale: la peste nera.

Le cause della peste nera in Europa

La peste nera, nota anche come peste bubbonica, fu causata dalla bacteria Yersinia pestis. Prima di raggiungere l’Europa, questa malattia devastante aveva già mietuto vittime in Asia, soprattutto in Cina, da dove ha iniziato il suo mortale viaggio verso ovest, seguendo le rotte commerciali.

Il contesto storico dell’Europa del XIV secolo era caratterizzato da una popolazione in rapida crescita, città densamente popolate e condizioni igieniche precarie. Queste città, con i loro stretti vicoli e le abitazioni ammassate, erano terreno fertile per la diffusione di malattie. Inoltre, l’intenso commercio tra l’Asia e l’Europa, favorito dalla rinascita delle città mercantili e dalla stabilizzazione delle rotte della seta, facilitò il passaggio della peste dalle regioni asiatiche al continente europeo.

Un elemento cruciale nella rapida diffusione della malattia fu il ruolo dei ratti infetti e delle pulci che essi ospitavano. Quando un ratto infetto moriva, le pulci cercavano un nuovo ospite, spesso mordendo gli esseri umani e trasmettendo così la malattia. Le condizioni di vita insalubri, la mancanza di conoscenze mediche avanzate e l’assenza di qualsiasi forma di quarantena resero l’Europa particolarmente vulnerabile.

Inoltre, l’Europa del 1300 era un continente in tumulto. Fattori come cambiamenti climatici, carestie e conflitti sociali avevano già indebolito la resistenza delle popolazioni e questo ambiente, insieme all’inaspettata e devastante irruzione della peste, creò una tempesta di portata enorme, causando la morte di milioni di persone in tutto il continente.

Le conseguenze demografiche della peste nera in Europa

La peste nera, in pochi anni, riscrisse radicalmente il panorama demografico dell’Europa. Si stima che tra il 1347 e il 1351, periodo in cui la peste colpì con la sua massima virulenza, morirono tra i 75 e i 200 milioni di persone. Questa cifra rappresenta circa il 30% – 60% della popolazione europea dell’epoca. Regioni intere furono decimate e, in particolare, aree densamente popolate come le città e i grandi centri commerciali furono le più colpite, con tassi di mortalità che in alcuni casi superarono il 50%.

La riduzione drastica della popolazione ebbe ripercussioni immediate e a lungo termine. Molti villaggi furono completamente abbandonati, mentre città un tempo fiorenti divennero ombre di ciò che erano state. La mancanza di manodopera portò a una crisi in vari settori, dalla produzione agricola all’artigianato, e i terreni coltivabili vennero abbandonati e, in molti casi, la natura li riassorbì. Questo, a sua volta, causò una diminuzione della produzione agricola e una conseguente carestia in alcune aree.

Tuttavia, a lungo termine, la riduzione della popolazione ebbe anche effetti positivi per coloro che sopravvissero. La manodopera divenne una risorsa preziosa, portando a un aumento dei salari e a una maggiore mobilità sociale. Inoltre, la decimazione della popolazione e la successiva necessità di ricostruzione portarono a innovazioni in vari settori, compresa la medicina, poiché l’Europa cercò modi per prevenire futuri focolai di malattie.

In termini culturali e sociali, la morte su vasta scala causata dalla peste portò a un profondo senso di fatalismo. L’arte, la letteratura e la religione dell’epoca riflettono questo cambiamento, con un aumento delle rappresentazioni di morte e tristezza. In molte comunità, la perdita di così tante vite fece emergere tensioni e paura, portando a episodi come le persecuzioni degli ebrei, che vennero in molti casi incolpati ingiustamente della diffusione della peste.

Le conseguenze economiche della peste nera in Europa

La peste nera non solo modificò il paesaggio demografico europeo, ma causò anche significative perturbazioni economiche. Nel breve termine, la rapida e massiccia mortalità portò a una grave carenza di manodopera in tutti i settori: l’agricoltura, la spina dorsale dell’economia europea dell’epoca, fu particolarmente colpita e molti campi rimasero incolti, causando una diminuzione della produzione di cibo con conseguenti carestie locali e una drastica inflazione dei prezzi alimentari.

Le città, dove la peste spesso colpiva con maggiore intensità a causa della densità della popolazione, videro crollare il loro tessuto economico. Artigiani, mercanti e lavoratori specializzati morirono in grandi numeri, causando una brusca interruzione nella produzione e nel commercio. Questo declino urbano fu accentuato dalla fuga delle persone dalle città, spinte sia dalla paura della malattia sia dalla crescente carenza di risorse e opportunità.

Nel lungo termine, però, la riduzione della forza lavoro ebbe alcune conseguenze inaspettate: la carenza di lavoratori trasformò l’equilibrio di potere economico a favore di chi era ancora in vita. I salari aumentarono, poiché la manodopera divenne una risorsa rara e preziosa e questo portò, in alcune regioni, a una maggiore mobilità sociale e a un miglioramento delle condizioni di vita per i lavoratori.

Inoltre, la grave contrazione della popolazione stimolò l’innovazione. La mancanza di manodopera incoraggiò lo sviluppo e l’adozione di nuove tecnologie e metodi agricoli più efficienti mentre nel contesto urbano l’emergere di nuove classi mercantili e la riorganizzazione del commercio portarono a una maggiore diversificazione economica e a una crescente interconnessione tra le città europee.

Tuttavia, non tutte le conseguenze economiche furono positive. La destabilizzazione delle tradizionali strutture feudali, combinate con le crescenti tensioni sociali, portò a rivolte e conflitti in molte regioni. Inoltre, l’instabilità economica alimentò una crescente diffidenza verso gli stranieri e le minoranze, come gli ebrei, che furono spesso usati come capri espiatori e perseguitati a seguito di crisi economiche.

Le implicazioni sociali e politiche della peste nera in Europa

Questa epidemia ebbe profonde ripercussioni anche sul tessuto sociale e politico del continente. A livello sociale, il trauma collettivo della morte su così vasta scala creò una palpabile sensazione di precarietà e mortalità. Si manifestarono nuove forme di espressione religiosa, come i flagellanti, che attraversavano le città in processioni penitenziali, sferzandosi in segno di penitenza, nella speranza di placare l’ira divina che credevano fosse la causa della peste. Allo stesso tempo, molte persone cercarono sfogo nelle indulgenze e nei piaceri terreni, dando vita a una rinascita della cultura dei banchetti, della musica e dell’arte, spesso con temi memento mori che ricordavano la fragilità della vita umana.

Questo clima di incertezza e ansia contribuì a una crescente diffidenza verso l’altro. Minoranze, come gli ebrei, furono ingiustamente accusate di avvelenare i pozzi e di causare deliberatamente la peste e queste accuse infondate portarono a violente persecuzioni e all’espulsione di intere comunità ebraiche da numerose città europee.

A livello politico, la peste portò a significative tensioni. La rapida riduzione della popolazione causò una crisi nei tradizionali rapporti feudali. La scarsità di manodopera rese i contadini più audaci nel chiedere migliori condizioni e diritti, sfidando l’aristocrazia e la gerarchia sociale e queste tensioni sfociarono in rivolte come la Rivolta dei contadini in Inghilterra nel 1381. In molte regioni, le autorità cercarono di controllare i salari e i prezzi attraverso leggi, come il cosiddetto “Statuto dei Lavoratori” in Inghilterra, che cercava di congelare i salari al livello pre-peste, una mossa che provocò ulteriori disordini e resistenze.

I governi, nella loro lotta per controllare la diffusione della peste, introdussero misure sanitarie senza precedenti. Le città stabilirono posti di guardia e quarantene, e vennero create nuove strutture, come i lazzaretti, per isolare e curare i malati. Queste misure non solo segnarono l’inizio di una più moderna gestione della sanità pubblica, ma rafforzarono anche il potere e l’autorità dei governi centrali.

Il Decameron di Boccaccio: una fonte sulla peste nera

Giovanni Boccaccio, uno dei più importanti autori della letteratura italiana del Trecento, ha scritto “Il Decameron” in un periodo dominato dalla devastante peste nera. Quest’opera, composta tra il 1349 e il 1353, non solo rappresenta un capolavoro della narrativa breve, ma serve anche come testimonianza diretta e vivida delle realtà e delle percezioni dell’epoca durante uno dei periodi più tragici della storia europea. Boccaccio sceglie la peste come tela di fondo per il suo racconto, non solo per dare una giustificazione narrativa alla riunione dei suoi dieci giovani narratori, che fuggono dalla città infetta per rifugiarsi in una villa di campagna, ma anche per offrire una meditazione profonda sulla natura transitoria della vita e sulla necessità di trovare significato e piacere di fronte all’incertezza.

Nell’introduzione del “Decameron”, Boccaccio fornisce una descrizione dettagliata e sconcertante della peste e delle sue conseguenze sulla società fiorentina. Descrive con precisione clinica i sintomi della malattia, i metodi utilizzati per tentare di curarla e la rapidità con cui essa miete vittime. Ma, forse ancora più rivelatori, sono i suoi resoconti delle reazioni sociali: famiglie che abbandonano i propri cari, l’isolamento di individui o intere case, l’abbandono delle norme sociali e religiose e, in alcuni casi, la dedizione a un’esistenza licenziosa, essendo ogni giorno vissuto come se fosse l’ultimo.

Sebbene “Il Decameron” sia innanzitutto un’opera di finzione, la sua descrizione della peste e delle sue implicazioni socio-psicologiche fornisce agli storici una fonte primaria inestimabile sull’ambiente del XIV secolo. Attraverso le parole di Boccaccio, possiamo intravedere non solo le realtà fisiche della peste, ma anche le reazioni emotive e comportamentali di una popolazione sotto assedio.

Mappa mentale della peste in Europa

Peste nera, peste bubbonica o peste polmonare? Dipende dai sintomi, diremmo oggi.

La peste bubbonica era così chiamata perché gonfiava i linfonodi, ma era detta anche nera perché portava alla necrosi dei tessuti.

Invece la peste polmonare era caratterizzata dall’emissione di fiotti di sangue dal naso e dalla bocca, segno inequivocabile che la malattia era penetrata nel nostro organismo e che le speranze di sopravvivere erano molto poche.

Se vuoi stampare la mappa con le informazioni principali sulla peste in Europa, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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