Ripasso di ortografia

Ripassa l'ortografia per non fare errori quando scrivi. I gruppi consonantici particolari, gli accenti, gli apostrofi e le eccezioni da ricordare.

Appunti

C e G, la H, CQ, le doppie, GN, GL, SC, accenti e apostrofi sono alcuni degli errori più frequenti a cui prestare attenzione quando scrivi. 

Ripassa le regole principali dell'ortografia e qualche trucco per scrivere in modo corretto.

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Prerequisiti per affrontare la lezione sull'ortografia

Per affrontare la lezione sull'ortografia è necessario conoscere:

C e G

Le consonanti C e G possono avere:

  • suono duro velare davanti alle vocali A, O e U (carta, gola, culla), davanti a consonante, davanti alla H (chela, ghiro) e in fine di parola;
  • suono dolce palatale davanti alle vocali E e I (gelo, cibo);

Ci sono poi alcune parole come cielo e igiene che si scrivono con la I tra la consonante e la vocale E, ma attento ai derivati di cielo che invece non la vogliono.  

Resta ancora qualche regola da ricordare a proposito della C e della G e dei plurali di alcuni nomi un po’ antipatici:

  • i nomi che finiscono in -cia e -gia conservano la I al plurale se prima di -cia e -gia c’è una vocale (camicia-camicie, valigia-valigie), la perdono se invece c’è una consonante (pancia-pance, pioggia-piogge);
  • i nomi che terminano in -co e -go possono avere il plurale in -ci/-gi (medico-medici, archeologo-archeologi) o in -chi/-ghi (bruco-bruchi, ago-aghi).

La H

La H è una lettera muta, ma non puoi dimenticarti di scriverla:

  • all’inizio di alcune parole straniere entrate nel vocabolario italiano come hobby, hip hop, happy hour;
  • per rendere duri i suoni di C e G davanti a E e I formando i digrammi CH e GH (ghepardo e chioma);
  • nelle tre persone singolari dell’indicativo presente di avere e nella terza plurale: io ho, tu hai, egli ha ed essi hanno si scrivono infatti con l’H davanti per non confondersi con la congiunzione o, le preposizioni ai e a e il nome anno;
  • nelle esclamazioni proprie come ahi, ehm, ih, ohibò, uh.

La Q

Facciamo un po’ d’ordine per eliminare la confusione nell’uso di cu, qu e cqu:

  • si usa la Q se la U è seguita da una vocale (quercia), la C se dopo la U c’è una consonante (cura);
  • ci sono parole come cuore, cuoco, scuola, circuito, innocuo, proficuo, scuotere e altre ancora che non rispettano la regola e vogliono la C anche se la U è seguita da una vocale;
  • si scrivono con cq tutte le parole della famiglia di acqua e anche qualcun’altra come acquisto, nacque, piacque…;
  • vuole infine la doppia Q soltanto la parola soqquadro, mentre taccuino si scrive con due C.

Le doppie

Molte consonanti possono essere pronunciate con diversi gradi di intensità:

  • tenue come in pala e note;
  • intenso come in palla e notte.

Le doppie servono quindi per indicare nello scritto la pronuncia intensa di una consonante.

Ci sono però dei casi in cui le consonanti non si possono raddoppiare:

  • quando si trovano a inizio di parola;
  • quando la B si trova davanti a -ile, come in affidabile, mobile e stabile;
  • quando la G si trova prima di -ione come in ragione, stagione e religione;
  • quando la Z forma le sequenze zia, zie e zio come in polizia, grazie, azione e tante altre parole. Fanno eccezione nomi come pazzia e razzia, aggettivi come razziale e alcune voci dei verbi in -zzare come organizziamo, analizziamo e spazziamo.

GN, GL e SC

Ripassiamo alcune particolarità dei digrammi e dei trigrammi che possono generare antipatici errori ortografici:

  • il suono del digramma GN assomiglia a quello di NI, ma l’animale che tesse la tela si chiama ragno con GN  e non ranio. A differenza del digramma GL, GN non è mai seguito dalla vocale I, con l’eccezione della parola compagnia dove la I è accentata e di alcune forme dei verbi in -gnare e -gnere;
  • il suono del trigramma GLI + vocale non va confuso con la scrittura LI: se ordini al ristorante una pasta aglio e olio, per esempio, noterai che sul menù aglio è scritto con GLI e olio con LI;
  • il trigramma SCI precede la vocale E solo in scienza, coscienza e nei loro derivati. Adolescenza, conoscenza e tutte le altre parole in cui compare questo suono si scrivono con il digramma SC seguito direttamente dalla E.

L'accento

L’accento grafico deve sempre essere segnato sulle parole tronche di due o più sillabe. Ma come si comportano i monosillabi?

  • I monosillabi che finiscono con più di una vocale vanno scritti con l’accento con l’eccezione di qua e qui: Esempi: ciò, cioè, già, giù, più, può…
  • Alcuni monosillabi hanno due forme, una accentata e l’altra no, con funzioni e significati diversi. Studiali nella tabella a lato.

Come vedi, in alcuni casi invece dell’accento bisogna usare l’apostrofo. Si tratta del segno che indica che è avvenuta l’elisione, cioè la caduta della vocale finale di una parola davanti alla vocale iniziale della parola successiva. Gli esempi sono tanti, ma bisogna fare attenzione a non confondersi con il troncamento, che non vuole l’apostrofo se non nei casi di po’ (poco), mo’ (modo) e degli imperativi da’, di’, fa’, sta’ e va’.

Per non fare confusione scarica la scheda qui:

L'apostrofo

Ci sono alcune espressioni che possono generare un po’ di confusione a proposito dell’uso dell’apostrofo. Si tratta di pronomi e particelle pronominali usati in unione con alcune voci dei verbi essere e avere e che richiedono un po’ di attenzione in più per chi scrive.

Vediamole nella tabella per eliminare ogni dubbio. Per stampare la scheda, scarica il pdf qui:

Troncamento o apocope

Il troncamento (o apocope) è la caduta di una vocale o di una sillaba in finale di parola che si verifica indipendentemente da come comincia la parola successiva.

L’unica condizione che lo impedisce è che la parola seguente inizi per S impura (cioè seguita da un’altra consonante), X, Z, GN o PS.

A differenza dell’elisione questa caduta non si lascia alle spalle il segno dell’apostrofo.

Il troncamento avviene:

  • con l’articolo indeterminativo maschile uno e i suoi composti (un attimo, qualcun altro);
  • con tale e quale (tal giorno, qual è);
  • con buono e bene (buon uomo, ben fatto);
  • con quello, bello e santo seguiti da consonante (quel giorno, bel momento, san Paolo);
  • con frate, suora , dottore, signore, professore e altri titoli seguiti da nomi propri (fra Cristoforo, suor Teresa, dottor Rossi, signor Ferrari, professor Bianchi);
  • in espressioni come amor proprio, fil di ferro, in fin dei conti, fior fiore, mal di testa, man mano...