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Le conferenze sul cambiamento climatico: le tappe principali

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Lo scioglimento e il collasso dei ghiacciai, il conseguente aumento degli oceani con la sommersione di intere zone terrestri… ma è davvero tutto opera dell’uomo?

Ogni venerdì migliaia di studenti e persone di ogni età marciano per le città e si riuniscono nelle piazze di tutto il mondo al coro di Save The Planet. Contro l’indifferenza e l’inazione della politica, dal 2018 si è generata una mobilitazione globale spontanea che ha dato vita al movimento Fridays For Future.

Si tratta di una manifestazione volta a sensibilizzare sull’emergenza climatica e ambientale a qualsiasi livello: locale, nazionale e globale. L’operato dei singoli cittadini tuttavia non basta: servono azioni incisive e una tempistica efficace per limitare l’aumento medio della temperatura globale sotto +1,5°C, evitando il collasso climatico.

Quali sono state dunque le azioni politiche in merito? Quali i programmi per il futuro? Scoprilo leggendo questa lezione, che prova a fare un punto della situazione odierna.

Le principali conferenze internazionali: le Cop

Cop è l’acronimo di Conference of Parties. Si tratta di una conferenza con cadenza annuale durante la quale le Nazioni Unite stabiliscono obiettivi, traguardi e limiti degli accordi internazionali sul clima, atti a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi centigradi. L’inclusività dell’evento è tangibile dalla stessa scelta dei termini che lo descrivono: si è propeso per Parties e non per “Nazioni” a testimonianza del fatto che la questione climatica non sia di impellente esigenza per i soli Paesi, ma che anche a livello locale sia possibile contribuire al cambiamento.

Il primo passo verso una maggiore consapevolezza del problema è avvenuto a Rio De Janeiro nel 1992, in occasione della prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente. In questa circostanza si è stabilita l’esistenza di cambiamenti climatici provocati dalle attività umane, e si è rivolto un appello diretto ai Paesi industrializzati, i maggiori responsabili di tali crisi, per risolvere il problema.

Il documento ufficiale contenente le linee guida per ridurre l’impatto della crisi climatica a livello globale è il Protocollo di Kyoto. Entrato in vigore nel 2005, è stato il primo documento a contenere obiettivi ben precisi per ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi industrializzati nel periodo di tempo compreso tra 2008 e 2012. Successivamente il protocollo ha visto estendersi la sua validità fino al 2020.

Le conferenze internazionali: la Cop21 e la Cop26

Nel 2015, la Cop di Parigi ha rappresentato il più importante step successivo. Arrivata alla sua 21esima edizione, motivo per cui è ricordata come Cop21, ha permesso la sottoscrizione degli accordi sul clima da parte dei Paesi del mondo partecipanti. Nonostante gli importanti passi avanti intrapresi per risolvere un problema comune a tutti, le azioni che sono seguite hanno, per ora, deluso le aspettative.

La Cop26, presieduta per la sua 26esima edizione dal Regno Unito, si è svolta a Glasgow nel 2021. Quattro i principali obiettivi affrontati:

  • dimezzamento delle emissioni di gas serra entro il 2030, con conseguente azzeramento entro il 2050, come stabilito dal Goal 13;
  • protezione e sostegno alle comunità e agli habitat naturali minacciati dai cambiamenti climatici;
  • monitoraggio delle risorse finanziarie necessarie ai primi due obiettivi;
  • rafforzamento della collaborazione per moltiplicare e sostenere le iniziative per la tutela del clima.

I volti del cambiamento climatico: Greta Thunberg e Vanessa Nakate

Tra le giovani attiviste, se il volto di Greta Thunberg rappresenta i Paesi occidentali, Vanessa Nakate si fa portavoce dell’altra faccia della medaglia: i Paesi a sud del mondo, denunciando il ruolo strategico che stanno svolgendo.

Per molto tempo il mondo occidentale ed europeizzato ha smaltito i propri rifiuti nei Paesi del sud, incapace di gestirli nella loro interezza. Tali Paesi, che hanno accettato l’offerta come una forma di business, sono tuttavia sprovvisti di sistemi di rifiuti moderni: impianti di recupero di materia e di compostaggio, inceneritori, discarica controllata.

Fondatrice della Youth for Future Africa, nel 2019, a soli 22 anni, Vanessa ha iniziato uno sciopero solitario contro la mancanza di impegno dei governi nei confronti della crisi climatica. Stringere accordi a livello internazionale per evitare che i rifiuti prodotti in occidente siano nascosti sotto il tappeto dei Paesi a sud del mondo è un impegno di primaria importanza.

Incendi boschivi in Algeria, catastrofiche alluvioni in Uganda e in Nigeria, siccità in Madagascar sono i disastri naturali che, soltanto negli ultimi mesi, hanno colpito il continente africano. Vanessa chiede una maggiore sensibilità e attenzione per i Paesi più poveri, spesso fuori dall’interesse dell’opinione pubblica occidentale.

Mappa delle conferenze internazionali sul clima

Per stampare la mappa mentale sulle conferenze internazionali in materia di clima, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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