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La punteggiatura: come si usa nella lingua italiana

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

L’uso della punteggiatura è un elemento fondamentale della scrittura che va ben oltre la semplice osservanza delle regole grammaticali. Attraverso la punteggiatura, un autore può impartire ritmo, enfasi e chiarezza al proprio testo. I segni di punteggiatura come virgole, punti e virgole, punti, punti interrogativi e punti esclamativi svolgono un ruolo cruciale nel delineare la struttura delle frasi e nel guidare il lettore attraverso il flusso delle idee.

In questo articolo, esploreremo come l’uso corretto della punteggiatura possa migliorare significativamente la comprensibilità e l’efficacia di un testo. Scopriamo insieme quali sono alcuni dei segni di interpunzione più importanti!

Come si usa la punteggiatura nella lingua italiana

La punteggiatura non è un optional! Senza di essa, infatti, è molto difficile interpretare correttamente un testo scritto.

Pensa che gli antichi greci scrivevano senza interruzioni di alcun tipo: non c’erano nemmeno gli spazi tra una parola e l’altra! Era la cosiddetta scriptio continua, tutt’altro che comoda da leggere!

Col passare dei secoli, per fortuna, si è affermato l’uso di diversi segni grafici per indicare pause più o meno lunghe e particolari intonazioni espressive da dare alle frasi.

Questo vantaggio ci impone un obbligo: quello di usare bene la punteggiatura, senza sottovalutarne l’importanza. Come? Scoprilo nella scheda a lato che presenta i principali segni di interpunzione.

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I principali segni di interpunzione

La punteggiatura non è un optional! Senza di essa, infatti, è molto difficile interpretare correttamente un testo scritto.

Pensa che gli antichi greci scrivevano senza interruzioni di alcun tipo: non c’erano nemmeno gli spazi tra una parola e l’altra! Era la cosiddetta scriptio continua, tutt’altro che comoda da leggere!

Col passare dei secoli, per fortuna, si è affermato l’uso di diversi segni grafici per indicare pause più o meno lunghe e particolari intonazioni espressive da dare alle frasi.

Questo vantaggio ci impone un obbligo: quello di usare bene la punteggiatura, senza sottovalutarne l’importanza. Come? Scoprilo nella scheda a lato che presenta i principali segni di interpunzione.

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Il punto

Il punto, detto anche punto fermo, indica la pausa più lunga tra una frase e l’altra. La parola che lo segue deve avere l’iniziale maiuscola.

Esempio: A Milano oggi c’è la nebbia. In montagna invece c’è il sole.

La virgola

La virgola è il segno usato per indicare una pausa brevissima, che si sente appena nella lettura. Il suo nome deriva dal latino e significa “bastoncino”, da cui la forma caratteristica della virgola.

Si usa anche per dividere le parole di un elenco (ho invitato Andrea, Elisa, Anna, Paolo …) e per delimitare all’inizio e alla fine gli incisi, quelle frasi cioè che non sono fondamentali per la completezza del discorso ma aggiungono delle informazioni accessorie.

Va messa anche tra il nome della persona a cui ci stiamo rivolgendo direttamente (vocativo) e il resto della frase: così si evitano spiacevoli fraintendimenti del tipo “Vado a mangiare Luca” dove Luca, se ci dimentichiamo di mettere la virgola prima del nome, finisce per essere l’oggetto del nostro pranzo invece del destinatario della nostra affermazione!

C’è però un posto in cui non devi mai mettere la virgola e cioè tra soggetto e predicato!

Esempio: Amo il tennis, il mio mito è Roger Federer.

Il punto e virgola e i due punti

Il punto e virgola indica una pausa intermedia tra il punto e la virgola e si usa di solito per separare due frasi già piuttosto lunghe che condividono lo stesso argomento.

Esempio: Il maestro Stefano è davvero bravo, trova sempre il modo giusto per coinvolgere i suoi alunni; oggi, per esempio, li ha portati in giardino per fare lezione di scienze.

Anche i due punti indicano una pausa di durata intermedia tra la virgola e il punto. Si usano principalmente per introdurre una frase che serve da chiarimento e spiegazione della frase precedente. Spesso inoltre precedono gli elenchi numerati e sono il segnale distintivo del discorso diretto (La mamma ha detto: “Sveglia, è ora di alzarsi!”).

Esempio: Ho deciso di iniziare un corso di nuoto: è uno sport davvero bello con tantissimi benefici.

Il punto esclamativo e il punto interrogativo

Il punto esclamativo serve a dare un’intonazione particolare alla frase che lo precede: segue un’esclamazione, un ordine o in generale una frase pronunciata con forza e vuole dopo di sé la lettera maiuscola.

Esempio: Che bella giornata!

Il punto interrogativo o punto di domanda è il tipico segno a uncino che serve nello scritto a indicare il tono della domanda. Come per il punto, la lettera successiva deve essere maiuscola.

Esempio: Oggi pomeriggio ci vediamo al parco?

I puntini di sospensione

E cosa sono quei tre puntini che trovi a volte in fondo alla frase? Come dice il nome si usano quando vuoi lasciare in sospeso una frase e corrispondono a una pausa breve nel parlato.

Un esempio? Quando la mamma è un po’ arrabbiata perché hai combinato qualche pasticcio forse le sarà capitato di dirti “Lasciamo perdere…”. Ecco, questa frase lasciata incompleta è un ottimo esempio di utilizzo dei puntini di sospensione!

Video sull’invenzione del punto interrogativo

Chi ha inventato il punto di domanda?

Sembra proprio che siano stati i monaci che nel Medioevo hanno copiato e ricopiato tantissimi testi antichi facendoli arrivare fino ai giorni nostri.

Quando dovevano scrivere una frase interrogativa aggiungevano in fondo la sigla qo per far capire che si trattava di una domanda. Qo è infatti l’abbreviazione della parola latina quaestio, che significa proprio domanda.

Col passare del tempo hanno iniziato a scrivere la Q e la O sovrapposte e stilizzate: così la Q si è man mano trasformata in una specie di ricciolo e la O in un punto, dando origine al nostro caro punto interrogativo.

Andare a capo

Quando leggi un testo, ti capiterà di notare che a volte dopo la fine di una frase la successiva non inizia di seguito, ma va a capo.

Con questa espressione si indica il fatto che il segno di interpunzione che chiude la frase precedente è seguito da uno spazio bianco fino alla fine della riga. Il testo riprende alla riga sottostante e questo stacco sottolinea il passaggio da un argomento all’altro. La parte di testo compresa tra due a capo è chiamata capoverso.

La suddivisione di un testo in capoversi facilita la lettura sia dal punto di vista visivo, rendendo la pagina più ordinata, sia per quanto riguarda la struttura del discorso, che risulta scandito in blocchi tematici separati. Quando il filo di un ragionamento si è concluso e si passa a un altro argomento, si va a capo per rendere immediatamente evidente il cambiamento del discorso.

La funzione delle virgolette

Le virgolette possono essere alte (“ ”), basse (« ») o apici (‘ ’). Si usano:

  • per delimitare all’inizio e alla fine il discorso diretto;
  • per delimitare una citazione;
  • per evidenziare una o più parole a cui si vuole attribuire un significato particolare, spesso figurato o ironico;
  • per riportare i titoli di giornali;
  • per riferire, accanto a una parola, il suo significato.

La funzione di trattino, lineette e sbarretta

Il trattino, le lineette e la sbarretta si assomigliano, ma non sono uguali e hanno funzioni diverse. Scopri come usarli correttamente.

Il trattino si usa:

  • per unire due parole o due parti di un composto (il dizionario latino-italiano, le scale anti-incendio);
  • per indicare la divisione in sillabe di una parola e per andare a capo: in questo caso, nei testi scritti a mano, si può usare il segno = (gram-ma-ti-ca).

Le lineette sono due trattini lunghi che si usano:

  • per delimitare gli incisi, al posto di virgole e parentesi;
  • per delimitare il discorso diretto, al posto delle virgolette.

La sbarretta si usa:

  • per indicare l’alternativa tra due possibilità, come nella formula e/o;
  • per separare gruppi di cifre, per esempio nelle date.

L’uso delle parentesi e dell’asterisco

Le parentesi possono essere tonde o quadre.

Le parentesi tonde si usano per delimitare gli incisi, come le virgole, oppure per introdurre una spiegazione o un esempio.

Le parentesi quadre si usano raramente, per lo più nella forma […] per segnalare l’omissione di una parte di testo all’interno di una citazione.

L’omissione di una parola si può indicare anche con tre asterischi consecutivi ***.